Parole acchiappavoti

Esiste un argomento che fa sempre buona figura nelle discussioni, poiché ha una predisposizione naturale nel passare di bocca in bocca, sino a diffondersi in seno a un’intera comunità. Percorrendo le strade cittadine è normale ascoltare passanti che si scambiano frasi del tipo: “Facciamo sbarcare gli immigrati che ci portano il Covid in casa”, oppure: “Siamo senza soldi, con le imprese che chiudono, e noi spediamo milioni per accogliere i migranti”. Parole lapidarie che raramente accettano repliche: ad esempio far notare sia stato un imprenditore italiano a dar vita al nuovo focolaio vicentino, e tantomeno a un proficuo dibattito. I dogmi non possono essere messi in discussione.

Non stupisce di conseguenza la sostanziale tenuta delle forze di destra radicale nei sondaggi, malgrado le prestazioni assolutamente mediocri dei loro quadri sia in epoca epidemica che post emergenziale. Il bacino di voti che raccoglie intolleranza, fastidio nei confronti degli immigrati e terrore di chi catalogato “diverso” non presenta crepe, anzi sembra crescere di giorno in giorno. Un movimento di opinione attecchito grazie alle fake news create da giornalisti poco professionali che lavorano solamente sul sensazionalismo, e alle dichiarazioni irresponsabili di alcuni politici.

Cogliere a piene mani il malcontento provocato dai barconi alla deriva sul Mediterraneo è cosa davvero facile; strumentalizzare il tutto ancor più. Nazionalisti e sovranisti possono indire manifestazioni di piazza in barba alle norme sanitarie, privatizzare la Sanità nelle Regioni che amministrano (comportando aggravi e difficoltà per i cittadini), dimostrarsi incapaci di contrastare il virus e di sostenere le persone più fragili, oppure ignorare i guai giudiziari dei propri amministratori pubblici e militanti, senza che il proprio elettorato batta ciglio.

Il disagio economico e la paura del futuro, amplificate dalla drammatica vicenda Covid19, sono le cause principali del pregiudizio etnico che ha invaso la nostra società: triste deriva politica che riporta l’Italia indietro di almeno 70 anni. Certamente l’accoglienza spesso inadeguata dei profughi e la quasi totale assenza di politiche di integrazione hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco, generando un incendio nazionalista oramai difficile da spegnere.

In realtà, per molti l’ingresso in Italia non raffigura l’inizio di una nuova esistenza, del ritrovato diritto alla vita dignitosa, ma esclusivamente l’accesso al tunnel dello sfruttamento, del caporalato, nonché l’avvio di un profondo malessere, sovente anche psichico. Quadro che si traduce in una sola parola: Miseria. I braccianti assunti in nero, e pagati pochi spiccioli al giorno, insieme alle immagini della moltitudine di senza tetto che dorme in strada sono la miglior fotografia delle condizioni in cui versano i migranti giunti (mettendo a rischio la vita) nel nostro Paese.

Gli uomini, le donne, i minori accolti dalle coste italiane non sono sempre temuti a causa del colore della loro pelle, ma sono invece frequentemente odiati poiché portatori di qualcosa che genera una grande ansia ovunque, ossia la “Povertà”.

Paradossalmente, cosa sarebbe accaduto a Mondragone nel caso in cui i bulgari contagiati non fossero stati umili operai della terra colpiti dal Coronavirus, ma ricchi stranieri ospiti di un residence cittadino e purtroppo vittime del Covid: di certo non sarebbe scoppiata la rabbia feroce degli abitanti autoctoni. Nello stesso modo godono di rispetto le potenti famiglie nomadi che gestiscono i grandi malaffari romani. Il clan dei Casamonica probabilmente non ha mai subito episodi di intolleranza etnica, al contrario dei tanti rom che vivono in campi fatiscenti o vecchi camper.

Il senegalese d’affari che abita in un nobile palazzo del centro città (oppure in un villa collinare extralusso) può dormire sonni relativamente tranquilli poiché la comunità difficilmente lo emargina. Conta poco se le politiche del lavoro si occupano solo degli imprenditori e non dei dipendenti, ancor meno interessa se con un colpo di spugna vengono cancellati diritti sociali conquistati a fatica nei decenni, poiché l’unica cosa davvero importante è impedire ai miserabili di fermarsi davanti all’uscio di casa nostra.

Il governo Conte ha esercitato il mandato in uno dei periodi più cupi e difficili della storia repubblicana. Il premier nel suo agire ha dimostrato equilibrio, soprattutto durante l’emergenza Covid, ma tutto questo non è sufficiente per i suoi connazionali. Al contrario, una nave ancorata al largo di Lampedusa con africani a bordo fa immediatamente crescere il consenso della coppia Salvini-Meloni, relegando in un angolo pure il tempo record della ricostruzione del ponte autostradale di Genova.

Senza quasi accorgercene siamo velocemente passati dai decenni postbellici segnati dai principi della solidarietà di classe, a quelli attuali dominati da “un calcio risolutorio nel fondoschiena dei poveri”. Un declino sociale e culturale che avrà sicuramente ricadute drammatiche sulla Costituzione e i valori democratici.

Traffici illeciti, arricchimenti a scapito della Sanità pubblica, scandali, sfruttamento del lavoro, svendita del patrimonio collettivo, truffe dei colletti bianchi, ambiente devastato, corruzione, concussione, abusi di potere, delocalizzazioni produttive, crisi economica, epidemie, licenziamenti, malcostume, abusivismo, mafia: un elenco che mai potrà competere con la gravità di qualche migliaia di sventurati che turbano, con le loro insicure zattere, la nostra quiete immaginaria.

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