EDILIZIA SANITARIA

Stop all'ospedale di Moncalieri

Votato un ordine del giorno del centrodestra che impegna la giunta regionale a rivedere il progetto. L'assessore Icardi conferma: "Nuovo studio per individuare l'area più adatta". L'opposizione insorge: "Non si può bloccare tutto"

Altolà della Regione al progetto per la realizzazione dell’ospedale unico dell’Asl To5: una struttura da 440 posti pensata per coprire il territorio che va da Moncalieri  fino a Carmagnola; costo dell’operazione 250 milioni, finanziati dall’Inail. Dopo quattro anni di dibattiti e confronti tra le amministrazioni locali e tra queste e la Regione, durante la passata legislatura, era stata individuata l’area Cenasco Movicentro a Sanda Vadò, al confine tra Moncalieri e Trofarello, vicina all’uscita della tangenziale. Trovate le risorse per partire, la nuova giunta avrebbe dovuto limitarsi a lanciare i bandi ma anche in questa occasione, l’assessore Luigi Icardi è assalito dai dubbi e blocca tutto.

La revisione del progetto è prevista da un ordine del giorno del consigliere regionale di FdI Davide Nicco, ex sindaco di Villastellone, che ha ottenuto oggi il via libera di Palazzo Lascaris. Approvando il documento, la maggioranza di centrodestra chiede di aggiornare lo studio fatto nel 2016 dall’allora governo regionale di centrosinistra e in particolare di rivedere la scelta del sito dove far sorgere il nuovo ospedale, sul quale la Regione intende chiedere approfondimenti su eventuali rischi idrogeologici.

L’opposizione si ribella con il professor Mauro Salizzoni, noto chirugo e vicepresidente del Consiglio Regionale: “Riaprire la discussione sulla localizzazione del nuovo ospedale unico dell’Asl To5 significa perdere ulteriore tempo, ripartire dalla casella iniziale, e, quindi, mettere in forse questa infrastruttura. Ma quanto fatto e deciso negli ultimi cinque anni era tutto uno scherzo? Strutture obsolete come quelle di Moncalieri e di Chieri quanto possono ancora reggere? La sanità piemontese ha bisogno di ospedali moderni, efficienti, sicuri e dotati di attrezzature di ultima generazione”. Una via di mezzo tra un attacco e un appello nei confronti di Icardi il quale in aula, durante il dibattito, ha ricordato i casi in cui analoghi progetti, in passato, hanno subito interruzioni o rivisitazioni. Dunque piedi di piombo.  

“L’area Vadò era stata individuata alla fine di un faticoso confronto con le amministrazioni locali, ed era stata scelta soprattutto guardando la logistica – prosegue Salizzoni –. Un precedente studio aveva già escluso il rischio alluvionale. Visto che permangono dubbi in proposito, si è ritenuto di procedere ad un’ulteriore perizia. Tutti concordiamo sul fatto che si debbano avere certezze in tal senso ma un conto è procedere ad una nuova perizia, altro è chiedere di riaggiornare lo studio”.

Il rischio è che ogni volta che cambia la maggioranza progetti faticosamente avviati vengano buttati nel cestino per ricominciare tutto daccapo in un lento quanto ozioso immobilismo. “La scelta del sito dove realizzare il nuovo ospedale deve corrispondere a precisi criteri, deve essere un ospedale comodo da raggiungere e deve essere baricentrico sia da un punto di vista geografico ma anche demografico” conclude Salizzoni. Cosa vuol dire? Che se da una parte l’ospedale in un’area tra Moncalieri e Nichelino può essere penalizzante per i cittadini di Carmagnola, dall’altro bisogna tenere conto che nelle città dell’hinterland a Sud-Est di Torino è concentrato un terzo dei cittadini che rientrano nel bacino del nuovo ospedale unico. E il rischio è che se verrà spostato dai centri maggiori, quei residenti (quelli di Moncalieri per esempio) potrebbero ritenere più utile rivolgersi alle Molinette, rendendo a quel punto improcrastinabile una modifica del progetto anche sul Parco della Salute che a quel punto rischierebbe di ritrovarsi sottodimensionato. E allo stesso modo il nuovo ospedale della To5 potrebbe risultare sovradimensionato.

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