BANCHI DI NEBBIA

Scuola, slitta il rientro: superiori in aula solo dal 18 gennaio (forse)

In Piemonte confermata la riapertura il 7 per le sole elementari e medie. Licei e istituti tecnici ancora a casa con la didattica a distanza. Ma con la modifica dei parametri per le zone possibili nuovi stop. Scontro nel Governo, Regioni in ordine sparso

Dopodomani si torna a scuola, ma non nelle superiori dove le lezioni in presenza per il 50% degli studenti riprenderanno da lunedì prossimo. Ma non in Piemonte dove il presidente Alberto Cirio ha deciso di posticipare il rientro in licei e istituti tecnici il 18 gennaio. La decisione di Palazzo Chigi arriva dopo mezzanotte e uno scontro all’interno del Governo risolto con una mediazione tra le posizioni di chi, come il M5s e la sua ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ha cercato di tenere il punto sul ritorno in aula dopodomani e chi, invece, come il Pd con il capo delegazione Dario Franceschini aveva posto con forza la richiesta di un rinvio, tanto da porre la questione come tema politico.

Il consiglio dei ministri ha anche varato l’atteso decreto-ponte, in vigore dal 7 al 15 (data in cui scadrà l’ultimo Dpcm) stabilendo che tutta l’Italia sabato e domenica prossimi sarà zona arancione con bar e ristoranti chiusi, mentre negli altri giorni si passerà a un giallo “rafforzato” con il divieto di spostamenti tra le regioni. Confermate le anticipazioni circa l’abbassamento della soglia dell’indice Rt per stabilire i livelli di restrizioni in ambito regionale, dal giallo al rosso: con l’Rt a 1 si finirà in zona arancione, a 1,25 in quella rossa.

Insomma, sulla scuola, è finita con un colpo al cerchio alla botte. E poteva finire peggio per il Governo. Quando il Pd su indicazione di Nicola Zingaretti e per bocca di Franceschini chiede si tenere chiuse tutte le scuole fino alla metà del mese, è scontro aperto con i Cinquestelle e in particolare con Azzolina. Ma a favore della riapertura dal 7 senza ulteriori rinvii ci sono anche le due ministre di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. "Il rinvio è segno di un caos inaccettabile – sbottano le ministre renziane –. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio". Nella animata discussione ce n’è anche per la titolare delle Infrastrutture la dem Paola Demicheli, “l'organizzazione dei trasporti è stata totalmente assente”, attaccano i Cinquestelle.

Il rinvio del ritorno in classe per le superiori viene letto anche come un tentativo di disinnescare gli effetti delle decisioni che alcune Regioni avevano già assunto autonomamente e alle quali il Gioverno chiederà di ritirare le ordinanze. Non è questo il caso del Piemonte dove tuttavia, Alberto Cirio ancora ieri durante la conferenza stampa di inizio anno, con l'assessore all'Istruzione Elena Chiorino aveva rimandato tutto proprio all’attesa delle decisione del Governo non escludendo comunque di poter assumere decisioni diverse “come abbiamo già fatto in passato”, ricordando il provvedimento più restrittivo rispetto a quelli del Dpcm adottato nei mesi scorsi. E così è avvenuto: l’ordinanza prevede il mantenimento della didattica a distanza al 100% per le scuole superiori fino al 16 gennaio con ritorno in classe in presenza a partire dal 18 gennaio, “sempre compatibilmente con l’andamento dell’epidemia”.

“Non chiedetemi se le scuole riapriranno il 7” aveva detto il governatore, manifestando tutte le perplessità circa l’esito della riunione serale del Consiglio dei ministri rispetto all’annuncio perentorio della Azzolina, avendo già annusato l’aria che tirava nel Pd durante l’incontro in teleconferenza domenica sera con i ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari Regionali Francesco Boccia, entrambi sul fronte rigorista. “L’importante è evitare una scuola che vada a singhiozzo con chiusure che seguono le riaperture”, aveva chiesto Cirio. Difficile dire se davvero non accadrà.

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