TRAVAGLI DEMOCRATICI

Salizzoni cambia idea: "Sì alle primarie purché non divisive"

Il mago dei trapianti vuole correre per fare il sindaco di Torino, ma chiede un’investitura unitaria. Anzi, un plebiscito. Solo con questa garanzia è disponibile a partecipare alle consultazioni di coalizione. Ma chi lo consiglia? Siamo alla circonvenzione di capace

È sorpreso persino lui, figuriamoci noi. A poche ore dall’incontro tra i vertici del Pd e il gruppo consiliare dem della Regione, dove ha ribadito per l’ennesima volta la sua contrarietà alle primarie (“strumento divisivo”), Mauro Salizzoni fa dietrofront e comunica di essere disponibile a sottoporre la sua candidatura a sindaco di Torino al voto nei gazebo di attivisti ed elettori del centrosinistra. Lo fa dopo aver preso atto dello sconcerto provocato dalle sue dichiarazioni, che tradiscono una certa confusione politica del mago dei trapianti. “Oggi i giornali riportano due miei pensieri contrapposti sull’ipotesi primarie: non sarei disponibile a parteciparvi, dicono gli uni, sarei pronto a parteciparvi scrivono gli altri”, riscontra il chirurgo, oggi vicepresidente di Palazzo Lascaris.

“Vorrei evitare di apparire contraddittorio, quindi mi tocca chiarire il mio pensiero: credo che le primarie siano in alcuni casi uno strumento divisivo, mentre oggi serve unità, tra i torinesi, nel Pd e nel centrosinistra”. A maggior ragione sotto il giogo della pandemia. “Se, però, la coalizione deciderà di organizzarle (purché in totale sicurezza e magari con modalità innovative), nella convinzione che la partecipazione diretta di militanti, simpatizzanti e cittadini sia la strada migliore per garantire l’unità del centrosinistra e la più ampia partecipazione, allora dico: benissimo, avanti con le primarie, io ci sono”. Salizzoni, insomma, chiede un’incoronazione, un plebiscito non accorgendosi così di travisare la natura di consultazioni nate apposta per giungere a una sintesi partendo dal confronto di opzioni politiche diverse. Tanto di cappello al luminare della medicina, ma nella sua nuova veste di politico – da candidato al Comune di Ivrea e nei quasi due anni di Consiglio regionale – Salizzoni mostra preoccupanti ingenuità che molto abilmente (ma irresponsabilmente) qualcuno pensa di usare per i soliti giochetti di bottega. Per questo ieri, dopo aver fedelmente riportato il suo contraddittorio pensiero, abbiamo parlato del rischio di “circonvenzione di capace”.

Salizzoni è certamente popolare, giustamente stimato e apprezzato, probabilmente potrebbe riuscire a vincere le primarie e, magari, pure le elezioni. Ma poi dovrà sedersi al piano nobile di Palazzo civico e dare a Torino un progetto per i prossimi dieci anni. E a pesare non sono solo le 72 meravigliose primavere sul suo groppone. “A chi mi dice che sono troppo vecchio per correre, ricordo che lascio indietro tanti più giovani”, risponde Salizzoni ricordando la sua tempra di corridore. Il problema è che qui non si tratta solo di correre e tagliare il traguardo. C’è una città da governare, declinandola al futuro.

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