POLITICA & GIUSTIZIA

Guerra delle discoteche, Morano condannato

La Corte d'Appello ribalta la sentenza di primo grado che aveva giudicato non colpevole il notaio e politico torinese. Per lui una pena di 2 anni e 4 mesi. Lascerà la Sala Rossa. Due anni all'ex consigliere comunale D'Amico

Il notaio Alberto Morano è stato condannato a 2 anni e 4 mesi e due anni di interdizione dai pubblici uffici nella sentenza d’Appello pronunciata questa mattina dal giudice Piera Caprioglio, nel processo relativo a quella che è passata alle cronache come la “Guerra delle discoteche”. Morano è stato riconosciuto responsabile di un episodio che, considerato inizialmente una tentata concussione, è stato derubricato in tentata induzione indebita. In pratica, secondo l’accusa, avrebbe fatto chiedere tramite un intermediario del denaro al responsabile di una discoteca, il Cacao: in cambio, come consigliere comunale, avrebbe rinunciato a portare avanti le sue iniziative, legate alla scoperta di presunti abusi edilizi e irregolarità. Una ricostruzione dei fatti che Morano ha sempre negato. Oltre a Morano sono stati condannati a 2 anni l'ex consigliere comunale Angelo D'Amico e Ferdinando Montalbano, ex gestore dell’“Ippopotamo” cui è stata negata la condizionale. Un anno, invece, è la pena inflitta ad Antonio Biondino, già candidato nella lista civica di Morano nel 2016. 

In seguito a questa sentenza, Morano sembra intenzionato a rassegnare le dimissioni dalla Sala Rossa.

La vicenda era nata da un esposto del gestore della discoteca Cacao al parco del Valentino, finita nel mirino del consigliere per le irregolarità edilizie che avrebbero portato alla fine della concessione dello spazio appartenente alla Città, concessione rinnovata invece dall’amministrazione di Chiara Appendino in tempo per la riapertura dell’attività. Secondo quanto denunciato dall’ad della società, Alessandro Mautino, agli inquirenti in due occasioni uomini vicino a Morano si erano rivolti a lui chiedendo denaro per far sì che il notaio interrompesse le attività di controllo avviate. In un caso era anche riuscito a registrare una conversazione, poi consegnata agli investigatori.

I due imprenditori, Montalbano e Biondino, avrebbero promesso a Morano “denaro o altra utilità per compiere atti contrari ai doveri d’ufficio” affinché si attivasse “su consiglio di D’Amico” per impedire il rinnovo della concessione dei locali del “Cacao” alla Kronos srl di Mautino favorendo il concorrente Davide Lunardi, gestore del Patio di Moncalieri. In cambio Morano, ipotizzò la procura, avrebbe ottenuto un compenso - “o comunque ne accettava la promessa” - consistito in una “attività di consulenza conferita in data anteriore all’attivazione del Morano in Comune (per la ricerca di eventuali acquirenti e/o gestori della discoteca Patio, nonché di Pr, Dj che lavorassero presso la stessa) prestata e nella partecipazione agli utili della gestione della discoteca il Patio che avrebbe dovuto rilevare formalmente il Montalbano”. A Morano era contestata anche la richiesta di 20mila euro fatta da Biondino al gestore del Cacao “a nome di Morano” affinché quest’ultimo desistesse dalle sue azioni di controllo in comune. C’è poi un’altra richiesta da 200mila euro fatta da Montalbano e D’Amico, per le stesse ragioni. 

Infine c’è un episodio che riguarda otto biglietti “di prima fila” per quattro opere al Teatro Regio, biglietti che Morano ha ottenuto come consigliere comunale e poi ceduto a D’Amico che li passava ad altre persone “inducendo in errore gli impiegati del Teatro Regio” e ottenendo 910 euro in cambio. Per quest’ultimo episodio, il notaio risarcì subito alla Fondazione il costo dei biglietti.

Dopo la sentenza di assoluzione in primo grado “perché il fatto non sussiste”, l’accusa aveva ricorso in appello e il pg Giancarlo Avenati Bassi aveva chiesto una condanna di 4 anni e 6 mesi per l’ex candidato sindaco del centrodestra, a tre anni per D’Amico, già consigliere comunale, a 2 anni e 8 mesi per gli imprenditori Montalbano e Biondino.

Su Morano, difeso dall’avvocato Alberto Mittone, pendevano quattro capi d’imputazione. I pm gli hanno contestato l’abuso d’ufficio sulla vicenda del Cacao, la tentata concussione in concorso con Biondino per la presunta richiesta estorsiva, la tentata corruzione in concorso tra lui, Montalbano e D’Amico a proposito della conversazione catturata con lo smartphone da Mautino e infine la truffa ai danni dello Stato, anche qui in concorso, tra Morano e D’Amico per i biglietti omaggio del Teatro Regio.

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