(D)ISTRUZIONE

Scuola ai banchi di partenza,
Sms "piccato" del direttore

Prima campanella per 520mila studenti piemontesi tra confusione e polemiche politiche. Manca scrive all'assessore Chiorino: "Dalla Regione iniziative unilaterali". Il virologo Di Perri: "Bene Cirio sulla misurazione della febbre in classe"

“Sulla misurazione della febbre a scuola si doveva tenere il punto e il Piemonte ha fatto bene a tenerlo”. Arriva dalla scienza, con il primario di Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia Giovanni Di Perri, e non solo dalla politica il sostegno alla posizione assunta da Alberto Cirio, causa del braccio di ferro tra il governatore e il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Un’impuntatura, quella del dicastero di viale Trastevere, che purtroppo ha generato effetti tutt’altro che edificanti e necessari alla vigilia della riapertura delle scuole, già di per sé complicata oltre ogni dire. Difficile non vedere lo scontro istituzionale e ovviamente politico, innescato dall’annuncio dell’impugnazione dell’ordinanza regionale da parte del ministro, dietro la assai piccata mail spedita sabato dal direttore dell’Ufficio scolastico Regionale Fabrizio Manca all’assessore regionale all’Istruzione Elena Chiorino.

Nella comunicazione, sottolineando di aver ricevuto venerdì alle 22 e 45 le linee di indirizzo predisposte dalla Regione, ovviamente in primis proprio le regole per la misurazione della temperatura degli studenti, rimbalza al mittente la richiesta di diffusione delle stesse ad ogni singolo istituto. “Trattandosi di iniziativa della giunta regionale – scrive il direttore dell’Usr – che riguarda le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, il personale, gli studenti e le loro famiglie, spetta al suo assessorato la relativa diffusione”. Dunque non sarà e non è stato in queste ore l’Ufficio scolastico regionale a inviare le linee guida, che pertanto non sono arrivate. Una ripicca per l’ordinanza? Il sospetto si rafforza leggendo quel che ancora scrive Manca, indicando nell’assessorato il soggetto tenuto a farlo “come peraltro avviene di consueto in questi casi quando il suo ente – scrive rivolto a Chiorino – interviene unilateralmente su questioni di scuola”. E qui il dirigente cita qualcosa che stride, ma conferma i sospetti: “Ad esempio l’allestimento del Presepe per il festeggiamento del Natale”.

LEGGI QUI LE LINEE GUIDA DELLA REGIONE

Freschi attriti e antiche ruggini, ma la sostanza sta in quelle linee guida che il direttore dell’Usr non ha inviato alle scuole. In ore in cui i problemi sono ancora molti e non quantificabili i potenziali rischi, c’è davvero bisogno di attaccarsi alla burocrazia o, a pensar male, farsi i dispetti? Alla faccia della collaborazione e dell’impegno comune.

Nulla di nuovo sotto il sole, neppure se le nubi del Covid accompagnano il primo giorno di scuola e, soprattutto, le settimane che verranno. “Quelle, dalla terza in poi che potenzialmente ci preoccupano di più”, come ammette l’ex magistrato Antonio Rinaudo, a capo dell’area giuridico-amministrativa dell’Unità di Crisi e responsabile per la scuola. “Abbiamo fatto e stiamo facendo tutto quanto ci compete per garantire il maggior livello di sicurezza, sono stati stanziati fondi per rimborsare le spese dei termoscanner che le scuole potranno acquistare o hanno già comprato, abbiamo scorte di mascherine da distribuire laddove quelle del ministero non siano arrivate e questo riguarda ad oggi circa una cinquantina di scuole”, spiega l’ex pm che alla domanda su cosa lo preoccupi maggiormente risponde, in maniera diretta: “Una certa irresponsabilità che si può verificare in vari soggetti” e tra questi, Rinaudo, non mette certo i bambini, per capirci. “Questi primi giorni prima dell’interruzione per le elezioni e il referendum – aggiunge – spero possano essere utili per verificare eventuali disfunzioni e apportare i correttivi”. Ma è quell’anomalia piemontese – a detta di molti positiva, ma foriera della dura reazione della ministra – nel misurare la febbre in quegli alunni e studenti che si presenteranno senza l’autocertificazione a far discutere e sollevare, immancabili, polemiche da chi prevede disagi o, peggio, la rifiuta a priori.

La Regione prevede che la misurazione, nel caso non sia stata fatta a casa, avvenga prima dell’inizio dell’attività didattica, quindi non necessariamente all’ingresso (anche se molti istituti agiranno così), ma quando gli studenti saranno già al loro banco. “La verifica della temperatura è una delle tessere del mosaico di azioni utili a ridurre il contagio”spiega il professor Di Perri, tra i più convinti sostenitori della linea piemontese, indicando alcuni aspetti che la supportano. “Il fatto che tra i più piccoli è difficile che il virus si manifesti con febbre, a prima vista parrebbe rendere poco utile la misurazione, invece è utile per far si che anche in presenza di un rinovirus gli alunni restino a casa in modo da evitare contagi anche di un banale raffreddore che, a sua volta, comporterebbe la necessità di verifiche per escludere uno o più casi di Covid”.

Per il primario dell’Amedeo di Savoia, componente dell’Unità di Crisi, “il provvedimento deciso dalla Regione contribuisce a responsabilizzare le famiglie”. Dallo stesso Di Perri arrivano parole che se non devono far abbassare la guardia, suonano comunque come un freno ad eccessivi allarmismi. “Nei casi di contagi famigliari, i bambini più piccoli, dalla materna alle elementari, avevano presentato meno probabilità degli adulti di infettarsi. Diverso il caso degli studenti più grandi, dove la vita sociale e più intensa e meno controllabile dalle famiglie”. E proprio le famiglie, soprattutto dove ci sono persone anziane, oltre che misurare la febbre ai bambini e ai ragazzi devono “osservare le precauzioni che hanno permesso di ridurre drasticamente il diffondersi del virus”. Di Perri dà un consiglio che, laddove possibile, sarebbe meglio seguire come un’indicazione: “Almeno per le prime settimane possibilmente evitare di affidare i bambini a nonni e alle persone che per età possono essere più fragili di fronte al virus”.

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