VERSO IL 2021

Appendino sindaca fino in autunno,
urne di primavera a rischio rinvio

L'andamento dell'epidemia, il rischio di una seconda ondata e la campagna di vaccinazione rafforzano l'ipotesi di uno slittamento delle elezioni. Peraltro come accaduto già quest'anno. Un assist inaspettato per i sostenitori delle primarie

E se a Chiara Appendino toccasse fare gli straordinari? Se davvero la sindaca pentastellata, tanto smaniosa di chiudere il suo travagliato quinquennio alla guida della città, si trovasse costretta a restare al piano nobile di Palazzo Civico fino a inizio autunno? L’ipotesi di uno slittamento delle elezioni in programma nel 2021 è tutt’altro che peregrina, anzi circola ormai da giorni: in programma tra maggio e giugno, le urne potrebbero essere procrastinate a settembre, proprio come accaduto quest’anno. Il convitato di pietra è, naturalmente, è il virus e la variabile l’andamento dell’epidemia: non si è ancora conclusa la seconda ondata che già si parla di una eventuale terza, pronta a manifestarsi dopo le festività natalizie. Quanto durerà? Sarà più o meno intensa delle prime due? E i vaccini quando saranno disponibili? Tutte domande cui oggi nessuno è in grado di dare una risposta. Anzi proprio sui vaccini c’è chi ipotizza che la campagna di vaccinazione più massiccia potrebbe avvenire proprio tra giugno e luglio e farla coincidere con un’altra campagna, quella elettorale, risulterebbe un azzardo.

Meglio tirare il fiato e spostare la data in là, predicano i più prudenti. L’ipotesi circola tra i banchi parlamentari e rimbalza nelle città interessate: da Roma a Napoli, da Bologna a Milano, fino naturalmente a Torino dove entrambi i principali schieramenti ancora annaspano alla ricerca di un candidato. Più avanti il centrodestra, dove l’opzione civica è rappresentata dall’imprenditore con imprimatur leghista Paolo Damilano, mentre quella politica risponde al nome della deputata forzista Claudia Porchietto, su cui Silvio Berlusconi avrebbe deciso di puntare in modo deciso. Ben più complesso è il quadro nel centrosinistra dove le primarie sono finite in ghiacciaia, mentre il rettore del Politecnico Guido Saracco si è sfilato e nel Pd fioccano le candidature. Certo è che, con il possibile slittamento delle urne a settembre, anche l’iter per la scelta dell’aspirante sindaco subirebbe un rallentamento e paradossalmente a quel punto si riaprirebbe una finestra anche per le primarie. Nulla infatti vieterebbe, con le urne in autunno, di allestire i gazebo a maggio o a giugno: una soluzione che toglierebbe d’impaccio Nicola Zingaretti, il quale farebbe volentieri a meno di immischiarsi in diatribe locali, mantenendo un atteggiamento equidistante, di arbitro più che di giocatore. Non solo Torino è ancora in alto mare, a Bologna si arrovellano su eventuali primarie on line, a Milano si attendono le decisioni di Giuseppe Sala e nella Capitale M5s e Pd sono ostaggio delle bizze di Virginia Raggi e dalle ambizioni di Carlo Calenda.

In questo scenario la sindaca uscente pare, neanche troppo a sorpresa, ben più interessata alle dinamiche del centrosinistra, piuttosto che a quelle in casa propria. Non pare troppo impegnata, per dirla con un eufemismo, a cercare una candidatura forte del Movimento 5 stelle, anche perché sa bene quanto l’impresa risulterebbe improba. Ciò che più le preme è lasciare in buone mani la propria eredità e, soprattutto, che chiunque succeda non sia animato da anse denigratorie e men che meno da spirito di vendetta. E questo, secondo chi ha avuto modo di raccogliere i suoi pensieri, vuol dire prima di tutto evitare che a sedersi al suo posto sia chi ha avuto a che fare con l’amministrazione di Piero Fassino. Una lettera scarlatta con la quale ha voluto marchiare a fuoco il capogruppo dem Stefano Lo Russo, che in questi cinque anni non gliene ha perdonata una dai banchi dell’opposizione in Sala Rossa, ma anche l'ex assessore all'Ambiente Enzo Lavolta, oggi vicepresidente del Consiglio comunale, anche lui tra i pretendenti. Un atteggiamento opposto rispetto a quello che avrebbe manifestato nei confronti di Andrea Giorgis, sottosegretario alla Giustizia nel governo giallo-rosso, leale collaboratore del guardasigilli grillino Alfonso Bonafede e soprattutto il nuovo cavallo su cui punta Sergio Chiamparino, dopo il passo indietro di Saracco. Mandare in campo un candidato il più possibile non ostile alla prima cittadina è il principale obiettivo di un Pd che sa bene quanto sia pressoché scontato il ballottaggio e quanto possa far male una saldatura tra gli elettori di centrodestra e quelli pentastellati. E proprio perché Appendino conosce bene i fantasmi che agitano i sogni dem, farà di tutto per orientare la scelta del suo successore.

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