EMERGENZA ECONOMICA

"Adesso fateci lavorare", bar e ristoranti in piazza

Torna la protesta dei locali ormai chiusi da un mese. Il nuovo dpcm vorrebbe riaprirli ma solo fino alle 18. Confesercenti: "Non basta". Mobilitazione domani in piazza Castello a Torino

Tornano in piazza bar e ristoranti. Anche i pubblici esercizi vogliono poter riaprire le serrande e per questo è stata indetta dalla Fiepet, la Federazione dei pubblici esercizi, una manifestazione in programma domani, venerdì 14 (alle 15), in piazza Castello. #FateLavorareAncheNoi è lo slogan, sottoforma di hashtag, con cui parte la mobilitazione.

“Siamo stanchi di assistere all’agonia di un intero settore – protesta Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Torino –. Ora basta: bar, ristoranti, pizzerie e tutti gli altri pubblici esercizi devono riaprire subito e senza incomprensibili limitazioni alle 18, o rischiano di non riaprire mai più”. “Nell'occasione - dice Banchieri - incontreremo il prefetto, al quale chiederemo di farsi portavoce presso il governo di una situazione sempre più grave e preoccupante. Siamo convinti che il giustissimo rispetto dei protocolli di sicurezza sia compatibile con lo svolgimento dell’attività delle nostre imprese. Davvero bar e ristoranti sono i focolai d’Italia? Non è credibile: riaprire in sicurezza si può e si deve farlo entro pochi giorni”.

Si parla di oltre 30mila imprese in tutto il Piemonte (8mila a Torino città, che salgono a 15mila con la provincia) con circa 85mila addetti. Tanti sono i pubblici esercizi rimasti chiusi in queste settimane di zona rossa e che il nuovo dpcm vorrebbe riaprire ma con limitazione alle 18 di sera, facendo perdere, dunque, tutti i potenziali affari della sera.

“La nostra categoria – spiega Fulvio Griffa, presidente di Fiepet-Confesercenti – è stata la prima a chiudere e sta ancora subendo il blocco. Nel frattempo, il 15-20 per cento dei colleghi non ha ancora ricevuto l’indennizzo del decreto ristori che sarebbe dovuto arrivare al più tardi lo scorso 15 novembre, la pratica prevista per avere il bonus filiera è praticamente ingestibile e fra qualche giorno ci chiederanno di pagare la Tari: migliaia di euro a locale, anche in assenza di produzione di rifiuti. Insomma: entrate azzerate o ridotte al lumicino, ritardi nei contributi, comunque insufficienti a compensare le nostre perdite, e spese certe. In molti rischiano la chiusura definitiva e anche le conseguenze occupazionali sarebbero drammatiche”.

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