TRAVAGLI DEMOCRATICI

Da Gramsci a Casaleggio, Pd grillinizzato. Primarie online "penosa scimmiottatura"

La triste parabola di un partito senza identità che si ritrova a inseguire i Cinquestelle. L'aporia politica e i limiti tecnici del voto digitale. "Dopo anni a criticare Rousseau ora lo copiano", attacca Biondo, ex comunicatore del M5s e autore di saggi sul mondo pentastellato

“Rischiosa”, “poco sicura” e da un punto di vista politico “la scopiazzatura di uno strumento che ha già mostrato tutte le sue falle”. Le primarie online del Pd rischiano di trasformarsi in un boomerang e a sostenerlo sono due che hanno visto da vicino l’analogo sistema adottato dalla comunità pentastellata al punto da scriverci addirittura un libro, anzi più di uno. In Sistema Casaleggio Nicola Biondo, assieme a Marco Canestrari, ha analizzato non solo quel ginepraio di interessi – pubblici e privati – che ruotano attorno all’erede del fondatore del Movimento 5 stelle, ma anche i limiti, tecnici e politici, della piattaforma Rousseau, da cui ora il Pd vuole trarre ispirazione per consentire ai suoi elettori di scegliere il candidato sindaco nelle principali città italiane che andranno al voto. A partire, appunto, da Torino dove a sorpresa il Nazareno è entrato a gamba tesa nel confronto interno al partito locale 

Nicola Biondo, classe 1970, è un giornalista e scrittore di Palermo che, dopo aver collaborato per un anno con il gruppo parlamentare del M5s, ne è stato uno dei principali accusatori con Supernova, scritto anche questo a quattro mani con Canestrari. Fin dagli albori la cosiddetta democrazia digitale è stato il piede di porco del MoVimento per scardinare le fondamenta della rappresentanza tradizionale, con quel corollario di antiparlamentarismo e populismo fondato sul famoso uno vale vale uno, versione 4.0 del qualunquismo. E così Rousseau non è un semplice strumento, ma il cuore di un sistema di potere e una distopia che come si vede ha fatto proseliti persino tra quanti fino a poco fa ne denunciavano i pericoli. Del restio, mai come in questo caso sembra confermarsi ulteriormente la celebre lezione di McLuhan: “il medium è esso stesso il messaggio”. E il messaggio che sembra voler lanciare il Pd è quello di una chiara contiguità se non addirittura di subalternità culturale con l’alleato di governo.

Basta ciò per spiegare tanta diffidenza verso queste forme di partecipazione digitale?
“Nel caso del Pd mi pare che dietro questa trovata scopriremo l’uovo di Pasqua”.

Cioè?
“Prendono tempo per poi scegliere loro, a Roma, il candidato sindaco”.

Lei quindi esclude che si possano praticare le primarie online del centrosinistra?
“Ma come fanno se non hanno neanche una platea predefinita di elettori? In che modo verificano l’identità di chi esprime il proprio voto? Come gestiscono quella enorme quantità di dati sensibili di cui entreranno in possesso?”

Troppi rischi?
“Questi strumenti non dovrebbero essere utilizzati per processi decisionali a così alto livello. Stiamo parlando di un partito al governo di un Paese del G7. Significa aumentare la potenziale superficie di attacco da parte di forze ostili esterne che potrebbero condizionare la vita politica del Paese. Negli Usa una commissione parlamentare ha stabilito che il voto da remoto non va utilizzato, lo stesso vale per la Germania e la Svizzera”.

Però le primarie il Pd le ha sempre fatte, questa è solo una variante per adottarle in tempo di Covid.
“Ma questa sarebbe un’altra cosa: un voto da remoto sulla base del nulla: passiamo dalle truppe cammellate ai troll. Oltre al fatto che non è sicuro mi pare in antitesi con ciò che ha sempre professato la sinistra”.

Perché?
“Ancora una volta la sinistra italiana mi sembra incapace di partorire qualcosa che la rappresenti. Mi sembra solo un inutile harakiri, anzi visto che stiamo celebrando i cento anni del partito comunista mi faccia dire che da Gramsci a Casaleggio non è proprio un bell’approdo”.

Gramsci avrebbe disapprovato le primarie online?
“Non voglio dire questo. La sensazione, però, è che in assenza di un’identità politica ben riconoscibile, il Pd si affidi a uno strumento cercando di dare ad esso un valore simbolico che non può e non deve avere. In assenza di politica, fanno alchimie scopiazzando dagli altri ciò che agli altri neanche è venuto troppo bene. Sperò non sia così che pensano di recuperare qualche voto dal M5s”.

Pensa che lo facciano per strizzare l’occhio agli elettori grillini?
“Ripeto, spero di no. Dico solo che dopo anni a criticare il metodo di Casaleggio ora è paradossale che decidano di copiarlo”.

E allora lei che farebbe in piena pandemia?
“L’uomo è diventato quello che è grazie alla sua estrema capacità di adattamento. La soluzione non è mai stata abbandonare il campo, ma saper convivere con la realtà. Questa situazione, l'epidemia intendo, ce la porteremo dietro per anni: possiamo decidere di trasferire la nostra vita online e quindi chiuderci in casa, oppure conviverci, smettendo di restringere gli spazi di democrazia e di partecipazione. Per farla breve: se le primarie sono davvero ciò che vogliono, le facciano come le hanno sempre fatte. Adottando le precauzioni necessarie a prevenire i contagi”.

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