BANCHI DI NEBBIA

Tamponi a studenti e insegnanti, un flop il piano della Regione

Nessuna risposta alle ripetute richieste dei sindacati di fornire i dati: "Un silenzio incomprensibile". Molti segnali indicano che il tracciamento va a rilento. L'assessore Chiorino aveva previsto un'adesione del 70%. I numeri reali sarebbero molto più bassi

Come procede lo screening sul personale scolastico di tutti gli istituti sugli gli alunni della seconda e terza media? Quanti tamponi sono stati fatti agli insegnanti? Quanti agli studenti? Ci sono differenze tra le varie province e tra gli istituti della stessa città? Insomma, il progetto Scuola Sicura, annunciato in pompa magna lo scorso 30 dicembre come lo strumento per un ritorno in classe in sicurezza dopo le festività natalizie e partito zoppicando a gennaio, funziona come dovrebbe oppure le adesioni tradiscono le aspettative minando lo scopo dello screening? “È proprio quello che vorremmo sapere e che chiediamo, invano, fin dal 7 di gennaio”, dice Maria Grazia Penna, segretario regionale della Cisl Scuola. Insieme ai suoi omologhi di Cgil e UilLuisa Limone e Diego Meli in quella data aveva inviato una serie di richieste al presidente della Regione Alberto Cirio, così come al prefetto di Torino Claudio Palomba in veste di coordinatore di tutti i prefetti del Piemonte e al direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Fabrizio Manca. Tra le richieste c’era pure quella di essere informati sull’andamento del piano di screening destinato agli 83mila operatori scolastici, tra personale docente e non docente, e ai 75mila studenti di prima e seconda media.

“Abbiamo chiesto più volte i dati sulla partecipazione al progetto, ma fino adesso non abbiamo ottenuto risposta”, ribadisce la sindacalista spiegando che la loro non è certo una banale curiosità, tantomeno un’impuntatura, semmai “lo strumento per capire se ci sono delle difficoltà e nel caso cercare insieme il modo di superarle”. Niente da fare. Dalla Regione, che ha affidato la realizzazione del progetto al manager Pietro Presti, i numeri sui tamponi fino ad oggi effettuati, sulle eventuali differenze tra un territorio e l’altro, non escono. Tocca accontentarsi di cifre raccolte qua e là in alcuni istituti, “numeri che, per quel che valgono, indicano una situazione piuttosto brutta e preoccupante”, affermano i sindacati.

“Auspicavano che almeno tra la Regione e l’Ufficio Scolastico Regionale ci fosse una comunicazione, invece siamo ancora in attesa. Siamo di fronte al solito gioco: facciamo gli annunci, ma poi non diciamo i numeri”. Già, perché i numeri sono rimasti quelli dell’annuncio, le due platee da testare con tamponi rapidi o molecolari, una volta al mese i ragazzi, ogni due settimane il personale. E poi gli hotspot, tutti quelli presenti sul territorio regionale, con una corsia preferenziale e, comunque, su prenotazione attraverso il medico di medicina generale. “Vorremmo capire quanti operatori, ma anche quanti alunni, hanno fino ad oggi eseguito il test per avere conferma o meno di problemi che vengono sollevati, a partire dall’orario per fare i tamponi che quasi sempre coincide con quello di lavoro, costringendo a sostituzioni del personale non sempre possibili”, spiega Limone della Cgil. “Ci sono state rappresentate da alcuni dirigenti scolastici delle difficoltà di tipo organizzativo. Un conto è fare il tampone rapido, altro è il molecolare che richiede due giorni di isolamento e purtroppo diventa problematico. Su questi e altri problemi noi siamo assolutamente disponibili a collaborare, però è chiaro che ci devono arrivare le informazioni necessarie”.

A metà gennaio degli 83mila operatori scolastici soltanto poco più di 2mila avevano prenotato il test. Qualcosa e se sì, quanto è cambiato in una decina di giorni? “Il rodaggio” di cui avevano parlato sia Presti, sia l’assessore regionale all’Istruzione Elena Chiorino, è terminato oppure la macchina non riesce a ingranare la marcia giusta? “Prevediamo un’adesione del 70%” aveva detto Chiorino, forse con un eccesso di ottimismo, annunciando interventi per rendere più agevole il compito dei medici di famiglia e lanciando l’appello ai genitori perché accompagnino i figli, una volta al mese, a fare il tampone e sensibilizzando il personale scolastico. Per scoprire se la previsione dell’assessore sarà confermata bisognerà attendere il 31 marzo quando è prevista (salvo proroghe) la fine del progetto per il quale la Regione ha impegnato 7 milioni. Un’indicazione, seppur parziale, di come sta andando lo screening potrebbe arrivare da quei dati che i sindacati continuano a chiedere, “per ora senza alcuna risposta”. 

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