EMERGENZA SANITARIA

Troppi (e nessuno) a occuparsi di Rsa, allarme dopo un mese

L'ex commissario Raviolo ricostruisce quanto è accaduto in Piemonte nelle prime fasi dell'emergenza Covid, in particolare per le case di riposo. "Fino al momento della mia destituzione siamo intervenuti tempestivamente, poi non so cosa sia successo"

I focolai che si sarebbero rivelati i più tragicamente pesanti in termine di vittime esplodono in Piemonte alla metà di marzo. Di lì in avanti nelle Rsa sarà una terribile conta di decessi, spostando dall’iniziale fronte ospedaliero a quello delle case di riposo l’ondata dei contagi. Oggi di questo aspetto della gestione dell’emergenza si è occupato il gruppo di indagine in seno al Consiglio regionale, presieduto da Daniele Valle, con l’audizione di colui che è stato a capo dell’Unità di Crisi dall’inizio fino al 17 di marzo quando Mario Raviolo, medico, capo della Maxiemergenza 118 sarà destituito e al suo posto verrà insediato Vincenzo Coccolo, geologo con esperienza nella protezione civile. In audizione Raviolo ha ricostruito ciò che è capitato in quelle convulse prime fasi. Subito il centrosinistra, accusando la maggioranza di disertare i lavori, ha rilanciato alcune affermazioni del medico. Ma più che la polemica politica sulla partecipazione alla commissione, interessa capire cosa è davvero accaduto in quei giorni e nelle settimane successive al cambio al vertice dell’Unità di Crisi.

Dottor Raviolo, riferiscono che lei ha detto che la situazione delle Rsa è stata ignorata. È così?
“Non ho detto esattamente questo. Quello che ho detto è che la questione Rsa è emersa quando io sono stato destituito, ovvero il 17 di marzo. Anche se propriamente non si trattava di Rsa, erano quelle delle suore del Mater Dei Tortona e la vicenda del Don Rossi di Villanova di Mondovì per la quale ero stato chiamato una domenica sera”.

Lei era intervenuto subito?
“Certo. Roba di mezz’ora”.

Cosa non ha funzionato in seguito?
“Onestamente non glielo so dire, perché quando sono stato destituito credo che la gestione delle Rsa sia passata a qualcuno che non conosco. Fino a quando a capo dell’Unità di Crisi ci sono stato io, dalle Rsa non arrivavano grandi segnalazioni di criticità e quelle che arrivavano cercavamo di risolvere tempestivamente”

C’è stata una carenza di segnalazioni oppure i casi sono esplosi successivamente?
“La criticità maggiore nelle prima fase era sul fronte degli ospedali, poi dopo si è aperto tutto un altro fronte che è anche quello delle Rsa”.

Parliamo della sua destituzione.
“È stata una transizione molto rapida”.

Le è stato spiegato il motivo, o almeno s’è fatto un’idea del perché?
“No, anzi se lei lo sa e me lo dice mi fa un piacere. Comunque dormo tranquillo. Chi hanno messo al mio posto sarà stato più competente di me.  

Il geologo Vincenzo Coccolo, già direttore della Protezione Civile.
“Non lo conoscevo, né lui né chi era vicino a lui. Non avevo la più pallida idea da dove arrivasse, né appunto delle motivazioni della scelta. Mi hanno destituito e io mi sono messo a disposizione come faccio sempre e come continuo a fare”.

Quali sono state le criticità maggiori in quella prima fase?
“Una delle criticità, non della Regione Piemonte ma mondiale, era quella legata all’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, le mascherine. Ero in contatto con colleghi europei ed extraeuropei e tutti avevano questa difficoltà. Era un incubo”.

Per questo lei aveva centralizzato gli acquisti?
“Era stata data indicazione all’Asl To3 per trovare i dpi e poi distribuirli in maniera equa tra tutte le aziende. Nel frattempo arrivavano quelli della protezione civile e si cercava di inviare quello che c’era in maniera corretta. Se ciascuna Asl avesse agito per conto suo, magari offrendo più di altre, sarebbe stato a scapito di tutti”.

Problemi nell’Unità di crisi?
“Mi sembrava che nella fase in cui ci sono stato io ci fosse molta solidarietà e spirito di squadra. La sensazione che ho avuto è che dopo, questo spirito si sia un po’ perso, forse perché incominciavano a parlarsi lingue diverse”.

Torniamo alle Rsa: che idea s’è fatto sulla gestione dopo la sua?
“Non ho seguito la vicenda, anche perché ho visto che se ne occupavano in molti, tanti assessorati, persone che incontravo nell’Unità di Crisi dove io mi occupavo solo del 118. Il resto non era più di mia competenza”.

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