POLITICA & SANITA'

Sanità privata e Regione ai ferri corti.
Sul Covid salta la firma del contratto

Aiop e Aris non siglano l'accordo 2020: "Risolvere la questione dei ristori e delle tariffe Coronavirus". Corso Regina chiede il rimborso degli anticipi per le prestazioni non effettuate. L'assessore Icardi: "Abbiamo chiesto al ministro Speranza di fornire indicazioni"

Per tutto il 2020 la sanità privata in Piemonte ha svolto la sua attività senza che sia stato sottoscritto il contratto con la Regione. Pur considerando la pandemia e la conseguente emergenza che tutto ha stravolto, già questa sarebbe una notizia. Ma è quello che c’è dietro al mancato accordo tra le strutture sanitarie private, sia di carattere imprenditoriale laico sia facenti parte della galassia degli istituti religiosi, a scrivere l’ennesimo capitolo di una storia di lentezze, intoppi, confusione e ancora dell’irrisolto rapporto tra Stato e Regioni nell’anno del Covid e che proseguono in quello appena incominciato.

I motivi che hanno portato le due associazioni di rappresentanza del privato sanitario, Aiop e Aris (quest’ultima raccoglie le strutture in capo a ordini religiosi), a non sottoscrivere l’intesa sul contratto predisposto in corso Regina e che poi deve essere siglato dalle singole strutture, sono più di una e più di due e incrociano ancora una volta gli ostacoli del pocanzi citato rapporto tra Governo e Regioni, che sempre più spesso finisce in uno scaricabarile o nel gioco del cerino. “Mentre non abbiamo ancora visto un euro dei ristori annunciati, la Regione ci chiede di restituire le somme relative alle prestazioni concordate, ma non erogate proprio a causa del Covid”, spiega Josè Parrella, presidente regionale di Aris.

Una richiesta che sarebbe legittima e per nulla contestabile se il quadro in cui viene avanzata non fosse “di fatto senza regole”, come osserva l’omologo di Parrella, per Aiop, Giancarlo Perla “e se il Piemonte applicasse il criterio adottato da quasi tutte le altre Regioni che hanno spostato a quest’anno e al prossimo le prestazioni già messe a budget per il 2020 e non fornite. Scelta che sarebbe ulteriormente motivata dalla mole di prestazioni impedite o rinviate dall’emergenza”.

Mentre sta completando un documento per la Regione con cifre a sei zeri che indicano le perdite di fatturato nell’anno appena trascorso, il presidente dell’associazione degli istituti religiosi contesta il fatto che “a fronte non solo della mancanza di ristori, ma anche dell’assenza ad oggi delle tariffe per le cure ai pazienti Covid, ci viene chiesto di restituire i soldi anticipati per le prestazioni non erogate non certo per colpa nostra. Erano state bloccate tutte le cure non urgenti o oncologiche e poi, molte strutture che abbiamo messo a disposizione per il Covid, ovviamente non hanno potuto fare altro. – spiega Parrella – Noi non ci rifiutiamo di restituire quanto richiesto, però chiediamo di farlo quando tutti gli aspetti saranno chiariti”. E non sono pochi.

“Tutto il settore è fortemente in crisi a causa dei ritardi imputabili al Governo – sostiene Perla – che non ha ancora stabilito le tariffe per le cure ai pazienti Covid, tantomeno i ristori. Alla Regione chiediamo una cosa soltanto – aggiunge il presidente di Aiop – una moratoria, in attesa che vengano definite queste importanti questioni”. Da corso Regina, però, sembrano intenzionati a proseguire sulla linea tracciata che prevede la restituzione delle risorse finanziarie da parte delle strutture private a partire da aprile per finire ad agosto. 

“Se il Governo non stabilisce le tariffe Covid, come possiamo fare?” allarga le braccia l’assessore alla Sanità Luigi Icardi che, senza arrivare a picchiare i pugni sul tavolo, però ancora l’altro giorno in conferenza delle Regioni è tornato a chiedere al ministro Roberto Speranza di fare ciò che si sarebbe dovuto fare già la scorsa primavera e superare la situazione che porta oggi a parametrare un ricovero per Coronavirus che ha una media di degenza che super i 20 giorni come una malattia per cui ne sono stabiliti al massimo 10.

Sulla richiesta di restituzione di una parte degli acconti pari al 90% del fatturato e con le tariffe del 2019, che solo per le strutture religiose tra acuzie e post acuzie somma si aggira sui 350 milioni, l’assessore pone anche questioni di bilancio e, non ultima, “l’attenzione che legittimamente e giustamente la magistratura contabile pone su questi aspetti”. L’assessore ricorda, inoltre, come la Regione abbia aiutato il sistema privato in occasione del rinnovo del contratto di lavoro del personale mettendo sul piatto circa 8 milioni all’anno, anche se dalle associazioni di categoria pure in questo caso si fa notare come quei soldi ancora non si siano visti. 

“Noi non ci rifiutiamo a priori di firmare il contratto, siamo pronti afarlo, ma prima vanno chiariti tutti gli aspetti, è una situazione che va risolta in maniera chiara e in tempi brevi”, esorta il presidente di Aris Parrella ricordando “il notevole impegno e la risposta data dalle strutture private fin dall’inizio dell’emergenza”, ma anche “la necessità di avere le risorse per poter continuare a garantire i servizi, pagare il personale e sopportare le maggiori spese e i minori introiti provocati dalla pandemia”.

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