FASE 3

"Non servono nuove rianimazioni"

Il sindacato Anaao solleva dubbi sulla nascita di nuovi reparti di terapia intensiva a Saluzzo, Borgosesia e Carmagnola. Rivetti: "Sarebbe stato meglio aumentare i posti letto dove già ci sono". L'incognita del personale nel piano della task force di Monchiero

“Siamo sicuri che creare posti letto di terapia intensiva negli ospedali di Borgosesia, Carmagnola e Saluzzo dove attualmente la rianimazione non c’è, sia la scelta giusta?”. A porre la domanda alla Regione Piemonte, che proprio sull’individuazione dei tre presidi aveva ricevuto un iniziale diniego e la richiesta di ulteriori chiarimenti dal ministero della Sanità da cui poi sarebbe arrivato il via libera, è l’Anaao-Assomed.

Chiara Rivetti, segretaria regionale della principale sigla sindacale dei medici ospedalieri, non nasconde “la perplessità di fronte a una decisione che si trascina una serie di problemi e criticità, difficilmente conciliabili con i tempi stretti che l’approntamento di un maggior numero di terapie intensive in vista di una nuova emergenza in autunno prevede. Creare delle rianimazioni dal nulla, previa nomina di un commissario ad acta come prevede la legge, commissario che ad oggi non c'è, richiederà tempo. Ottimisticamente quattro mesi? Speriamo di averli, che il Covid ce li conceda”.

Per il sindacato dei camici bianchi la decisione, frutto del lavoro svolto dalla task force diretta da Giovanni Monchiero nelle poche settimane concesse dal ministero, “appare avulsa da un ragionamento di rete. Il criterio con cui sono stati scelti i tre ospedali non è stato, infatti, quello di rivedere la rete ospedaliera e quindi inserire le nuove rianimazioni in un disegno generale di buon funzionamento del sistema”.

Anaoo-Assomed rimarca il fatto che si siano individuati i tre ospedali “perché lì c'è spazio”. Un criterio che per il sindacato “poteva avere senso nel pieno della pandemia, quando tutti gli ospedali erano sovraffollati, ma suscita dubbi in una fase dove ci sarebbe stato il tempo e il modo per riflessioni di maggiore respiro ed una revisione della delibera 1- 600, quella che riguarda l’organizzazione della rete ospedaliera”.

È però da ricordare come, a proposito di tempi, quelli concessi alla Regione dal ministero siano stati davvero brevi e ulteriormente accorciati da modifiche apportate, sempre dal dicastero della Salute, quando la commissione Monchiero aveva di fatto già terminato il suo piano, costringendola a rivederlo in molte sua parti.

Rivetti ammette che “la Regione ha dovuto necessariamente adeguarsi a quanto previsto dal decreto legge 34 del 19 maggio che richiede il raddoppio dei posti letto in terapia intensiva, con un incremento di 299 letti, passando a 610. Ma – osserva la sindcalista - prima del Covid il tasso di occupazione delle terapie intensive era di circa il 75%, dunque forse era necessario aumentare i posti, ma certo non raddoppiarli. Essendo il rischio di ripresa dell’emergenza possibile, forse probabile, ma difficile da stimare nella sua entità, forse sarebbe stata più saggia la scelta del ministero di prevedere un aumento flessibile del posti letto, non stabile”.

Uno degli aspetti che supportano le perplessità di Anaao è, ovviamente, quello del personale. “Dove lo troviamo? Aprendo le nuove rianimazioni, a Borgosesia saranno necessari circa 8 medici, a Carmagnola 7 e a Saluzzo altri 7. Ma già attualmente molti ospedali si appoggiano ai medici delle cooperative (accade nelle Asl To4, To3, Novara, Cune2 e Aso di Alessandria e in altri casi sono stati richiamati in servizio medici pensionati. E il personale infermieristico è pronto e formato?”.

Domande le cui risposte spettano ovviamente alla Regione, alla quale il sindacato dei camici bianchi riconferma la disponibilità a collaborare: “Se gli ospedali durante la pandemia Covid sono diventati dei contenitori di letti, ora dobbiamo necessariamente pensare ad una riorganizzazione strutturale, con investimenti mirati alle necessità prioritarie, con una visione prospettica e d’insieme. Noi ci siamo”.

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