DIRITTI & ROVESCI

La casa "prima ai piemontesi"

Quasi pronta la nuova legge ispirata al principio caro al centrodestra: una corsia preferenziale nell'assegnazione degli alloggi di edilizia popolare. L'assessore Caucino assicura: "Nessuna discriminazione", ma per l'opposizione la norma è anticostituzionale

In Piemonte è quasi pronta la nuova legge sulla casa ispirata al principio caro al centrodestra del “prima i piemontesi”, i quali avranno una corsia preferenziale nell’assegnazione delle case popolari. Lo annuncia, in una nota, l’assessore regionale al Welfare, la leghista Chiara Caucino, in vista dell’approvazione della nuova legge sulla casa che aggiornerà la normativa del 2010. “La nuova legge – rimarca l’esponente della giunta Cirio – consentirà ai cittadini piemontesi di usufruire di un punteggio più elevato, mettendo fine a una serie di situazioni non equilibrate che si sono verificate in passato. Non un provvedimento discriminatorio quindi, ma un’iniziativa che rende giustizia a migliaia di famiglie che in questi anni hanno subito gravi ingiustizie”. La nuova norma, spiega in una nota Caucino, concede punteggi aggiuntivi ai residenti da 15, 20 o 25 anni e prevede una premialità per le famiglie di un solo genitore che vive con figli minori. “Gli stranieri in regola e residenti in Piemonte da diversi anni – puntualizza – potranno usufruire dei medesimi vantaggi”. A suo giudizio era “indispensabile rimodulare la legge anche alla luce anche della situazione economica delle Atc, e delle nuove povertà che come assessore al Welfare ho il dovere di combattere. Abbiamo ritenuto giusto privilegiare i residenti in Piemonte da lunga data, che hanno certamente contribuito a sostenere la comunità cui appartengono. Gli attuali requisiti di accesso hanno già generato spiacevoli contenziosi. Era necessario allinearli con quelli già usati per altre misure di intervento sociale, garantendo una rotazione che consenta l’ingresso anche alle nuove situazioni di emergenza”.

Provvedimento bocciato dal Pd, a partire da quello slogan “Prima i piemontesi” che, secondo il capogruppo dem a Palazzo Lascaris Raffaele Gallo è “un motto quanto mai in contrasto con le norme della nostra Costituzione e con quelle di un’Unione Europea libera, democratica, aperta”. La legge regionale 3/2010 “deve essere rivista e aggiornata, certo, e la Giunta di centrosinistra ha iniziato a farlo, nella scorsa legislatura, a partire dall’accorpamento Atc e alla modifica della loro governance. Tuttavia, non credo che introdurre premialità basate sugli anni di residenza nella nostra Regione possa essere un criterio valido per risolvere il problema dell’emergenza abitativa dal momento che altri sono i fattori che determinano la necessità di richiedere una casa”. Per Gallo “la vulnerabilità sociale è, infatti, determinata dalla perdita del lavoro, dagli sfratti per morosità e penso che tutto questo non possa essere superato dagli anni di residenza in Piemonte”, che sottolinea: “sostegno alla locazione, aiuto concreto a chi non è nelle condizioni di sostenere il canone di affitto, riduzione delle diseguaglianze abitative: si deve continuare su questa strada senza abbandonarsi alla solita retorica e senza ridurre i fondi per l’edilizia sociale, come fatto oggi per finanziare i ristori per le Rsa. E soprattutto, si dovrebbe proseguire il lavoro iniziato nella scorsa legislatura pubblicando finalmente il bando attuativo della delibera del febbraio 2019 della Giunta Chiamparino che aveva individuato i criteri per gli interventi nel campo del welfare e la classificazione dei comuni ad alta tensione abitativa e sbloccando 60 milioni destinati a costruire 400 alloggi di edilizia convenzionata con la conseguente creazione di 1.200 posti di lavoro”.

Tranchant il giudizio di Marco Grimaldi. “All’assessora Caucino sfugge un punto: chi è in lista per una casa popolare è piemontese perché, fino a prova contraria, nella nostra Regione lavora, risiede e paga le tasse da tempo. La verità è che l’ossessione della destra è quella di accendere una lotta tra i poveri”. Per il capogruppo di Liberi Uguali Verdi “un conto è immaginare che la residenza sia individuata in un luogo specifico per tutelare le famiglie più povere, o colpite dalla crisi, affinché non si trovino a concorrere per una casa popolare in una città diversa da dove vivono o lavorano, ma l’intento della proposta della Giunta regionale è talmente estrema che appare davvero discriminatoria e, nei fatti, contro la legge. Infatti – prosegue Grimaldi – la norma annunciata vuole modificare l’articolo 8 della legge 3 del 2010 ma, sul punto, la Corte Costituzionale si è già espressa più volte dimostrando l’incostituzionalità di questo tipo di ostacoli perché contrastano con la funzione sociale dell’edilizia residenziale pubblica”.

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