EMERGENZA SANITARIA

Alla Sanità non mancano soldi,
ma medici e infermieri

Carta bianca della Regione alle Asl per assumere. Difficoltà a trovare personale e molte lentezze nelle procedure. Il pressing insistente di corso Regina. L'assessore Icardi: "Garantire il rafforzamento della medicina del territorio". In arrivo sanitari per le scuole

“Le Asl hanno carta bianca per assumere tutto il personale sanitario che serve per l’emergenza Covid”. Ma la carta bianca che, sgombrando il campo da ogni problema finanziario, cita l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, quando approda a più di un’azienda sanitaria del Piemonte diventa purtroppo, come si dice, carta che canta: i numeri dicono che mancano infermieri.

Mancano soprattutto sul territorio, nervo drammaticamente scoperto del sistema sanitario come evidenziato fin dall’inizio della pandemia. Una delle tante norme emanate per fronteggiare la ormai non più ipotetica seconda ondata fissa in almeno 8 infermieri per la medicina territoriale ogni 50mila abitanti. L’altro giorno ad Acqui Terme si dovevano fare i tamponi a una trentina di bambini e non si è trovato neppure un infermiere. Ci hanno dovuto pensare i medici delle Usca, le Unità speciali di continuità territoriale. Ambulatori dove medici visitano senza l’assistenza infermieristica, ancor più indispensabile tenuto conto delle esigenze di cautela imposte dal Covid.

“Comprendendo i posti da coprire negli ospedali, il potenziamento dell’assistenza domiciliare, le scuole e la necessità di incrementare i punti dove eseguire i tamponi, servono non meno di 1.500 infermieri distribuiti in tutto il Piemonte”, spiega Francesco Coppolella, segretario regionale del sindacato Nursind. “Quello del territorio è un grosso problema – osserva il presidente regionale del Coordinamento delle professioni infermieristiche Massimo Sciretti  – e bisognerà trovare una soluzione strutturale a medio e lungo termine, ma anche a breve termine,  rivolgendosi ai liberi professionisti con un rapporto di lavoro privato, che solo a Torino sono circa 1500”.

Ma è, davvero, solo nella carenza di infermieri, confermata dallo stesso assessore, il problema della copertura di quei posti sul territorio o, almeno in alcuni casi, ci si mette anche la lentezza delle procedure di assunzione da parte dell’Asl? E, ancora, è davvero escludibile l’eventualità che qualche azienda privilegi l’impiego dei nuovi assunti in corsia anziché su quel territorio che diventerà nuovamente il fronte avanzato dell’emergenza? Icardi sul punto è chiaro: “Abbiamo fatto un piano per la medicina territoriale, le Asl hanno presentato le loro esigenze e devono attuare misure in grado di garantire i servizi. Ribadisco che possono fare tutte le assunzioni che ritengono necessarie. Non è una questione finanziaria. Certo la disponibilità sul mercato del lavoro di questa professionalità è carente, ma dove c’è la possibilità di assumere e coprire ogni posizione necessaria questo va assolutamente fatto”.

Ad avvertire che “se si devono ridurre le liste d’attesa e affrontare l’emergenza Covid” anche sul fronte dei camici bianchi persistano criticità è la segretaria regionale dell’Anaao-Assomed Chiara Rivetti: “I medici, al netto di assunzione a tempo determinato per le Usca e i Sisp, non sono ancora sufficienti”. Che qualche azienda non abbia ingranato subito la marcia più veloce, lo testimoniano le ripetute lettere partite da corso Regina, anche alla fine di agosto. C’è ancora chi ricorda uno degli incontri del direttore regionale Fabio Aimar con i direttori generali delle Asl, quando come un mantra era stato loro ripetuto: assumete, assumete tutto il personale di cui c’è bisogno. Ancora più esplicito l’invito a fare presto. Ma le lentezze, in più di un caso, lo hanno disatteso. Tanto da far intervenire con una serie di bandi per il reclutamento anche il da poco costituito Dirmei, il dipartimento diretto da Carlo Picco. Uno riguarda il personale da impiegare sul fronte delle scuole: 276 figure professionali sanitarie, tra medici e infermieri.

Venerdì scorso da corso Regina è partita un’ulteriore comunicazione, tramite il Dirmei, ai vertici delle Asl: assumere dei medici che vadano a supporto delle Rsa più piccole al fine di garantire ulteriore sicurezza in quelle strutture che non hanno un direttore sanitario. Sono, invece, totalmente coperti gli organici per le 90 Usca distribuite sul territorio regionale e composta da medici e infermieri.

Un altro numero 2.522 rappresenta le assunzioni (di vario e genere e tipologia contrattuale, compresi gli incarichi libero professionali, i richiami volontari dalla pensione) in atto oggi e effettuate dall’inizio dell’emergenza. Il messaggio chiaro che esce dall’assessorato è: non ci possono essere situazioni in cui qualcosa in un’Asl non funziona, perché manca personale. Questo vale, con una parziale riserva sul fronte più difficile, proprio quello degli infermieri. Dove emerge un’altra conseguenza del Covid, ovvero la migrazione dalle Rsa verso il pubblico, a fronte di contratti migliori, che a sua volta sta creando un problema all’interno delle case di riposo. Altro avvertimento diretto alle aziende: le risorse professionali assunte per la medicina territoriale non vengano utilizzate per coprire eventuali altre carenze. Insomma, la coperta è corta e questo è già un grosso problema, ma guai a tirarla dalla parte sbagliata.

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