DIRITTI & ROVESCI

Caccia ai furbetti del bonus pure a Palazzo Lascaris

Dopo il caso dei cinque parlamentari l'attenzione si è spostata sugli eletti in Consiglio regionale. Nelle chat private circolano i nomi di un paio di "sospettati". Per ora l'ordine impartito dai capigruppo è la consegna del silenzio

Il calcolo delle probabilità gioca a sfavore di chi spera che nessun consigliere regionale abbia ceduto alla tentazione di chiedere (e ottenere) il bonus di 600 euro, poi salito a mille. Tra i duemila amministratori locali, quindi consiglieri e assessori regionali, ma anche i loro omologhi dei Comuni, c’è anche qualche “inquilino” di Palazzo Lascaris? La domanda, da ieri, circola con più apprensione che curiosità nei gruppi e, soprattutto, tra i presidenti di questi ultimi allarmati di fronte all’eventualità di trovarsi da un momento all’altro a dover affrontare quella che ormai è chiaro a tutti non potrebbe essere derubricata a una scivolata, men che meno, una leggerezza.

Se non susciterebbe scandalo, né avrebbe ragione di farlo, una richiesta di aiuto economico da parte di un amministratore comunale di un piccolo o medio centro che sicuramente non può vivere del modesto emolumento e ha subito danni alla propria attività lavorativa, altro è trovarsi di fronte a un eletto nel parlamentino regionale che ogni mese riceve un bel po’ di migliaia di euro, insomma una cifra che non giustificherebbe affatto la richiesta di quell’aiuto.

Tra crescenti preoccupazioni e ricerche di indizi la caccia al consigliere, senza la certezza che possa essere uno soltanto, è incominciata. Senza clamori, spesso nel chiuso (si fa per dire) di ristretta chat, il rimbombo di quel che sta accadendo in Parlamento, arriva in via Alfieri e negli uffici dei gruppi. E se dall’Inps, nonostante alcuni appelli delle forze politiche – come Italia Viva con il capogruppo Ettore Rosato che smentisce qualsiasi coinvolgimento e intima all’ente previdenziale di smentire la notizia oppure di rendere pubblici i nomi dei parlamentari che hanno ricevuto il bonus – nulla si dice, appellandosi al diritto alla riservatezza, come spesso accade le voci si diffondono e si accavallano.

Quella che indicherebbe (almeno) un consigliere della Lega non si sa se sia frutto di pesanti indizi, oppure soltanto figlia dell’applicazione della proprietà transitiva: se ce ne sono tre in Parlamento, ce ne sarà almeno uno in consiglio regionale. Il fatto che circolino addirittura un paio di nomi, non significa nulla quantomeno fino al momento in cui l’eventuale fruitore del bonus deciderà di uscire allo scoperto per mitigare gli effetti di quella che sarebbe una vera e propria bomba. Oppure – ipotesi assai remota – potrebbero essere assunti provvedimenti per poter “violare” la privacy e rendere pubblico l’elenco degli amministratori pubblici, con il rischio di mettere alla gogna di del bonus aveva ed ha veramente bisogno.

Una cosa è certa: la caccia al consigliere col bonus è a tutti gli effetti aperta. La fa chi spera di smascherare colui o coloro che senza vergogna hanno chiesto l’aiuto di Stato e la fa pure chi si augura di non trovare nessuno tra i suoi.

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