Competenza al potere

È persin ovvio ricordare che in questo contesto sempre più drammatico ed inquietante per tutti, soprattutto a Torino e in Piemonte, parlare e discutere sulle prossime elezioni amministrative rischia di essere un esercizio il più delle volte virtuale se non del tutto astratto. Eppure la politica non va in pensione, anche la politica più legata agli organigrammi, agli equilibri e alle consultazioni elettorali. Più o meno lontane. Sempreché non siano rinviate sine die.

Comunque sia, e per restare alla vicende domestiche della vicina Torino, credo che i mesi terribili che abbiamo alle spalle e che, molto probabilmente, avremo ancora davanti a noi per molto tempo, ci consegna una riflessione. Tra le tante che potremmo scegliere. Ma una su tutte si impone, anche in vista del rinnovo di importanti amministrazioni locali. E cioè, la richiesta di qualità, di autorevolezza e di spessore della prossima classe dirigente. In particolare della figura del Sindaco. Certo, il capitolo di come viene scelto è sempre al centro del dibattito delle varie formazioni politiche. Al di là del ricorso alle primarie che, detto tra di noi, in questo momento forse non è neanche opportuno e corretto parlarne... Ma, al di là delle modalità concrete che saranno scelte per indicare e scegliere il vertice politico e amministrativo della città, un dato è ormai sufficientemente chiaro. Ovvero, la competenza, la preparazione e l’esperienza accumulata a livello politico e amministrativo sono categorie sempre più gettonate e richieste da larghi settori della stessa pubblica opinione. La stagione della inesperienza e della incompetenza al potere è ormai alle nostre spalle e non rappresenta più l’orizzonte decisivo per rinnovare e cambiare la politica. E quindi, di conseguenza, anche le pubbliche amministrazioni.

Al riguardo, e come sempre, le ricette sono sempre le più disparate e non mancano affatto le varie disponibilità concrete per individuare le varie soluzioni. Conosciamo le ormai molteplici candidature sia dei partiti che della cosiddetta, ed intramontabile, società civile. Ma il filo rosso che dovrà, comunque vada a finire, legare le singole disponibilità e al netto dei percorsi burocratici e protocollari che saranno individuati di volta in volta, è abbastanza evidente. E cioè, la politica dovrà ritornare protagonista in vista delle prossime elezioni amministrative. Con tanti saluti al populismo e alla demagogia che hanno imperversato in questi m ultimi anni e che, purtroppo, ancora oggi continuano a condizionare larghi settori della politica italiana e ancor più fette consistenti di elettorato. Come ha dimostrato concretamente il recente risultato referendario. Ma la richiesta di competenza, di preparazione, di esperienza e di cultura politica ed amministrativa sono, adesso, più forti del verbo e della prassi populista e antipolitica. Per questo serve un cambio di passo.

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