EMERGENZA SANITARIA

Il contact tracing è saltato tamponi agli asintomatici 

Direttiva del Dirmei alle Asl e ai medici di famiglia torna a disporre il test per chi è stato vicino a un positivo anche se non presenta sintomi. L'assessore Marnati: “Tenere una soglia di tracciamento alta in vista della terza ondata”. Dubbi sulla tenuta dei Sisp

Non saranno più soltanto le persone sintomatiche che hanno avuto un contatto con un caso accertato di Covid ad essere sottoposte al tampone. Il test molecolare da oggi sarà effettuato anche a chi non presenta alcun sintomo ma è stato segnalato tra coloro che nel periodo considerato a rischio sono stati vicini, sia in ambito familiare, sia lavorativo o sociale con chi è risultato positivo. 

La disposizione inviata dal Dipartimento per le malattie infettive e le emergenze a tutte le Asl, ai Sisp e ai medici di medicina generale impone quello che è un deciso cambio di rotta. Fino a ieri, infatti, di fronte a un caso accertato il tampone era prescritto soltanto a quei contatti che presentavano sintomi tale da sospettare il contagio. Da oggi basta il contatto per far, obbligatoriamente, disporre il test. Che poi è quello che accadeva prima che il numero dei test salisse a dei livelli tali da non consentire più questo tipo di tracciamento, imponendo la scelta di effettuare la verifica molecolare soltanto su chi presentava sintomi.

“L’attuale quadro epidemiologico, pur evidenziando un graduale allentamento dell’epidemia, dimostra un’elevata persistenza della carica virale”, premette il Dirmei nella circolare con cui si richiama “l’attenzione e la puntuale applicazione” delle disposizioni, avvertendo che “tale attività non può e non deve essere procrastinata e deve essere effettuata nei tempi e nelle scadenze previste”. Il dipartimento sottolinea, inoltre, che “il personale da adibire alla stessa attività non sarà distolto per altre incombenze, stante la priorità massima dell’attività in questione”. Massima priorità che viene spiegata con la necessità di tracciare anche quei contatti che, complice l’elevatissimo numero dei tamponi effettuati fino a non molti giorni addietro, sfuggivano proprio perché asintomatici, ma senza alcuna sicurezza che non si fossero contagiati e che, quindi, potessero contagiare altri.

“Da un paio di settimane si era notata una diminuzione del numero dei tamponi e da questo dato è partita la decisione di ritornare a un contact tracing al quale si era dovuto rinunciare”, spiega Matteo Marnati l’assessore regionale che ha la delega alla Ricerca applicata per l’emergenza Covid. “Di fronte a un calo di test, specialmente in alcune Asl, si è ribadita la necessità di tenere un livello medio alto di tracciamento. Questo in vista delle festività natalizie e di fine anno, ma non di meno della terza ondata che ormai la maggioranza degli esperti prevedono a gennaio”. Dagli epidemiologi è arrivato il parere positivo a questo cambiamento che avrà inevitabilmente un impatto sul sistema. Non sui laboratori che Marnati garantisce essere in grado, tra quelli regionali e quelli esterni, di garantire un numero di analisi enormemente superiore rispetto a quello che nella prima ondata aveva creato problemi, piuttosto su altri fasi dell’attività di screening.

Mentre i centri dove si processano i test sono in grado di lavorarne a decine di migliaia, come reagiranno i Sisp, i Servizi di igiene e sanità pubblica delle Asl di fronte a questo cambiamento che li riporterà in uno scenario dove intoppi, ritardi e disagi per chi doveva sottoporsi al tampone o attenderne l’esito sono stati una costante? Dal fronte medico, ospedaliero e non, la modifica introdotta che amplia lo screening a soggetti fino a ieri esclusi è vista come un provvedimento importante per rafforzare il tracciamento e prepararsi alla tenuta è prevista terza ondata. Scoprire persone che, pur senza sintomi, possono contagiarne altre o ammalarsi di lì a qualche giorno è decisamente importante, potendo in questo modo disporre subito l’isolamento evitando la diffusione del virus. Ma il sistema della medicina del territorio che ha mostrato il fianco proprio di fronte alla necessità di eseguire sempre più tamponi, arrivando al punto di dover rinunciare a farli a chi non aveva sintomi pur essendo stato in contatto con un positivo, sarà in grado di reggere?

Le difficoltà per i medici di famiglia nell’utilizzo della piattaforma informatica e il difficile rapporto con i Sisp torneranno a presentarsi, anche se la pressione attuale della richiesta dei tamponi è calata, ma tornerà a crescere con l’allargamento della platea? Tra le ipotesi prese in considerazione dal Dirmei c’è anche quella di un ritorno al tampone di verifica a fine malattia per decretare il termine della quarantena, oggi stabilito in assenza di test al ventunesimo giorno dal primo tampone positivo. “Prima verificheremo – spiega Marnati - come procederà e con quanti numeri questa nuova fase di contact tracing”. Uno stress test del sistema del quale non è facile prevedere un esito del tutto positivo. Parola che, in questo caso, sarebbe da auspicare.

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