EMERGENZA ECONOMICA

Piemonte arancione, crisi nera

Il cambio di colore previsto la prossima settimana e il giro di vite sull'asporto fanno suonare le campane a morto per il settore bar e ristorazione. Coppa (Ascom): "Le famiglie sono sul lastrico". De Santis (Confartigianato): "De profundis per le nostre imprese"

“Siamo al dramma”. Nelle parole di Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Torino e Confcommercio Piemonte, l’impotenza di un settore che dalla prossima settimana sarà con ogni probabilità costretto ad abbassare nuovamente le saracinesche in tutta la regione, destinata a passare dal colore giallo all’arancione. La crisi, invece, è nera, nerissima. “Continuiamo ad andare avanti con aperture a singhiozzo e ora anche la prospettiva di un giro di vite sull’asporto – prosegue Coppa –. Stiamo spazzando via un intero settore che ormai è quasi un anno che non lavora con continuità e non guadagna”. Nelle settimane scorse le previsioni erano di un 10-12 per cento di imprese che avrebbero definitivamente chiuso per gli effetti delle mancate entrate dovute alle restrizioni, “purtroppo temo che quel dato dovrà essere aggiornato”. E ogni giorno che passa diventa più difficile perché le nuove chiusure vanno a incidere su imprese diventate ormai molto precarie. “Siamo preoccupati per la tenuta dei nostri settori e anche per la tenuta sociale del Paese perché qui abbiamo gente disperata, famiglie sul lastrico” conclude Coppa che rilancia la richiesta a Governo ed enti locali di “un anno bianco, senza almeno le tasse”.

Un estremo grido di dolore è previsto lunedì 18, con un flash mob in cui gli operatori del commercio e della ristorazione torinese usciranno sui balconi del Palazzo di Ascom Confcommercio Torino e provincia per gridare che “tutto non è andato bene”.  

Una preoccupazione che da bar e ristoranti si estende alle categorie artigiane. Se la nuova stretta alla ristorazione dovesse impedire l’asporto dopo le 18, non resterà che recitare il de profundis per 5mila imprese artigiane del Piemonte che operano nella ristorazione e danno lavoro a circa 15mila addetti. Lo sostiene Confartigianato Torino. Sono 1.200 pasticcerie e gelaterie, 704 rosticcerie (400 a Torino) e 3.040 pizzerie (1.475 solo nel capoluogo). “Le imprese – commenta Diana De Benedetti di Confartigianato Torino – sono stremate dalle chiusure del primo lockdown, dagli investimenti per riaprire in sicurezza, dalle riaperture a singhiozzo, da regole incerte, dal dover saltellare tra caselle rosse, arancioni e gialle, da Dpcm emanati all’ultimo minuto. Il mondo della ristorazione ha bisogno di certezze, con una tempistica a lungo termine, in quanto ha a che fare con acquisti deteriorabili. Asporto e consegna a domicilio sono stati una sorta di terapia compassionevole, una flebo nel braccio di un moribondo”. Ora anche l’asporto potrebbe essere vietato dopo le 18. “I nostri associati – aggiunge il presidente Dino De Santis – segnalano di aver ricevuto due volte 600 euro, poi una cifra pari al 30% del fatturato di aprile 2019 e poi nulla. Se il problema è l’assembramento fuori dai locali, siamo i primi a chiedere che venga intensificata la vigilanza. Il Governo sembra ossessionato dagli aperitivi e dalla movida. Una visione miope, nemica di chi fa impresa”.

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