(D)ISTRUZIONE

Nella disfida della febbre
vince il bogianen Cirio

Misurare la temperatura anche a scuola non è stato un problema. Nessuna coda né assembramenti. Sulle rodomontate ministeriali prevale il buon senso. Piuttosto Roma pensi a mandare gli insegnanti che mancano, questa sì una vergogna

«Credo che oggi il ministro dell’Istruzione abbia capito perché ci chiamano “bogianen”. Il mondo della scuola è fatto di persone, che in Piemonte si sono dimostrate pronte a ottemperare all’ordinanza e ben più efficaci di qualche ufficio ministeriale. La misurazione della febbre e i controlli sono in corso e tutto si sta svolgendo al meglio. Col buon senso verificare che i genitori abbiano fatto ciò che la legge impone si sta dimostrando fattibile. Noi siamo convinti di essere nel giusto, non ci siamo mossi di un millimetro e non intendiamo farlo». Stempera le polemiche, pur senza arretrare di un passo, il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, entrando a inaugurare l’anno scolastico all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino. Insomma, la minaccia di una impugnazione dell’ordinanza che impone (anche) la misurazione della febbre nei plessi scolastici, minacciata dalla ministra Lucia Azzolina, non ha fatto recedere Cirio che, anzi, confortato dall’andamento tutto sommato ordinato del primo giorno di scuola in Piemonte canta vittoria. In modo misurato, come predica l’understatement sabaudo.

Bogianen, in italiano “non ti muovere”, è un soprannome popolare che si riferisce ai piemontesi e che rimanda a un temperamento caparbio, capace di affrontare le difficoltà con fermezza e determinazione. L’espressione avrebbe origine dalle gesta dei soldati sabaudi che, durante la battaglia dell’Assietta nella guerra di successione austriaca del 1747, vide 4.800 soldati austro-piemontesi trincerarsi dietro muri a secco per fermare l’avanzata di 40.000 francesi.

«Questa mattina – ha aggiunto il governatore – mi ha scritto una mamma, che ha una figlia che necessità di assistenza speciale a scuola e mi ha detto che l’insegnante di sostegno non c’era. Il problema vero sono le cattedre vuote, e dire che all’inizio dell'anno scolastico è sempre stato così non è una giustificazione. Perché quest’anno non è solo un problema di didattica, è un problema si sicurezza sanitaria. La situazione è inaccettabile».

In Piemonte i numeri parlano di 10 mila cattedre vacanti. Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Fabrizio Manca ha dichiarato che ne mancano 20 mila: «Sono numeri inaccettabili in un Paese in cui la scuola parte a settembre da sempre, non è che viene estratto a sorte il mese in cui la scuola inizia. Se è sempre stato così, e non andava bene, oggi è inaccettabile, perché non avere l’insegnante è un problema di sicurezza sanitaria. Questo balletto di numeri è un problema che non possiamo più accettare», ha concluso Cirio.

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