BANCHI DI NEBBIA

Studenti "dimenticati a domicilio" e la riapertura è ancora in forse

Allarme dell'Ordine degli psicologi: "Fra i ragazzi costretti a casa crescono stress, irritabilità e depressione. Disagi che diventano disturbi". La Regione assicura: "Pronto il piano trasporti", ma il ritorno in classe alle Superiori "dipende dall'andamento dell'epidemia"

La scuola è “luogo per elezione del confronto e della crescita degli individui, della costruzione di soggetti capaci di affrontare le sfide della vita”, ma dove “da oltre 170 giorni una classe non si riunisce tutta insieme”. Una situazione che provoca disagi destinati a restare in modo indelebile nella personalità degli studenti.“Ferite invisibili, le più insidiose: sono quelle che entrano nella psiche dei ragazzi, costretti ancora dalle norme anti-Covid a restare lontano dalla scuola. L’allarme per le conseguenze sulla crescita e la salute degli adolescenti è dell'Ordine degli psicologi, che, con una provocazione, riformula la dad (didattica a distanza) come acronimo di “Dimenticati a distanza”. Il tema delle scuole chiuse torna prepotente ora che la data della riapertura si è fatta di nuovo più incerta. Da uno studio dell’associazione di psicologi Donne e Qualità della Vita svolto nel 2020 su un campione di 600 soggetti tra i 12 e i 19 anni, si legge nell'appello, risulta che uno su tre ha sviluppato un disturbo di tipo ansioso-depressivo. A questo studio si aggiungono quelli del Gaslini di Genova, dell’Istituto Mario Negri di Milano e del Regina Margherita di Torino che evidenziano ‘'aumento dei tentativi di suicidio e dei suicidi.

“Il virus – afferma il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, Davide Lazzari – apre nei ragazzi ferite invisibili, le più insidiose. Non facciamo finta che non esistano. I dati svelano che fra i ragazzi costretti a casa c’è un senso diffuso di stress, irritabilità e depressione. La pandemia ha scatenato disagi che si trasformano in disturbi”. “Quello che i ragazzi vivono – osservano gli psicologi – trova riscontro nel mondo circostante, che apre al consumo e non allo studio. La scuola è una struttura di riferimento, in una società in cui la dimensione della famiglia è sempre più liquida. Chiuderla mentre si riaprono le attività commerciali trasmette ai ragazzi disattenzione nei loro confronti. Siamo preoccupati per la salute dei giovani, un bene comune nel quale la gestione di questa pandemia sta producendo seri danni”.

“Da marzo – spiega Alessandra Ronzoni, consigliere dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte – la pandemia ha tenuto a casa buona parte dei nostri giovani. Un prezzo alto da pagare in nome della salute, un sacrificio per preservare il benessere di tutti e soprattutto dei più deboli e vulnerabili. La scuola è stata chiusa e non ha mai davvero riaperto. In particolare sono le scuole superiori a pagare il prezzo più alto, e in parte anche le scuole medie. L’Oms ci ricorda che i nostri giovani sono una categoria a rischio a causa degli effetti di una protratta restrizione che coinvolge l’apprendimento, la socialità, la crescita psicomotoria, l’espressione degli affetti e delle emozioni, la sperimentazione delle autonomie, la costruzione di un pensiero critico e la capacità di comunicare, lo sviluppo della percezione di sé”.

Ma quale sarà la conseguenza? “La chiusura della scuola, contemporanea alla riapertura delle attività commerciali, trasmette ai ragazzi disattenzione nei loro confronti se non come consumatori. Si sottovalutano le conseguenze del disinvestimento sulla dimensione di crescita, se non esclusivamente in termini di soggetti abilitati a spendere denaro. Il mantenimento delle scuole chiuse toglie ai ragazzi un luogo di confronto dove potersi immaginare attori del loro futuro, e dove essere sostenuti nel poterlo pensare e diventare. Questo tipo di atteggiamento, che non considera prioritaria la condizione dei ragazzi, ricade sugli stessi in modo depressivo. E non possiamo immaginare che l'istituzione pubblica si sottragga a questa funzione lasciandosi sopraffare”.

In Piemonte si tornerà a scuola lunedì prossimo, 18 gennaio, come previsto? Non è affatto detto, anzi. Nonostante che la Regione assicuri che il piano trasporti “è pronto”, l’apertura delle aule per gli studenti delle superiori “dipende dall’andamento dell'epidemia”, come ha dichiarato l’assessore ai Trasporti, Marco Gabusi, nel corso della seduta della commissione consiliare di Palazzo Lascaris. “Gli scenari ipotizzati –  spiega l’esponente della giunta Cirio – sono due. Il primo, per la presenza in aula del 50% degli studenti a rotazione su un turno unico di entrata e uscita, può contare su 4.300 corse in più alla settimana per il servizio autobus urbano ed extra urbano, e 105 corse bus aggiuntive a supporto del servizio ferroviario. Il costo stimato è di 800 mila euro alla settimana. Il secondo scenario, per la didattica in presenza al 75%, porterebbe il costo a oltre due milioni alla settimana, perché diventa indispensabile impostare gli ingressi e le uscite su due turni, con uno sforzo sui servizi aggiuntivi”. Per le coperture economiche, Gabusi ha confermato che “i 10 milioni dirottati temporaneamente sulla Sanità saranno rimessi rapidamente sui Trasporti: non potrebbe essere altrimenti – afferma – in un momento che vede nel trasporto pubblico il nodo principale per la ripresa della scuola in presenza”. Il piano prevede anche dei servizi di vigilanza per evitare assembramenti, sia alle fermate, sia nei pressi delle scuole.

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