Sul lavoro "zeru tituli"

Ci tocca. Proviamo a tirare le somme della situazione lavorativa nel nostro territorio prima della pausa estiva. Con una ripresa che non si preannuncia entusiasmante ma dove è necessario fare i conti con l’incognita di una eventuale ripresa della pandemia Covid.

Ovviamente in questi mesi c’è stata la corsa a chi “sparava” i numeri più grossi sui possibili licenziamenti in autunno, chi teorizzava che se non si licenzia non c’è ripresa economica e non ci sono assunzioni nuove. Iperliberismo di ritorno che fa da contralto all’assistenzialismo spacciato per reddito dei Cinquestelle.

Nei proclami hanno brillato alcuni alti rappresentanti degli imprenditori, i consulenti del lavoro e una manciata di esperti. Bene, allora, ha fatto il Governo a prorogare la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti. Non per perdere tempo ma per avere tempo e studiare sia l’evolversi della situazione economica e pandemica, sia per mettere in campo nuovi e migliori strumenti di gestione sociale, si spera riducendo l’assistenza e aumentando l’incentivazione al lavoro.

Il tempo, come ci spiega Manghi, aiuta a trovare soluzioni; a vedere meglio l’orizzonte e difatti in questi mesi abbiamo visto, non certo la ripresa, ma un miglioramento abbastanza deciso rispetto ai mesi, terribili, di marzo e aprile.

Certo, non si può fare un paragone con gli stessi mesi del 2019, improponibile, due ere differenti. Nel frattempo alcuni studiosi del settore automotive danno per possibile già un rimbalzo in autunno. Sarebbe un bel segnale per l’economia torinese e l’occupazione.

L’economia piemontese va aiutata e in questo i fuochi fatui della Regione hanno dimostrato la loro inconsistenza. Anche il Riparti Piemonte, dopo che finiscono le conferenze stampa, dimostra i suoi limiti. Gli stessi di cui il presidente “langhet” accusava il Governo: non tutte le categorie hanno preso i soldi. Ma sopratutto hanno dovuto fare correzioni, retromarce e figuracce a partire dal ripristino del DURC, un vero regalo agli affaristi, su cui tante battaglie ha fatto il sindacato edile. Il nuovo Decreto Regionale si chiamerà infatti “Riscrivi” Piemonte!

Purtroppo il dato sconfortante sono gli “zero tituli” del langhetto e l’assessora al lavoro (devo scriverlo minuscolo, mi si perdonerà la scortesia Istituzionale) sul fronte del lavoro.

Neanche una soluzione trovata sulle vertenze aperte, anzi sulla ex Comital l’assessora ha rischiato di mandare a gambe all’aria l’accordo con i cinesi all’ultimo minuto, su ex Embraco inseguono le chimere prendendo in giro i lavoratori, sulla Mahle la soluzione è stata trovata dall’azienda. E pensare che sempre l’assessora vorrebbe entrare con quote azionarie regionali nelle aziende in crisi. “Libera nos domine” perché non sanno quel che fanno… non ci restano che le invocazioni celesti!

Non abbiamo sentito un’idea nuova e rischiamo fortemente che a fronte del lavoro necessario per costruire un progetto di rilancio del Piemonte e dell’area metropolitana con i miliardi che arriveranno dall’Unione Europea il nostro territorio resti a bocca asciutta. Già, ma è colpa di Roma. Anche del naufragato Piano Competitività regionale,  ricordate dove è finito?

Il presidente è impegnato nel “dove vado?”, altro ché riparti Piemonte!

Ecco che allora sui temi del lavoro diventa fondamentale, essendo la maggior parte delle aziende industriali nell’area metropolitana che i candidati a sindaco di Torino dicano forte e chiaro che la loro candidatura è sopratutto a sindaco dell’Area Metropolitana, perché senza una guida forte e decisa con un coordinamento serrato dei sindaci dell’Area Metropolitana guidata da Torino si rischia di naufragare come Valentina e Valentino anni or sono.

Le deleghe sui temi del loro lavoro, è vero, sono nella mani regionali ma vista la loro impalpabilità occorre un’azione forte, coesa e soprattutto un  progetto sul lavoro, sull’occupazione, sulle prospettive industriali per mettere con le spalle al muro la maggioranza regionale di centrodestra e farla decidere, almeno una volta nella legislatura.

Serve una cabina di regia in cui si convoglino le tante idee emerse in questi mesi, si medino le tante aspettative e particolarismi, si faccia sintesi in un’idea del territorio che abbia al centro l’attrattività industriale e la bellezza del territorio, la sua cultura e il suo sapere intellettuale e operaio perché abbiamo bisogno di eccellenze industriali ma anche di economie di scala per dare dignità alla periferia come al centro. In tutti i sensi!

Abbiamo bisogno che dopo un primo tempo svogliato il trombettiere suoni la sveglia,  il Capitano (il futuro sindaco di Torino) si rimbocchi le maniche e su un campo proibitivo ci porti a segnare.

Invece assistiamo alla non conoscenza delle procedure più banali della maggioranza (?) pentastellata in Comune che rinviano ancora la partenza della Metro 2 ben sapendo che le infrastrutture e la viabilità sono uno dei punti cardine delle sviluppo torinese e della crescita occupazionale. La logistica sta diventando sempre più fondamentale e con importanti insediamenti produttivi. Basti pensare a cosa sta nascendo con Mopar a Rivalta.

C’è un problema oculistico nelle due maggioranze regionali e comunali eppure non abbiamo una scarsa visibilità, anzi, la nebbia a Torino non esiste più. Allora è un problema di classe dirigente da rifondare, anche perché i vari soggetti sociali locali non brillano per figure di spicco e ciò è, purtroppo, direttamente proporzionale alla corsa alle poltrone, purché sia.

Politici, imprenditori, sindacalisti non si nasce lo si diventa, e allora per il bene di questo territorio, per costruire lavoro e futuro bisogna ripartire dai percorsi fatti di gavetta e di esperienze sul campo.

Che agosto, trascorrendolo rigorosamente in Piemonte per contribuire, ognuno con il  suo piccolo o grande portafoglio,  alla nostra economia, sia un momento di riflessione utile per la collettività. Buone ferie e arrivederci a settembre.

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