La fucina della vera dittatura

Tre manifestazioni hanno segnato lo scorso fine settimana romano. Sabato la capitale è stata interessata da alcuni cortei che si ponevano l’obiettivo di esprimere l’assoluto dissenso contro le misure sanitarie antiCovid19.

I media, abituati a etichettare ogni cosa e a ricorrere spesso a maxi categorie, hanno racchiuso tutte le manifestazioni della giornata con il termine “No mask”, mentre i contestatori rappresentavano realtà molto complesse e in parte diverse tra loro.

A Roma hanno sfilato le variegate sfaccettature della comunità di chi accusa il governo di essere parte di una cospirazione planetaria, ipotizzando addirittura l’inesistenza del virus stesso. I militanti di Forza Nuova e i seguaci del generale Pappalardo, new entry del mondo nostalgico-folk italico, si sono ritrovati insieme su posizioni radicali di contrasto all’esecutivo Conte, sino a dichiarare (urlando) di rifiutare qualsiasi imposizione nel nome della lotta contro la “Dittatura sanitaria”.

Il terzo gruppo presente in piazza invece ha scelto parole d’ordine leggermente più complesse rispetto al manifesto populista dell’estrema destra, chiamando i cittadini a raccolta su temi ampi, seppur racchiusi in una sorta di caotica miscellanea, quali: la libertà di scelta terapeutica, il sovranismo e l’opposizione alla rete 5G nonché alle multinazionali. La piattaforma di quest’ultimo gruppo è una contestazione del sistema ad ampio spettro, una contrapposizione a quanto viene indicato causa dei nostri mali: la tecnologia e la scienza al servizio del grande potere economico globale.

Altro elemento curioso riguarda i promotori di quest’ultima manifestazione. Nell’appello a partecipare spiccavano i nomi di Rosita Celentano, Enrico Montesano e (dulcis in fundo) del filosofo Diego Fusaro (noto per le accuse al “Turbo capitalismo”). L’imbarazzo però di dover dividere la piazza con un ex generale che vuole “Prendere il Palazzo e cacciare tutti i deputati a calci”, e con chi rivorrebbe il fascio littorio a capo del Paese, è stato forse determinante nel far desistere alcuni dei promotori a presentarsi all’appuntamento (tra questi Montesano).

Purtroppo le interviste rilasciate dai “negazionisti” in corteo sembrano non permettere di individuare reali differenze tra i gruppi radunatisi sabato scorso. Grida, insulti, accuse degne della fantasia degli autori di “X-files” e dichiarazioni di affetto al Duce è quanto ha caratterizzato la gran parte delle dichiarazioni fatte davanti alle telecamere. Peccato, perché i temi toccati dalla “Marcia della Liberazione” meritavano forse qualche attenzione maggiore, seppur la sua organizzazione sia stata intempestiva e fuori luogo.

Invero la libertà di scelta terapeutica è un diritto assoluto: nessuno può imporre cure e neppure vaccini alla popolazione, se non per effettive e comprovate esigenze di sicurezza collettiva (come nel caso del vaiolo o dell’antipolio). I coronavirus sono instabili per natura e definizione, il vaccino Covid19 si annuncia quindi “difficile”: diventano allora comprensibili i dubbi e le perplessità da parte di alcuni cittadini in merito alla sua somministrazione. A tutto questo si aggiungono la diffidenza generalizzata nei riguardi della grande industria farmaceutica e lo sconcerto innanzi a una ricerca scientifica ceduta quasi interamente ai privati: ambiti fondamentali per la salute, ma interamente retti da logiche di mercato.

Un’intervista televisiva fatta qualche giorno addietro a un dirigente della Johnson & Johnson è stata per molti versi illuminante. L’azienda multinazionale statunitense, il cui marchio è notoriamente abbinato ad alcuni famosi prodotti per la cura della persona, ha ricevuto un’importante commessa pubblica europea per la produzione del vaccino su larga scala. È facile immaginare come un eventuale fallimento dell’obiettivo sarebbe causa di massicce perdite economiche per l’appaltatore (gli effetti collaterali scatenatisi in questi giorni su un volontario hanno fermato la sperimentazione): eventualità da schivare a tutti i costi.

Lo stretto legame tra business e Sanità dovrebbe essere motivo di inquietudine per la cittadinanza, così come sarebbe bene che la collettività prendesse coscienza che solamente lo Stato è nella possibilità di garantire adeguata e universale (cioè a tutti) tutela della salute.

Riflessioni forse troppo complesse per chi oramai è abituato a lamentarsi esclusivamente per l’antipatico uso obbligatorio delle mascherine, nonché per l’applicazione di misure precauzionali. Lagnanze comprensibili, seppur a volte infantili o da bulli, espresse generalmente da chi non presta la minima attenzione agli ospedali che rischiano il collasso e tantomeno riflette sull’ambiguo ruolo del Privato nella Sanità nazionale (ogni giorno più presente nel rapporto cittadino-cure e prevenzione).

Affermare che il Covid19 sia poco più di un’influenza significa voler instaurare con ogni mezzo la dittatura del più forte sui deboli, i fragili e i poveri. Ridurre il virus a un’invenzione di presunti “Poteri occulti” corrisponde a negare quanto accade nelle favelas brasiliane, dove i residenti auto-organizzano ospedali e assistenza poiché ignorato dalle autorità locali e dal Presidente Bolsonaro.

Combattere per garantire che sia lo Stato a occuparsi della salute (in tutte le sue declinazioni) è oggi la vera Rivoluzione.

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