VERSO IL VOTO

Salizzoni rinnega il centrosinistra: "Discontinuità anche da Fassino"

Una posizione di apparente equidistanza. In realtà l'ex mago dei trapianti strizza l'occhio ai grillini e pur di strappare la candidatura a sindaco di Torino è pronto all'autodafé. Poi l'abluzione nelle sacre fonti "delle nostre radici di lavoratrici e lavoratori"

Discontinuità dai cinque anni targati M5s, ma anche “rispetto alle precedenti amministrazioni di centrosinistra”. Ritagliandosi una posizione di (apparente) equidistanza da grillini e dem Mauro Salizzoni ribadisce la “disponibilità a candidarmi come sindaco”, rinvigorito dai risultati di un sondaggio che lo indica come il più popolare tra i pretendenti alla carica di primo cittadino nel centrosinistra. Nulla di sorprendente, del resto come ricorda Mimmo Portas, leader dei Moderati e pioniere in città del marketing politico, “anche la Coca-Cola è più conosciuta della Lurisia, ma sappiamo cosa è meglio per la nostra salute”. Fuor di metafora, Salizzoni è stimato e conosciuto, la sua notorietà potrebbe risultare vincente nelle urne, ma ciò non significa che possa anche essere un buon sindaco.

Con un post su facebook il chirurgo, oggi vicepresidente di Palazzo Lascaris, parla di Torino come una città che “appare spaesata e smarrita” e che “deve ritrovare orgoglio, energie, visioni, orizzonti di futuro”. “Per settimane – dice Salizzoni – ho letto il mio nome, ho visto avanzare di ipotesi di ticket oppure suggerimenti a fare il capolista (senza che peraltro nessuno abbia chiesto la mia opinione). Così ho letto di ipotesi di primarie riservate ai soli iscritti. Mi permetto di osservare che questo non mi pare il modo migliore per affrontare la difficile sfida che attende la coalizione di centro sinistra. In politica, come nel calcio, l’eccesso di tatticismo può essere controproducente, può finire con alimentare confusione e disorientamento nei giocatori (e nel pubblico), e così si finisce con il perdere la partita”. Un messaggio rivolto direttamente al Pd ma anche a Sergio Chiamparino, il primo a proporre l’ipotesi di un tandem elettorale con Stefano Lo Russo, in cui il professore del Politecnico sarebbe il candidato a sindaco e il mago dei trapianti il capolista del Pd. Proposta rispedita al mittente senza troppi complimenti.

E proprio nei confronti dei tre sindaci di centrosinistra che hanno preceduto Chiara Appendino e del Partito democratico arriva l’affondo finale quando suggerisce alla coalizione una proposta in “discontinuità rispetto alle precedenti amministrazioni di centrosinistra. Nel 2016 non si è perso per caso, si è pensato che bastasse essere onesti e capaci amministratori. Perché tanti torinesi allora hanno preferito non confermare un sindaco come Fassino, capace e preparato come gli assessori della sua Giunta? Ho sempre avuto l’impressione che il Pd non abbia sufficientemente approfondito a suo tempo le cause di quella eclatante e inaspettata sconfitta, non abbia saputo incanalare tante voci di disagio”. Una posizione che, in modo neppur troppo sorprendente, pare in sintonia con quei “paletti” che la sindaca grillina fissa per poter dare il viatico al suo successore: “Ci sono delle cose che abbiamo fatto e delle scelte che impegnano il futuro di Torino. Non si può pensare di affidarle a personaggi che vengono dal passato”, ha detto in una recente intervista. “Il Pd non può rimuovere la sconfitta del 2016 come un mero incidente di percorso”.

Salizzoni fa poi un bagno nelle sacre fonti battesimali della sinistra, in quella ”forza del nostro passato, la forza delle nostre radici. L’orgoglio di tante lavoratrici e lavoratori che hanno scritto le pagine della storia industriale d’Italia. La cultura d’impresa. L’innovazione. Le eccellenze dell’arte, del teatro, del cinema, della musica. I commercianti e gli artigiani, che nonostante tutto resistono e continuano a tirare su le loro serrande. I medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che garantiscono una sanità di qualità in ospedali per lo più decrepiti. L’eredità dei santi sociali. Le esperienze di cittadinanza attiva. La vitalità dell’associazionismo sportivo. Il volontariato, fatto da chi crede in Dio e da chi crede nell’uomo”. Amen. E a woman.

print_icon