DIRITTI & ROVESCI

Aborto Ru486 solo in ospedale,
"In Piemonte non cambia nulla"

La Regione non recepisce le linee guida del ministro Speranza e con una circolare lascia tutto com'è. Decide sempre il medico. Viale: "Solo un po' di propaganda". L'assessore Marrone: "Una vittoria della libertà di scelta della donna". Frediani (M5s): "Impugneremo la direttiva al Tar"

Una battaglia ideologica, condotta da ambo i fronti, conclusa con un sostanziale pareggio. Insomma, nulla di nuovo. Con una circolare d’indirizzo (non una legge), la Regione Piemonte vieta “l’aborto farmacologico direttamente nei consultori piemontesi, riservando l’attuazione dell’interruzione di gravidanza – anche farmacologica – alle strutture tassativamente elencate nell’articolo 8 della legge 194, ovvero in ambito ospedaliero”. Contina a spettare al medico valutare a seconda dei casi fra day hospital e ricovero di tre giorni. Così si conclude una querelle iniziata due settimane orsono quando l’assessore Maurizio Marrone annunciò un’iniziativa contro la circolare del ministro Roberto Speranza, che estendeva ai consultori la possibilità di praticare l’aborto farmacologico. Cosa cambia? “Nulla. Al di là del linguaggio che usano, è solo un po’ di propaganda” assicura Silvio Viale, medico ginecologo, responsabile del Day Hospital all’ospedale di Torino, attivista radicale, tra i primi a sperimentare la pillola abortiva Ru486.

In estate il ministro Speranza aveva emanato una circolare per correggere le prescrizioni di un provvedimento del 2010 con cui il governo d’allora aveva imposto tre giorni di ricovero per l’aborto farmacologico. In questi dieci anni molte regioni hanno eluso quella prescrizione, somministrando la prostaglandina in day hospital. Il provvedimento di Speranza si era reso necessario (secondo alcuni urgente) per stoppare l’obbligo del ricovero introdotto dalla presidente leghista della Regione Umbria Donatella Tesei. Il ministro, oltre a sanare una norma nazionale obsoleta quanto disattesa, compie un ardito passo in avanti, estendendo la possibilità di somministrare il farmaco abortivo non solo ai poliambulatori funzionalmente collegati all’ospedale, ma anche ai consultori.

E su questo punto nasce la crociata di Marrone per fermare ciò che viene definita come “l’offensiva del governo giallorosso” sui temi etici. “Eliminando l’obbligo di ricovero, la norma autorizza il ricorso alla pillola in regime ambulatoriale, quindi anche presso i consultori familiari, trasformandoli da luoghi preposti all’informazione per una scelta consapevole, come prevede la legge 194, in abortifici dove attuare direttamente l’interruzione di gravidanza” aveva detto Marrone a metà settembre, annunciando il suo provvedimento scatenando la gazzarra politica. A frenarlo arrivano prima il governatore Alberto Cirio, poi l’assessore alla Sanità Luigi Icardi e pure la stessa Lega con il capogruppo a Palazzo Lascaris Alberto Preioni. La sensazione è che si stia facendo tanto rumore per nulla. Meglio rifletterci un po’ su. E così dopo due settimane ecco la circolare con cui oggi Marrone mette i suoi paletti, fotografando di fatto lo status quo e stoppando la fuga in avanti del ministro Speranza.

Per Marrone il provvedimento serve a “difendere il ruolo di informazione, approfondimento e assistenza dei consultori, riconosciuto dalla legge 194, rispetto al tentativo di Speranza di trasformarli in luoghi di esecuzione dell’aborto, insieme alla decisione di consentire sportelli informativi del volontariato pro vita negli ospedali”. “È una vittoria non tanto e non solo di Fratelli d’Italia – insiste – ma della libertà di scelta della donna”.

La direttiva prevede, inoltre, “l’attivazione di sportelli informativi all’interno degli ospedali piemontesi, consentita ad idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita (a titolo esemplificativo: il Progetto Gemma avviato da Movimento per la vita e Centri di aiuto alla vita (Cav) con aiuto economico mediante adozione prenatale a distanza, il servizio telefonico Sos Vita, etc)”. Su quest’ultimo tema, Viale – che ha avuto un confronto nei giorni scorsi con Cirio, Icardi e Marrone – mette le mani avanti: “Lo sportello delle associazioni pro vita va benissimo, così come potrebbe esserci quello delle associazioni femministre pro aborto. Noi abbiamo sempre preferito tenere fuori la propaganda, che sia di un tipo o dell’altro, dagli ospedali. A tutela della donna”.

Restano critiche le opposizioni. “Il blitz antiabortista della Regione presenta evidenti profili di illegittimità. Valuteremo tutte le strade percorribili affinché l’applicazione della legge italiana in materia di interruzione volontaria di gravidanza venga garantita anche in Piemonte, compreso il ricorso alle autorità competenti in materia di giustizia amministrativa” afferma la consigliera regionale del M5s Francesca Frediani. “In un momento di grave sofferenza della sanità italiana e piemontese, in cui l’intero settore si prepara a fronteggiare la seconda ondata pandemica, è grave che la giunta piemontese pensi a come limitare i diritti delle donne. Un’operazione chiaramente politica. Le donne piemontesi non meritano tutto questo. Ci opporremo in ogni sede”. Per la deputata Chiara Gribaudo del Pd “è gravissimo il passo indietro della Regione. La circolare decisa mette i consultori in mano alle associazioni anti-abortiste e obbliga le donne a recarsi in ospedale solo per ricevere una pillola. Un atto grave contro la libertà di scelta garantita dalla legge 194 e che va in diretto contrasto agli indirizzi del ministero della Salute. Presenterò un’interrogazione parlamentare contro quest’ingiustizia sulla pelle delle donne”

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