CORONAVIRUS

Morti sotto la media, finito il ciclone Covid

Già a maggio la mortalità complessiva in Piemonte si è ridotta del 2% rispetto agli anni precedenti. Secondo il professor Costa "nella metà dei casi il virus ha anticipato solo di qualche mese il decesso". Ma quindi tanto rumore per nulla? La verità secondo la statistica

L’effetto Covid-19 sulla mortalità sembra svanito. Al punto che nel mese di maggio i decessi totali in Piemonte sono stati inferiori alla media degli anni passati. La contrazione è del 2%, in linea con quella che si osserva in Italia (-2,2%). Nei primi cinque mesi dell’anno i morti certificati per Coronavirus in Piemonte sono stati 2.802 rispetto ai 26.682 totali: i mesi di marzo e aprile sono stati i più critici, rispettivamente con un incremento del 53,1 e del 71,1 per cento dei decessi. Erano i giorni del picco del contagio che peraltro in Piemonte sono arrivati con una decina di giorni di ritardo rispetto a Lombardia ed Emilia Romagna, dove infatti l’eccesso di mortalità è stato superiore a marzo rispetto ad aprile; mentre il Veneto ha fatto registrare un incremento sostanzialmente analogo nei due mesi di massima diffusione. I dati sono contenuti nel terzo rapporto congiunto di Istat e Istituto superiore di sanità sull’impatto dell’epidemia sulla mortalità della popolazione.

Ma perché ora i decessi risultano addirittura inferiori alla media degli anni scorsi? Innanzitutto va detto che quest’anno, in assenza del Covid, la tendenza era a una mortalità inferiore al punto che in Piemonte, tra gennaio e febbraio, c’era una contrazione dei decessi pari al 10 per cento: “La conseguenza di un inverno particolarmente mite e un’influenza stagionale non particolarmente aggressiva” spiega il professor Giuseppe Costa, docente ordinario di Igiene generale e applicata alla facoltà di Medicina di Torino e direttore del Servizio Sovrazonale di Epidemiologia (Sepi). Lo stesso Costa prova, inoltre, a interpretare i dati appena emersi di maggio: “L’esplosione dell’epidemia, tra marzo e aprile, ha colpito i soggetti più fragili, persone per la stragrande maggioranza con un quadro clinico compromesso, producendo in molti casi un’anticipazione della mortalità rispetto ai mesi successivi. L’attesa è che, essendosi svuotata la riserva di soggetti ad alto rischio, ora è normale una compensazione”. Il professor Costa si spinge oltre, sostenendo “verosimile che una quota significativa dei decessi, forse la metà, è stata solo un’anticipazione sul breve termine”. Insomma, per dirla in modo grossolano, il Covid, accanendosi su persone già malate e in là con gli anni, avrebbe solo anticipato di qualche settimana, forse mesi, un decesso che comunque sarebbe avvenuto in tempi relativamente brevi.

Il trend piemontese rispecchia in buona parte quello nazionale. In Italia i decessi totali di maggio sono stati 47.100 (-2,2%), a fronte di un incremento del 49,4% di marzo 2020 (82.260 deceduti) e del 36,6% di aprile (67.135). Solo nell’area ad alta diffusione dell’epidemia  persiste ancora nel  mese  di  maggio  un  lieve eccesso di mortalità (3,9%), concentrato nelle regioni più colpite. Il primato spetta alla Lombardia, in cui si osserva anche nel mese di maggio l’eccesso di decessi più marcato (8,6%), sebbene sia considerevolmente inferiore all’incremento del 190%  riscontrato nella stessa regione a marzo e al 112% di aprile.

A questo punto cosa ci dobbiamo attendere? “Il saldo complessivo a fine anno dipende da molti fenomeni – prosegue il professor Costa – finora per esempio non abbiamo avuto grandi eccessi di calore e se il clima si conserverà così fino all’autunno e soprattutto se non ci sarà la seconda ondata potremmo scoprire che alla fine dell’anno non i dati non mostreranno un significativo eccesso di mortalità rispetto agli anni precedenti”. Questo vuol forse dire che la potenza del Covid è stata sovrastimata e che un Paese è stato messo in ginocchio per un’emergenza che potrebbe non rivelarsi tale? “Il lockdown è stato imposto per evitare il collasso del nostro sistema sanitario e comunque il contenimento dell’epidemia è stato anche grazie a questa misura, soprattutto al Sud” conclude il professor Costa, ma certo è inevitabile che questi numeri impongano qualche riflessione.

A oggi i morti per il Covod-19 (o, meglio, positivi al virus) sono stati 34.926, l’influenza stagionale del 2015, tra le più violente degli ultimi decenni, fece 40mila vittime. Certo, quest’anno c’è stato il lockdown che probabilmente ha ridotto la diffusione dell’epidemia, allo stesso modo va detto, però, che la fine delle misure contenitive non ha prodotto un nuovo innalzamento della curva.

Qui il Rapporto Istat completo

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