'Ndrangheta: inchiesta Fenice, no ai domiciliari per Burlò

Il Tribunale di Asti ha respinto la richiesta di Mario Burlò, imprenditore torinese in carcere dallo scorso dicembre nel quadro dell'inchiesta di 'ndrangheta chiamata Fenice, di essere messo agli arresti domiciliari. L'operazione Fenice riguarda la ricostituzione di una cellula della Ndrangheta nella zona di Carmagnola. Il processo, celebrato dal tribunale astigiano, è cominciato la scorsa settimana ed è stato unito a quello chiamato Carminius. Uno degli imputati e' l'ex consigliere regionale Roberto Rosso, accusato di voto di scambio politico-mafioso, al quale i domiciliari sono stati concessi. 

Secondo i giudici astigiani la custodia cautelare in carcere è ancora necessaria perché il pericolo di "recidivanza" non è stato scongiutato. "Burlò - affermano nell'ordinanza - appare circondato da un entourage di collaboratori e di persone di fiducia" che, sebbene non indagate, "potrebbero continuare a dare attuazione alle sue strategie imprenditoriali anche intrattenendo contatti con i membri dell'associazione di tipo mafioso della cui esistenza si discute nel presente processo". Il periodo di detenzione patito finora, inoltre, "in assenza di ulteriori elementi di novita' non costituisce di per sé un sintomo di un effettivo e concreto mutamento dello stile di vita dell'imputato".

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