Debito pubblico in eredità

Una recente ricerca ha evidenziato come negli ultimi anni le entrate delle famiglie dovute ad eredità siano in aumento. La prima causa di ciò è banalmente l’invecchiamento della popolazione con tanti individui anziani e pochi giovani con la conseguenza che l’eredità pesano di più. Altro dato evidenziato dalla ricerca è l’incremento del valore delle eredità ricevute, facilmente spiegabile con il fatto che chi ha vissuto nel boom economico degli anni cinquanta e sessanta ed è riuscito ad accumulare ricchezze è ormai avanti negli anni. Evidenziati questi dati grezzi, nella ricerca, si poneva l’accento sul risparmio nello stesso periodo che invece tende a diminuire. Questo ultimo dato non credo possa stupire nessuno, perché oggi per chiunque non goda di redditi piuttosto alti sperimenta la difficoltà di risparmiare. Chi ha vissuto negli anni del boom economico ha potuto godere di redditi crescenti, costi bassi e un’imposizione fiscale ridotta, al contrario di chi vive oggi. La tecnologia migliora la vita dell’uomo, ma ha i suoi costi. In questo periodo di didattica a distanza quante famiglie hanno dovuto comprare un computer per poter far studiare i figli? Cinquant’anni fa le famiglie non avevano la necessità di aver un collegamento Internet a casa, uno o più computer per i figli, di iscrivere i figli in palestra e così via. Chi ha vissuto negli anni del boom oltre a godere di poche tasse e di redditi in crescita, aveva costi per vivere ridotti.

La somma della riduzione dei risparmi e dell’aumento dei trasferimenti dovute ad eredità fa concludere agli autori della ricerca che si riduce il cosiddetto ascensore sociale, ovvero la possibilità che un individuo nato in una famiglia a basso reddito, possa aspirare ad un lavoro che gli permetta di guadagnare più della sua famiglia di provenienza. Se i trasferimenti di eredità prevalgono sui risparmi, chi viene da una famiglia ricca rimane ricco, chi viene da una famiglia povero rimane povero. Una considerazione ovvia, ma il problema principale rimane la riduzione del risparmio che denota una riduzione dei redditi medi. E in una economia stagnante come quella italiana è piuttosto difficile che i redditi possono salire. È evidente che negli anni del boom economico l’ascensore sociale funzionava egregiamente, ma ciò era dovuto alla crescita impetuosa dell’economia. Se un’azienda continuava assumere è piuttosto normale che i dipendenti più anziani assumano il ruolo di guida diventando quadri, ma oggi quando il rischio è il licenziamento pensare di ottenere una promozione è una chimera ad ogni livello.

Una considerazione ulteriore che si può aggiungere alla ricerca in questione è quanto dei patrimoni ereditati è frutto del debito pubblico. Oggi ci troviamo un colossale debito pubblico che si è formato negli anni passati per poter elargire posti pubblici, pensioni a fronte di contributi irrisori, prepensionamenti, baby pensioni, cassa integrazione decennali fino a tassi di interessi reali sui titoli di debito pubblici piuttosto alti. Quante eredità si sono potute formare perché si sono versati pochi contributi a fronte di generose pensioni? O quanti patrimoni sono potuti crescere con velocità grazie al comodo e sicuro investimento nei Bot con tassi di oltre il 10%? Considerando anche un’inflazione più alta di quella odierna ci sono stati periodi in cui i tassi reali superavano il 4/5% annuo. Provate ora a trovare un titolo di stato che offra simili opportunità. Poter investire a tassi di interesse così alti senza rischi permette di incrementare i propri risparmi in maniera significativa. Chi lavora oggi e chi lavorerà domani sopporta e sopporterà una pressione fiscale elevata e una riduzione dei servizi pubblici per poter ripagare il debito pubblico. Si può concludere che il trasferimento di eredità a livello macroeconomico vada a compensare il debito pubblico lasciato in eredità dalle vecchie generazioni. Una considerazione generale che ovviamente trascura i mille casi concreti, ma evidenzia l’influenza pesante della finanza pubblica nella vita delle famiglie.

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