EMERGENZA SANITARIA

"Covida", i sindaci non ci stanno

Da Torino a Novara, da Vercelli ad Asti e Biella, i primi cittadini contestano il dpcm di Conte che scarica sui Comuni il compito di contrastare gli assembramenti in strada. Appendino: "La chiusura non può essere un nostro onere". Cirio: "Non vi lasceremo soli"

L’onere di chiudere al pubblico strade e piazze “deve essere concertato da tutte le istituzioni territoriali, con ampie competenze in termini di sicurezza e controllo. Non può in alcun modo essere in capo alle singole amministrazioni”. Anche Chiara Appendino, tra i sindaci più vicini a questo Governo, si unisce al coro di disapprovazione della norma contenuta nelle bozze dell’ultimo dpcm che riguarda la competenza dei primi cittadini di chiudere, dopo le 21, spazi urbani in cui si possano creare assembramenti. Secondo la sindaca di Torino “la polizia municipale non sarebbe in grado di aggiungere ai già numerosissimi compiti anche un controllo così capillare degli spazi pubblici, peraltro in un momento delicato come quello che stiamo vivendo”. Per il sindaco di Asti Maurizio Rasero “il Presidente del Consiglio ha voluto giocare ancora una volta allo scaricabarile, se ne lava le mani e trasferisce sui sindaci responsabilità che sono evidentemente del Governo”, stesse motivazioni che portano alla contestazione anche del primo cittadino di Biella, Dario Corradino, il quale parla apertamente di “Governo irresponsabile”, perché “i sindaci non sono un parafulmine”.

“Non è stata una cosa concordata” conferma Andrea Corsaro, sindaco di Vercelli e presidente di Anci Piemonte che si allinea al numero uno dei comuni italiani Antonio Decaro. Corsaro parla di norme che “scaricano sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco” ma poi getta acqua sul fuoco in attesa dell’ultima versione del decreto perché “abbiamo visto che alcune parole entrano e alcune parole escono”. “È da febbraio che noi sindaci siamo in prima linea a contrastare l’emergenza e a ogni Dpcm ci sono state date altre responsabilità. Ora arriva anche questa, ad aggravare lo stato di confusione che regna in questo momento, ma per contro ogni scarico di responsabilità sui sindaci non è accompagnato da adeguate risorse”, attacca il sindaco leghista di Novara, Alessandro Canelli. “La sensazione, che è una certezza, è che il governo non abbia avuto il coraggio di assumersi le proprie responsabilità – aggiunge –, decidendo per un nuovo lockdown o meno: ora devono essere i sindaci a metterci la faccia. Tutto questo senza neppure pensare a misure di sostegno economico per le categorie eventualmente penalizzate”.

Nella bozza delle ore 15 di ieri compare evidenziato in giallo, e in parte in verde, il comma 2-bis dell’articolo uno, prevede che I sindaci dispongono la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private. Nella versione definitiva, pubblicata, il testo dell’articolo è stato modificato così: Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private.

Nonostante il testo definitivo appaia più soft resta il problema di fondo: la responsabilità sulle spalle dei sindaci di provvedimenti che poi gli stessi sindaci potrebbero non essere in grado di far rispettare. I rischi legati a questo provvedimento vengono sottolineati anche dall’Uncem – l’Unione dei Comuni montani – che stigmatizza lo scarico di responsabilità sui municipi. Inoltre, afferma il presidente Marco Bussone “resta particolarmente complessa l’organizzazione del servizio scolastico” giacché il Dpcm prevede che le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l'ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9. “Questo complica la situazione nelle aree montane, per gli studenti dei Comuni delle Alpi e degli Appennini. In primo luogo a causa della connessione debole o assente, come Uncem ha sempre denunciato – dice Bussone – e soprattutto per l’organizzazione dei trasporti. Che dovrà urgentemente adeguarsi a questa normativa. È un problema organizzativo e di accesso al servizio scolastico che va risolto urgentemente”.

Sulla chiusura di strade e piazze è interviene anche il presidente della Regione Alberto Cirio che assicura: “I sindaci del Piemonte non saranno lasciati soli. Convocherò tutte le associazioni che rappresentano i comuni italiani, Anci, Anpci e Uncem – spiega il governatore – per arrivare ad azioni condivise. Il governo ha scaricato sui sindaci, noi non li lasceremo soli, perché nella pandemia non si può scaricare sul più piccolo o sul più debole. Dobbiamo stare tutti insieme e tutti uniti. Con i sindaci determineremo anche le misure anti assembramento, che sono essenziali per continuare in sicurezza”.

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