VERSO IL 2021

Via libera al Chiappendino

Il voto di Rousseau segna un punto a favore dell'alleanza Pd-M5s caldeggiata a Roma e che non piace a Torino. Anche se nella dirigenza locale dem iniziano a manifestarsi i primi distinguo. Le mosse dietro le quinte di sindaca ed ex governatore

Rieccolo. Non serve neppure attendere i tempi dei ritorni che valsero nella Prima Repubblica quell’appellativo ad Amintore Fanfani per affibbiarlo, con i dovuti distinguo a favore della storia, al Chiappendino. Che poi, a ben vedere, non si tratta neppure di un ritorno quello dell’ircocervo partorito dalla evidente e perdurante intesa tra la sindaca e l’allora presidente della Regione, quanto piuttosto la sua crescita a maturità politica. Con i due protagonisti di quella stagione segnata da un eccesso di concordia istituzionale per nulla usciti di scena. Lei, Chiara Appendino, anticipando e perorando il voto sulla piattaforma Rousseau favorevole a un’intesa dei Cinquestelle col Pd. Lui Sergio Chiamparino, nel giorno in cui la svolta grillina ha provocato una ridda di reazioni, chiuso in un ostentato silenzio che, come sa chi lo conosce bene, è più eloquente di mille parole.

Sono bastate tre righe della sindaca per togliere il velo di ipocrisia che da settimane copre malamente le reali intenzioni del vertice nazionale del Pd e di parte di quello torinese, ufficialmente indisponibile a qualsiasi alleanza con i grillini alle comunali della prossima primavera. “Quei paletti che ci siamo dati ci sono serviti a non sbagliare strada quando ancora non sapevamo guidare. Ora – ha spiegato la prima cittadina, mettendo il sigillo alla svolta – siamo cresciuti e, mi sento di dire, è arrivato il momento di guardare oltre quei paletti".

Nel giorno in cui Nicola Zingaretti e lo stato maggiore del Pd accolgono con favore lo sdoganamento pentastellato delle alleanze è naturale vedere riaprirsi i giochi a Torino, giochi che, al netto della decisione assunta dai vertici locali in un documento approvato all’unanimità, in realtà non si sono mai del tutto chiusi. Basta leggere alcune delle dichiarazioni che hanno preso a fioccare dopo l’esternazione della sindaca. “Abbiamo sempre irriso il M5s essere rigido e populista su certe cose, dalla regola dei mandati all'impossibilità a priori di fare alleanze – dice il segretario regionale del Pd Paolo Furia –. Oggi che su questi punti il M5s si contraddice e manifesta di voler correggere la propria impostazione, dovremmo dire: siamo lieti che siate entrati in un percorso di superamento di quel populismo. Irritarsi o dispiacersi perché si correggono invece non lo capisco”. Parole al miele, come si conviene tra alleati di governo. E se è troppo presto (o azzardato) affermare che un’intesa non è (più) impossibile, Furia sposta l’attenzione su un vecchio refrain: “non è l’alleanza formale a interessarci ma la nostra capacità di attrarre un elettorato che ci ha voltato le spalle cinque anni fa”. Ma per questo non occorreva aspettare la svolta.

Dice di non vedere “le condizioni minime per un'alleanza elettorale”, Enzo Lavolta, vicepresidente del consiglio comunale e autocandidato alle primarie, il quale spende parole che senza doverle mettere in controluce raccontano di come l’aria stia cambiando e piuttosto in fretta: “è un bene che si decida che se ci si siede a un tavolo per stabilire le priorità di un territorio, non si sia coperti di insulti”. Pur con una certa cripticità, anche un duro e puro sostenitore del “mai con i Cinquestelle” come il senatore Mauro Laus, ha abbandonato i toni belligeranti di chi già lo vedeva con carabina e cartucciera a tracolla intento a preparare la resistenza: “La sindaca si è accorta che per amministrare la cosa pubblica in posizioni apicali ci vuole una buona dose di esperienza. Peccato che a Torino il M5s si sia fatto la sua esperienza sulla pelle della gente e del tessuto economico” spiega Laus che rivela di apprezzare “la nuova consapevolezza politica conquistata dalla sindaca”. Conquistata d’emblée oggi? Dopo il discorso del paletti? Mah.

La verità è che nel Pd, dopo le parole di Zingaretti che pure per ora ha escluso un sostegno a Virginia Raggi (oggi il segretario dice mai con la Raggi come disse mai con Conte e poi si sa come andò), quel no su Torino assomiglia sempre più a un ni. A tenere su il muro, per ora, resta Stefano Lo Russo. Chissà, forse il capogruppo finirà per essere l’ultimo giapponese, ma almeno da lui non si è sentito il democristianese di molti dirigenti del suo partito. Ha accusato Appendino di “cinico opportunismo e calcolo politico”. Ma deve guardare in casa sua Lo Russo, e lo sa. I segnali con mancano: a Nuoro Pd e M5s correranno insieme alla supplettive per il seggio al Senato sostenendo un civico, il presidente dell’Ordine degli ingegneri.

E un ingegnere chimico, potrebbe favorire l’alchimia a Torino. Il rettore del Politecnico Guido Saracco non è forse la figura capace di catalizzare quel che oggi formalmente è ancora diviso? Una strada che sarà spianata dalla stessa Appendino quando, tra qualche settimana, annuncerà quel passo indietro (o di lato) per farne altri verso altri lidi, probabilmente governativi. E allora inevitabilmente sarà lui, il Magnifico, a incarnare quell’ircocervo mai del tutto scomparso, i cui discretissimi movimenti appaiono scritti da una accorta regia di un film con un finale diverso da quello immaginato dalla dirigenza del Pd torinese.

“Dopo l'esito della votazione sulla piattaforma Rousseau e le dichiarazioni di Zingaretti non ci sono ormai più dubbi sul fatto che anche per il candidato sindaco di Torino ci sarà una alleanza tra M5s e Pd”, afferma una che non le manda a dire come Silvia Fregolent. La deputata di Italia Viva tocca un nervo scoperto in casa piddina: “Si tratta di una soluzione che escluderebbe le primarie e tutti coloro che avrebbero voluto una selezione popolare”. Poi conclude: “A chi non condivide questa alleanza, in una città distrutta dai grillini, non rimane che cercare di costruire soluzioni alternative”. Eppure persino in quel fronte si registrano le prime faglie. Non è un mistero, ad esempio, che nel caso di una discesa in campo di Saracco due esponenti della calendiana Azione – l’ex vicesindaco repubblicano Aldo Ravaioli e l’ex socialista (e poi verde) Giorgio Diaferia – siano pronti ad assicurare il loro sostegno indipendentemente dalla composizione della coalizione.

Mimmo Portas, leader dei Moderati, da sempre pasdaran contro la sindaca, si è preparato una battuta sui grillini: “Buoni a nulla, capaci di tutto”. Anche di ricorrere alla vecchia tecnica di spingere più avanti decisioni che già si profilano, come fa a capogruppo grillina Valentina Sganga, vicinissima alla sindaca: “Sulle alleanze decideranno i territori in base alle proprie specificità. A Torino è prematuro parlarne, ma come ho detto più volte, c'è grande distanza sui temi. La nostra scelta andrà verso chi sostiene un'idea di sviluppo sostenibile e inclusiva, in continuità con quanto di buono fatto fino ad oggi”. Dal vaffa alla sintassi forlaniana, anche questo è cambiamento.

Di una voglia di cambiamento, o meglio di una “voglia di discontinuità amministrativa nella città” ha parlato con i suoi Chiamparino e chi lo conosce bene sa che non si riferiva soltanto agli ultimi cinque anni, ma anche al precedente quinquennio con sindaco Piero Fassino (un altro che, da vero togliattiano, non si metterebbe di traverso per impedire l’alleanza giallorossa). Il ragionamento del Chiampa è noto: con la fine delle giunte di centrosinistra si è chiusa definitivamente un’epoca e sarebbe miope oltreché un errore madornale pensare di ripristinare la situazione x ante alla vittoria grillina.

Dietro quello che per molti resta un patto scellerato, cui i grillini ieri hanno tolto lo storico veto, forse l’ex governatore vede la possibilità di resettare e con una formula inedita e non poco azzardata provare a disegnare un percorso politico nuovo per la città. Con un candidato sindaco, come il rettore, sul quale nessuno si prenderebbe la briga di obiettare per opporgli un candidato di partito e con quel Chiappendino progenitore e guida (occulta) della sempre più probabile alleanza giallorossa.

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