SANITA'

Medici in fuga dagli ospedali

Cresce il numero di camici bianchi che lasciano le corsie per la medicina di famiglia e le strutture private. In Piemonte uno su 16 abbandona il servizio pubblico. In testa per diserzioni l'Asl Cuneo1, quella di Alessandria e l'azienda di Novara. La denuncia dell'Anaao

La fuga dei camici bianchi dalle corsie, colpevolmente sottovalutata ora presenta il conto. Correre ai ripari con una ricerca di medici che si fa sempre più difficile è certamente la conseguenza della pandemia che ha, però, trovato pressoché tutti gli ospedali con un organico insufficiente. Basterebbe un solo dato a spiegare la ragione dello stato in cui il sistema ospedaliero si è trovato ad affrontare il Covid: lo scorso anno un medico su 16 ha cercato lavoro altrove, fuori dalle corsie, soprattutto come medico di famiglia.

Lo studio realizzato da Anaoo-Assomed fotografa una situazione “mai vista prima negli ospedali piemontesi”, come osserva la segretaria regionale del sindacato Chiara Rivetti. “Un numero crescente di colleghi ospedalieri decide di dimettersi e cercare soluzioni lavorative alternative, andare sul territorio o nelle strutture private. Molti colleghi – aggiunge Rivetti - sono disposti a lasciare un lavoro a tempo indeterminato, e magari frequentare un corso di formazione triennale, per esercitare come medico di medicina generale, nella speranza di migliorare la propria qualità di lavoro e di vita. In Piemonte fino ad ora questo fenomeno ha riguardato ben 155 medici”.

Alla base di quella che Anaao-Assomed ha ribattezzato Fuga da Alcatraz ci sarebbe, sempre secondo il sindacato, un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro in ambito ospedaliero: “I reparti sono stati depauperati di personale e l’eccessivo carico di lavoro burocratico, le scarse possibilità di progressione di carriera, il rischio di denunce e di aggressioni hanno creato lentamente un clima di insoddisfazione. I medici sono sempre meno, sono stanchi, sono demotivati e, dunque, cercano alternative”. Tra queste ultime, come si diceva, soprattutto la medicina generale e il privato.

Tuttavia, si osserva nel report, “per poter esercitare come medico di medicina generale è necessario licenziarsi dall’ospedale, quindi rinunciare ad un lavoro a tempo indeterminato e magari a qualche scatto di anzianità, poi frequentare un corso di anni di formazione specifica, con una remunerazione mensile di circa 980 euro e ancor prima il superamento di un concorso. Ciò non vale per i medici che si sono abilitati prima del 1994, che possono presentare domanda per essere inclusi nelle graduatorie regionali di medicina generale”. Ma cosa porta a imboccare questa strada? “Soprattutto ridurre i turni disagevoli: basta notti e festivi, orari più elastici, maggiore autonomia. Riguardo alla remunerazione, è relativa al numero di pazienti, ma è facile in pochi mesi aumentare lo stipendio percepito da ospedaliero”.

Nel 2019 in Piemonte 114 medici dipendenti degli ospedali si sono iscritti alle graduatorie regionali di Medicina Generale, per poter essere chiamati ad esercitare come medico di famiglia. Di questi, il 72% sono uomini e l’età media è di 56 anni, il 37% lavora in Pronto Soccorso, il 14% in Rianimazione, il 13,1% in Medicina Interna e il 10% in Chirurgia. “Evidente come il disagio maggiore lo si soffra laddove si eseguono numerosi turni notturni e festivi”.

Sono 41 i medici che hanno, invece partecipato al concorso per medico di medicina generale e sono pronti a frequentare il corso triennale e in questo caso, con un’età media di 37 anni, la maggioranza è composta da donne. La classifica delle aziende sanitarie e ospedaliere con il tasso più alto di abbandono da parte dei medici vede in testa l’Asl Cuneo1, l’Aso di Novara e l’Asl di Alessandria.

“Avevamo già reso noto che dal 1 gennaio 2018 al 30 giugno 2019 in Piemonte, 507 medici ospedalieri si sono licenziati, per lavorare altrove – ricorda la segretaria regionale di Anaao- Assomed –. Rapportando questi numeri ad un anno solare e sommando i 41 colleghi che hanno tentato il concorso per accedere al corso di formazione specifica per medico di medicina generale e i 114 che sono nella graduatoria, possiamo concludere che ben 493 medici dipendenti cercano di scappare dal lavoro ospedaliero”.

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