GENETLIACO

Auguri Umberto, quanto mi manchi

Le lunghe telefonate nel cuore della notte, la politica come passione e progetto, mai svenduta sull'altare della convenienza elettorale. E quegli aiuti "discreti" al Piemonte. Nel giorno del 79esimo compleanno il Bossi pubblico e privato di Roberto COTA

Oggi è il compleanno di Umberto Bossi e vorrei cogliere l’occasione che mi è stata offerta per fargli gli auguri più sinceri. Sono fuori dalla politica, faccio altro. Il vecchio mondo non mi manca particolarmente, ma Umberto sì. Le ore passate con lui, devo confessarlo, mi mancano. Con Umberto ho mantenuto un legame anche dopo aver abbandonato la politica e ritengo sia davvero una persona speciale. In questi anni di distacco ho avuto il tempo per pesare realmente le persone. La grandezza e lo spessore di Bossi oggi mi sono, se possibile, ancora più chiari.

Quest’uomo ha fatto molto per la politica italiana ed anche per il Piemonte. Per prima cosa, Umberto non ha mai fatto politica puntando a prendere i voti e basta, a cogliere l’onda del momento. Ha sempre cercato di presentare un progetto in cui credeva e su quello di costruire il consenso. In certe situazioni, ha assunto anche posizioni impopolari, ma lo ha fatto perché ci credeva.

È sempre stato, poi, un uomo coerente. Sarebbe stato facile utilizzare la forza dirompente della Lega e l’elemento di novità che essa rappresentava nella politica italiana per trasformarla in qualcos’altro. Sarebbe stata anche un’operazione elettoralmente redditizia, ma Umberto non ha mai voluto snaturare l’anima identitaria e nordista della Lega. L’idea di una politica che parte dalla difesa dell’identità dei territori per disegnare nuovi rapporti e nuovi equilibri e, segnatamente, l’idea che il Nord dovesse diventare un interlocutore politico e non soltanto restare semplice polo economico è stata sua ed è stata una delle caratterizzazioni che hanno segnato la politica del secolo scorso. Dietro un’apparente rozzezza, in campo c’era un progetto, profondamente moderno e democratico. A cominciare dalla voglia di costruire una solida Europa dei popoli e dei territori.

Umberto Bossi, pur essendo lombardo, ha fatto molto per il Piemonte perché  lui svolgeva anche un lavoro silenzioso. Quando c’erano i vari incontri, per esempio da Berlusconi, lasciava sempre spazio alla lista della spesa che arrivava dal territorio. Io mi presentavo al suo fianco con un fogliettino di carta con tutti i punti che si dovevano discutere. Si poteva trattare di una strada da finire piuttosto che della facciata di una chiesa o anche di un’importante opera pubblica. Per esempio, in pochi sanno che Bossi ha in diverse occasioni sostenuto incisivamente il progetto delle Olimpiadi del 2006 e perorato i relativi stanziamenti. Anche se allora la Lega non gestiva direttamente la partita a livello di governi locali. Mentre ero governatore mi ha incoraggiato e aiutato fortemente nel progetto di Macroregione Alpina Europea. Umberto riteneva e ritiene che il Piemonte debba essere al centro dell’Europa.

Non voglio dilungarmi in aneddoti personali, ma Bossi era solito telefonare ai suoi uomini nel cuore della notte, tenendoti attaccato alla cornetta per ore. Durante una di queste telefonate (ero all’inizio della professione di avvocato) gli confessai di essere preoccupato per un processo che avrei dovuto discutere la mattina dopo e chiedevo indulgenza sulla durata della conversazione. Si trattava di reati di opinione e dovevo difendere dei ragazzi che durante una manifestazione avevano un po’ trasceso. Umberto si appassionò al caso e mi diede una buona dritta. Vinsi il processo e miei clienti furono assolti. Tanti auguri Umberto!

print_icon