OPERE & OMISSIONI

Alluvione, si allungano i tempi per i risarcimenti

La Protezione Civile chiede chiarimenti alla Regione sull’inserimento del Torinese e dell'Alessandrino tra le aree colpite. Oggi una riunione con il dipartimento diretto da Borrelli. Scadenze ravvicinate per il governatore-commissario Cirio

Chissà se sorvolando in elicottero quella parte di Piemonte, soprattutto il Cuneese, stravolta dall’alluvione il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli non avesse richiamato la necessità di “essere tempestivi” e se Fabiana Dadone da Carrù, ministro grillino della Funzione Pubblica, pure lei sull’elicottero, non avesse annunciato “semplificazioni burocratiche”. 

Già, perché con queste autorevoli premesse e promesse oggi, proprio oggi, in mattinata ci sarà ancora una riunione per chiarire più di un aspetto e cercare di sciogliere nodi che ancora ci sono sulla documentazione necessaria a far arrivare in Piemonte i 15 milioni stanziati dal Governo in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza per la calamità del 2 e 3 ottobre scorsi. Tempestività e semplificazione si fermano, per l’ennesima volta, davanti a ostacoli che non sono del tutto romani, avendo la Regione, inconsapevolmente o meno, contribuito a rallentare una procedura logicamente attesa contando i giorni dalle amministrazioni locali e dai cittadini delle zone colpite. 

Per comprendere quello che sta succedendo e il motivo della riunione odiena cui in via telematica parteciperanno i funzionari della Regione bisogna andare indietro di circa un mese. “In data 30 ottobre la Regione Piemonte ha avanzato richiesta di estensione dello stato di emergenza, per gli stessi eventi, alla provincia di Alessandria e al territorio della Città Metropolitana di Torino – si legge in un documento del Governo datato ieri –. Gli elementi informativi di dettaglio, circa le esigenze per interventi e misure più urgenti da adottare in tali territori, sono stati forniti dalla Regione nella tarda serata di mercoledì 25 novembre 2020”. E già emerge come è passato quasi un mese dalla richiesta di ampliare l’area da ricomprendere nello stato di emergenza a quando, appena l’altro ieri, sono state inviate a Roma le informazioni necessarie”.

Ci hanno messo, invece, davvero poco a Roma per valutare il dossier arrivato da Torino e concludere che “dalla prima analisi di tale documentazione è stata ravvisata la necessità di chiedere chiarimenti e approfondimenti, in ordine all’individuazione puntuale delle esigenze più urgenti sia in termini di interventi per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità sia in merito ai correlati fabbisogni economici”.

L’auspicio, con il rischio che rimanga tale, è di vedere chiariti tutti gli aspetti richiesti dal Dipartimento delle Protezione Civile nella conference call di questa mattina. Intanto quel che doveva esser rapido e snello, per ora, si dimostra altra cosa. Ma pone anche un interrogativo: perché il presidente della Regione che lo scorso 9 novembre verrà nominato commissario delegato, dieci giorni prima decide di allargare ad aree dell’Alessandrino e del Torinese alle provvidenze disposte dal Governo il 22 ottobre per le province di Cuneo, Biella, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola? 

“Da ieri la centrale operativa dell'unità di crisi regionale è aperta h24: uomini e donne della Protezione civile di Torino, Asti e Alessandria, non colpite dal maltempo, stanno aiutando nella Granda, nel Vercellese, in Valsesia”, diceva il governatore il 3 ottobre poco dopo aver firmato la richiesta dello stato di emergenza. Nessuna guerra tra province sugli aiuti che si spera che arrivino presto, per carità. Certo appare un poco strana quell’“aggiunta” arrivata più di tre settimane dopo l’alluvione. E che, soprattutto, adesso rischia di allungare i tempi o, peggio ancora, offrire il destro per differire qualcosa che invece è urgente. Poco meno di un mese per scoprire che un pezzo di Piemonte sarebbe rimasto fuori dagli aiuti per opere sul territorio e risarcimenti, un altro mese per produrre la documentazione a supporto della tardiva richiesta.

Il calendario, intanto, scorre. Anche per gli adempimenti che la nomina a commissario attribuisce e impone a Cirio. L’ordinanza della Protezione Civile impone che entro 30 giorni dalla nomina “predisponga gli interventi urgenti” ed entro due mesi “identifichi i fabbisogni inerenti le prime misure di sostegno ai privati e alle attività nonché per gli interventi più urgenti di riduzione del rischio residuo”.

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