GRANA PADANA

Fuga dalla Lega, Novi traballa

Con l'addio di altri tre consiglieri il partito di Salvini dimezza la rappresentanza in consiglio. Per il sindaco Cabella si annunciano grane. E così l'espugnazione della "Stalingrado del Basso Piemonte" rischia di diventare una vittoria di Pirro

Lega? No, Novi. Ha il sapore del cioccolato amaro il boccone che il partito di Matteo Salvini deve ingurgitare nella città eretta a simbolo della riscossa contro la sinistra, che il comune “annesso” alla Liguria nella celebre topica di Giovanni Toti ha governato ininterrottamente dalla Liberazione fino alle ultime elezioni, quella appunto della conquista leghista.

Pochi giorni fa il capogruppo Marco Bertoli e due consiglieri, Francesco Bonvini e Cristina Sabbadin, sono scendi dal Carroccio salviniano e costituito il gruppo “Solo Novi”. Qualche tempo prima, ad aprire la strada e la falla, era stato un altro componente del consiglio comunale, Luciano Saracino. “Saremo equidistanti da tutti i partiti e voteremo di volta in volta secondo coscienza, per il bene della città. Più volte abbiamo denunciato l’immobilismo della giunta. Era necessaria una scossa”, spiegazione della scissione e programma futuro dei fuoriusciti.

Passano un paio di giorni appena e proprio su una votazione l’amministrazione guidata da Gian Paolo Cabella, già dirigente dell’Asl, la cui elezione nella sempiterna rossa Novi era stata preparata da una battaglia senza risparmio da parte del centrodestra, ma soprattutto della Lega che aveva portato in città Matteo Salvini proprio a chiudere la campagna elettorale. La folla che lo aveva accolto insieme al segretario regionale Riccardo Molinari e, un passo indietro sul palco, il futuro presidente della Regione Alberto Cirio era stata un segnale preoccupante per il centrosinistra che riproponeva l’uscente Rocchino Muliere.

Battaglia nella Stalingrado del Basso Piemonte vinta e medaglie, come quella appuntata sul petto proprio a Molinari. Il quale adesso non pare certo prenderla bene questa storia degli ammutinamenti. Prese di distanza, critiche e defezioni che un anno e mezzo dopo stridono con gli entusiasmi e i propositi lanciati da quel palco e ribaditi dal sindaco, il quale adesso di fronte alle crepe sceglie di non dire nulla. Nel frattempo il nuovo gruppo, con i suoi voti determinanti, spinge per qualche cambio nella squadra di governo, provando a sostituire l’attuale assessore leghista Roberta Bruno con Maria Rosa Porta di Forza Italia.

Sospetti di manovra all’interno della coalizione e operazioni da guastatori allarmano i vertici leghisti nella provincia del suo numero uno regionale, nonché capogruppo alla Camera. L’altra sera dai banchi del partito di Salvini hanno trattenuto il fiato. C’era da votare il bilancio consolidato e il programma di mandato. I fuoriusciti, alla fine, si sono astenuti evitando di affossare i provvedimenti con un voto contrario che avrebbe portato alla parità e quindi alla bocciatura. Un colpo di avvertimento per la Lega. Un assist per il centrosinistra: “In consiglio comunale la Lega è passata da 8 consiglieri a 4. Ora ha meno consiglieri del nostro gruppo di minoranza, Democratici per Novi – il commento di Muliere –. Con la creazione del nuovo gruppo il sindaco deve prendere atto che non ha più la maggioranza”.

print_icon