SANITA’ AL BIVIO

Fondi per la medicina territoriale.
E nasce l'azienda sanitaria "Zero"

Prime misure del piano predisposto dall'ex ministro Fazio. Dieci milioni dotare la rete di infermieri di comunità e medici di famiglia. Il Pd: “Buona proposta, ma non risolve tutti i problemi”. Pronta la super Asl sul modello veneto: "Non si occuperà solo di acquisti"

Dieci milioni di euro in più per la medicina territoriale e un’“azienda zero” sovraordinata rispetto ad Asl e Aso sul modello applicato in Veneto ormai da quattro anni. Due provvedimenti che in tempi rapidi dovranno essere attuati e per i quali sono pronti altrettanti progetti di legge destinati a correre su corsie preferenziali per accelerare il più possibile l’iter in Consiglio regionale.

La robusta iniezione di risorse finanziarie è la prima e più concreta risposta alle necessità che drammaticamente la sanità sul territorio ha mostrato non solo nella prima ondata della pandemia in Piemonte, ma anche in quella tutt’ora in corso. Debolezze e inefficienze che, come detto più volte in questi mesi di emergenza negli ospedali, si sono ripercosse proprio sulla rete dei nosocomi, da quello più piccolo al più grande, più volte prossimi al collasso per un numero di ricoveri che terapie domiciliari appropriate e un’assistenza adeguata avrebbero ridotto e potrebbero ad oggi ridurre. Non sempre o quasi mai la medicina territoriale riesce a fornire risposte adeguate, sia per una programmazione e un’aggiornamento mancati per anni e decenni, sia per la scarsità di mezzi. 

L’annuncio fatto ieri dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi e dall’ex ministro Ferruccio Fazio nell’incontro a distanza con la IV commissione del Consiglio regionale è, seppure molto importante, solo una parte delle misure che la Regione porrà in atto dopo la conclusione del lavoro di analisi e proposte compiuto proprio dalla task force guidata dall’ex titolare del dicastero della Sanità dal 2009 al 2011 e chiamato la primavera scorsa dal governatore Alberto Cirio ad elaborare un piano per la riforma e il potenziamento della medicina territoriale.

Proprio la decisione di Cirio di comunicare oggi in una conferenza stampa l’esito del lavoro del gruppo di Fazio e gli atti che ne deriveranno, ha impedito che ai consiglieri regionali collegati fosse fornito il piano nella sua interezza. “In attesa di leggerla, sembra comunque una buona proposta, specie per l’apertura agli infermieri di comunità”, osserva il consigliere del Pd Daniele Valle che non rinunciando a rimarcare la stranezza di quell’embargo sul piano Fazio anche agli stessi componenti della commissione, avverte come quella parte pur importante relativa agli infermieri “non sia sufficiente da sola a risolvere i problemi della sanità di territorio”.

Mentre l’ex ministro osserva la consegna del silenzio sui risultati e le proposte del suo gruppo di lavoro, sono ancora le parole di un esponente della minoranza, il consigliere dem Domenico Ravetti, a incrociare in maniera inattesa quelle dell’assessore alla Sanità. Succede sull’altro provvedimento annunciato in commissione, ovvero l’istituzione dell’azienda sanitaria zero il cui progetto di legge dovrebbe essere depositato oggi stesso da Icardi. Non più tardi di lunedì scorso Ravetti pubblica sul suo sito un lungo intervento il cui incipit è “In Veneto la sanità funziona” e poi riconduce una delle ragioni dell’efficienza sanitaria nella regione governata da Luca Zaia al fatto di avere solo 9 Usl (l’equivalente delle Asl), un’azienda ospedaliera, una universitaria e un’istituto oncologico e poi, appunto, l’azienda zero “che nel rispetto del piano socio sanitario approvato dal consiglio regionale, gestisce tutti gli acquisti, programma le finanze, gli investimenti, stabilisce i costi standard, stabilisce gli obiettivi per i direttori generali, accredita le strutture private, si occupa di formazione del personale, di logistica e coordina tutti gli uffici legali”.

Su questo modello Ravetti poneva una domanda: “Il Piemonte che ha 500mila abitanti in meno del Veneto  conta 12 Asl, 3 Aziende Ospedaliere, 3 Aziende Ospedaliere Universitarie. Si può rafforzare il nostro sistema centralizzando tutto ciò che non è sanitario e lasciando alle varie aziende, in numero inferiore, solo il compito di mantenere in salute i piemontesi?”. La risposta a quella domanda dai banchi del Pd sembra arrivare, si vedrà se in tutto o in parte, con il progetto che Icardi spiega essere già pronto.

“Divideremo in maniera più chiara ed efficace la programmazione dalla gestione e l’azienda zero sovrintenderà tutte le aziende sanitarie, ospedaliere e universitarie con un controllo e un coordinamento che spesso, da sempre, si è rivelato non adeguato”, spiega l’assessore che pur prendendo a modello quella del Veneto con l’accentramento gestionale a partire dagli acquisti, passando per il comparto tecnico e amministrativo, annuncia che il suo progetto contempla anche altro.

“In questa azienda verranno inseriti servizi di rilievo regionale come il Dirmei, il 118, il dipartimento della medicina territoriale e altri ancora”. Seguendo sempre il modello del Nord-Est dopo la costituzione dell’azienda zero sarà ridotto anche il numero delle aziende? “Una cosa deve’essere chiara – avverte Ravetti –. La riforma non si fa a pezzi e, quindi, non si può sfuggire dall’adozione di un nuovo piano sociosanitario regionale”. Quel che è certo è che il progetto dell’assessore farà fibrillare più di un direttore di Asl e Aso al pensiero di un direttore dei direttori, quale sarà il numero uno dell’azienda zero.

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