GLORIE NOSTRANE

Appendino non farà il bis e prenota un posto al governo

Mentre la "gemella diversa" Raggi brucia i tempi e annuncia di volersi ricandidare, la sindaca di Torino ha altri piani. Prima di sciogliere le riserve su Torino attende il rimpasto d'autunno quando, secondo i rumors romani, strapperà un ministero di peso

La decisione annunciata da Virginia Raggi di “non apparecchiare la tavola per far mangiare quelli di prima”, pungente metafora con cui ha accompagnato lo scioglimento della riserva sulla sua ricandidatura a sindaca di Roma, rende ancor più nitida l’immagine di una Chiara Appendino pronta ad attovagliarsi altrove rafforzando le previsioni di un posto prenotato per lei al tavolo rotondo di Palazzo Chigi.

La coppia gialla in rosa vincente del 2016 si sdoppia e le due icone dell’espugnazione municipale, poi meno iconiche nella prova del duro e vero lavoro dell’amministrazione, prendono strade diverse. Come da proverbio, negli auspici dell’una e nei piani inconfessati dell’altra e del movimento, portano entrambe a Roma. Cosa di più forte e rinvigorente per un partito oggi senza un leader e con un premier sempre più autonomo e spesso ammiccante al Pd sarebbe potuto essere se non un annuncio in contemporanea da parte delle due sindache? “Ci ricandidiamo”. Sfidando l’effetto Kessler, un colpo d’anca al limite del secondo mandato (quello sì, dato con nonchalance dalla Raggi), e magari lo stesso balcone in Campidoglio, lo stesso divanetto, come da album di famiglia, o dei ricordi.

Invece la sortita solitaria e anticipata di Virginia ha fatto salire il borsino governativo di Chiara. Di un suo approdo alle stanze dei bottoni romane si vocifera ormai da mesi e breve potrebbe essere il tempo per un trasloco da quel Palazzo raggiunto con la non indimenticabile processione in via Garibaldi, lei circondata da consiglieri e lacchè, tra ali di folla che in breve e vistala all’opera sarebbe passata dagli applausi ai pollici versi, per non dire il verso dei medi. C’è chi forse corre un po’ troppo, ma individua addirittura prima dell’autunno il passaggio del treno – un rimpasto dell’esecutivo – su cui buona parte dei vertici del movimento intendono far salire Appendino, convinti (come del resto lei) che un altro viaggio di cinque anni nella gestione (fallimentare per molti) della città non sia riproponibile, pena un deragliamento nelle urne.

L’irrigidimento del Pd all’annuncio della Raggi, con Andrea Orlando che annuncia “un progetto alternativo”, offre un piccolo appiglio a quella parte del Pd torinese irremovibile sul no a un’alleanza con i Cinquestelle e ancora guardingo verso chi nello stesso partito, soprattutto al vertice nazionale, non appare altrettanto convincente su quel veto. Faccende che, probabilmente, risultano sempre più lontane ed estranee alla sindaca se avrà ragione chi ipotizza un suo incarico di Governo alla prima occasione e quindi presumibilmente a breve.

Tra le ipotesi, anche le più ardite, c’è quella di uno switch con Paola Pisano: l’attuale ministro per l’Innovazione reggente quale vicesindaco, per i mesi in cui Appendino non potrebbe stare in municipio e al ministero, e magari poi candidata a cercare di succedere alla carissima amica Chiara, nel frattempo traslocata senza dimettersi e quindi evitando il commissariamento.

Sarà solo un caso, ma tra le moltissime reazioni all’annuncio della Raggi di essere pronta a riprovarci e non disposta a lasciare la tavola apparecchiata per altri, non se ne è trovata una dell’amica Chiara. Comprensibile: anche mezza parola si potrebbe leggere in controluce come un indizio di ciò che è sempre meno un mistero, ovvero i suoi programmi e le sue ambizioni per quel che verrà dopo la fine del suo mandato. O magari anche prima. “Quella brava”, come agli inizi del percorso parallelo veniva definita in contrapposizione ai pasticci a raffica combinati dalla Raggi, pur se tale per una gran parte dei torinesi da tempo non è più, mostra come i quasi cinque anni in trincea, tra fuoco amico e inciampi, l’abbiano fatta diventare ancor più scaltra di quanto non fosse. Lasciare la tavola apparecchiata ad altri non è un problema. Per lei.

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