EMERGENZA SANITARIA

Verso il coprifuoco dalle 22:
"Così ci condannano a morte"

Voci insistenti parlano di un imminente dpcm che prevede chiusure anticipate per bar ed esercizi di ristorazione e serrande giù di barbieri e palestre. De Santis (Confartigianato): "La sospensione del servizio al banco provocherà un crollo del fatturato tra il 50 e l'80%"

Sta per arrivare il coprifuoco, tutti a casa dalle ore 22 e didattica a distanza nelle scuole superiori. Sarebbero queste le nuove misure anti-coronavirus sulle quali sta ragionando il Governo per provare a fermare l'impennata della curva dei contagi. La situazione sta peggiorando, la seconda ondata è partita e gli scienziati definiscono la situazione "acuta". Secondo fonti informali di Palazzo Chigi è pronto un nuovo Dpcm con misure dunque più stringenti. Il nuovo provvedimento supererebbe così quello varato pochi giorni fa introducendo il coprifuoco serale dalle ore 22 (o addirittura alle 21) e la chiusura di palestre, barbieri e centri estetici, con controlli rafforzati e multe per chi non rispetta le regole.

“Alla luce dei nuovi dati emersi e della nuova fase servono misure più stringenti per far fronte al progressivo aumento dei contagi”. È quanto chiedono ambienti del Comitato Tecnico Scientifico al governo affinché si giunga a provvedimenti più restrittivi in tempi rapidi che superino l’attuale Dpcm, anche in vista del week end. Nelle conversazioni riservate a margine del Consiglio europeo il premier Giuseppe Conte non ha fatto che ripeterlo: “Chiudere tutto sarebbe troppo dannoso, proprio adesso che l’economia mostra segni di ripresa”. Il capo dell’esecutivo è “completamente contrario” e non vuole prendere in considerazione nemmeno l’ipotesi di un “reset” di un paio di settimane, utile secondo alcuni per far respirare il Servizio sanitario nazionale: “Una cosa che non esiste. Dobbiamo aspettare due o tre settimane per capire gli effetti delle misure attuali, dalla mascherina all’aperto al limite di sei ospiti a casa”.

Da qui a domani, quando si riunirà il Consiglio dei ministri, un nuovo provvedimento potrebbe quindi imporre a bar, ristoranti e altri pubblici esercizi di abbassare le saracinesche ancora prima della mezzanotte. “Ho chiesto ieri al presidente Conte una riunione appena sarà rientrato da Bruxelles per decidere senza indugio nuove misure nazionali per contenere il contagio, ovviamente d’intesa con le Regioni”, fa sapere il capo delegazione Pd al governo Dario Franceschini.

Una prospettiva, quella della chiusura d’orario anticipata che, ovviamente, arriva come una doccia gelata sulla schiena, già piegata da questi mesi di pandemia, degli esercenti. “Chi minaccia lockdown natalizi non ha capito che sarebbe una condanna a morte. Criminalizzano i locali come luoghi di contagio, quando poi vediamo mezzi pubblici stracolmi”, dice. Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino, facendosi interprete della categoria. Per le quasi 90 mila attività artigiane della ristorazione del Piemonte, come gelaterie, pasticcerie, pizzerie, rosticcerie, birrerie o altri servizi di ristorazione “sarà un ulteriore duro colpo – sostiene –. Non hanno fatto in tempo a risollevarsi dai mancati fatturati di un’intera stagione, che devono subire altre limitazioni con relative decurtazioni di fatturato”. La sospensione del servizio al banco dopo le 21 provocherà un crollo del fatturato in media del 50% con punte dell’80%, considerando anche la quota di fatturato che si perderà con il divieto di consumare in piedi dopo le ore 21.

“Le imprese artigiane che lavorano nella ristorazione sono allo stremo e difficilmente potranno superare un’altra quarantena – continua De Santis –. Chiediamo che a fronte di un provvedimento restrittivo ci sia, almeno, un corrispettivo economico. Le imprese artigiane che lavorano nel food rischiano di non farcela ad approdare nel nuovo anno. Qualcuno vuole assestare il colpo definitivo ad artigiani e commercianti, facendoci passare per untori. Mentre prendere un bus o in treno strapieno deve fare bene ai polmoni –  conclude –. Anche a noi artigiani sta a cuore la salute delle nostre famiglie, dei collaboratori e dei nostri clienti, per questo cerchiamo di svolgere le nostre attività in sicurezza, ma nello stesso tempo chiediamo che le misure che vengono varate siano di buon senso”.

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