Cento anni dopo la sinistra è daccapo

Il Pci e il lavoro, rinnovare questa unione prospettica sarebbe il modo migliore per celebrare i 100 anni dalla costituzione del Partito Comunista. Purtroppo la nascita del Pci è frutto di una delle prime lacerazioni interne alla sinistra. Una storia, almeno europea, che sin dal primo dopoguerra fu di divisioni della sinistra. Basti pensare che nel novembre del 1919  il Partito Socialista vinse le elezioni e nel volgere di tre anni la sinistra riuscì a spaccarsi e a dilapidare il suo patrimonio consegnando l’Italia a Mussolini. Certo contribuirono molti altri fattori ma il punto centrale rimane che la sinistra non fu in grado di governare quella grande richiesta di cambiamento che veniva dalle masse popolari mandate a morire al fronte e stremate dalla guerra. Interessante leggere su questo il libro di Scurati M, il figlio del secolo.

In Germania, nel 1918, il governo militare di guerra, constatato che la guerra era persa, consegnò ai civili il potere esecutivo in cui prevalsero, nelle elezioni del 1920, i socialdemocratici ma ormai si era già consumata la lacerazione con i comunisti in un Paese “oltre” la guerra civile e in cui vi erano già forti rigurgiti nazionalsocialisti. Tutti leggono Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque ma in realtà per farsi un’idea di cos’era la Germania ai tempi della Repubblica di Weimar bisognerebbe leggere tutti gli altri libri che ha scritto Remarque.

Sono passati cento anni e oggi abbiamo Renzi con l’ennesima lacerazione nella sinistra, il quale non passerà certamente alla storia,  ma che rischia di mettere una seria ipoteca alla credibilità, quella che rimane, della sinistra e il futuro del Paese e delle generazioni prossime avendo in ballo miliardi di scostamento di bilancio a debito che peseranno sulle giovani generazioni, oltre a mettere a rischio il Recovery Found. Lenin disse che l’estremismo era la malattia infantile del comunismo ma in realtà la vera malattia infantile della sinistra è la sua incapacità a non sapere fare sintesi, mediare al proprio interno e di dividersi perennemente. I governi di sinistra non durano perché la sinistra non sa stare insieme; i governi di destra non durano perché incapaci di governare. Blair inventò il New Labour e governò la Gran Bretagna per dieci anni, dal 1997 al 2007. Impensabile in Italia. Nei giorni scorsi un repubblicano, tifoso di Trump, alla domanda del giornalista che gli chiedeva se avrebbe seguito Trump in un nuovo partito, rispose che non serviva fare un nuovo partito perché ci sono già i Repubblicani e i Democratici. Impensabile in Italia.

Le lacerazioni profonde della sinistra, che avevano subito un segnale di controtendenza speranzoso con l’unificazione tra i Ds e la Margherita, hanno impedito nel nostro Paese di fare un percorso sui temi del lavoro utile subendo invece continui scontri dentro la sinistra. Il risultato attuale è stato uno scollamento dal mondo del lavoro del Pd che ha rincorso la sinistra radicale sui temi dei diritti trascurando i temi del lavoro (basta vedere dove ha preso i voti a Torino il Pd nelle ultime tornate elettorali). Dall’altro lato la scelta movimentista della sinistra radicale ha, appunto, radicalizzato le scelte sui temi del lavoro, pensiamo allo scontro inutile e  ventennale sull’articolo 18 di cui nessuno parla più e, inoltre, trasformando il luogo di lavoro, sostenuto dalla Fiom e dalla Cgil, in parte, in un pot-pourri di temi sociali che i lavoratori non hanno capito “correndo” così nelle braccia della Lega e di Fratelli d’Italia.

A cento anni dalla nascita del Pci la sinistra riprenda uno spirito unitario attorno ai temi del lavoro. Tocca al Pd guidare questo cammino che si può realizzare solo con una riforma elettorale su due turni sul modello dell’elezione dei sindaci, ma per fare questo servirebbe anche una destra coesa e europeista.

I lavoratori sono ancora una classe sociale molto più frammentata di quella fordista ma pur sempre con milioni di lavoratori (dipendenti, artigiani, autonomi, precari, privati e pubblici) con molteplici forme contrattuali ma restano la base su cui costruire un elettorato di sinistra. Invece si inseguono le mode e ciò che fa audience o scandalizza la sinistra del centro città. La sinistra non esiste più nei luoghi di lavoro e sui social prevale spesso “l’effetto estremo” e difficilmente la riflessione utile. La socialità, oggi bloccata dalla pandemia, è di sinistra, il rapporto e il dialogo diretto è di sinistra e per ripartire dal lavoro bisogna stare fianco a fianco nei luoghi di lavoro.

A questo punto, qualcuno mi farà osservare che tutto ciò viene da un sindacalista che è anche stato protagonista di profonde lacerazioni nel mondo del lavoro. Certo, rispondo. Ma le confederazioni Cgil-Cisl-Uil nonostante ciò hanno sempre continuato a lavorare insieme anche se le lacerazioni sono state profonde a partire dal 1984, ai contratti metalmeccanici, agli accordi Fiat. Perché il sindacato ha superato le lacerazioni? Perché c’è un riferimento comune: il lavoro nelle diverse e anche contraddittorie espressioni; perché c’è un posto dove stare insieme: il luogo di lavoro e/o la socializzazione dei problemi del lavoro per chi non ha un luogo fisso che diventa la sede sindacale sul territorio.

La sinistra tutta, riformista e radicale, ha perso il suo riferimento storico e non ha più figure sociali di riferimento né un luogo dove ritrovarsi avendo sostituito le sezioni con il telefonino o i talk show. E poi a quel politico della sinistra radicale che anni fa mi rinfacciava la rottura dell’unità sindacale ho risposto con l’elenco della frammentazione a sinistra (che rifaccio aggiornato a oggi): Pd, Liberi e Uguali (che comprende: Art. 1, Sinistra Italiana, èViva, Green Italia), Italia Viva, Psi, Partito della Rifondazione Comunista, Federazione dei Verdi, Partito Comunista, Partito Comunista dei Lavoratori, Sinistra Classe Rivoluzione, Potere al Popolo, Possibile.

Possibile!?

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