GIOCO DI COLORI

Speranza rimescola le carte,
Piemonte tra giallo e arancione

Tutti i dati sono in miglioramento, ma per il Governo non basta. Indice Rt a 0,8. Scontro sulle date tra ministro e Regioni. Domani la decisione, ma la riapertura di bar e ristoranti sembra rimandata al 7 febbraio

Il Piemonte si aggrappa alla speranza e se la prende con Speranza, ma le possibilità di uscire domenica dalla zona arancione paiono ridotte al lumicino. In queste ore il presidente della Regione Alberto Cirio ha cercato invano di parlare con il ministro della Salute, nel tentativo di comprendere la ragione del cambio di criterio, scoperto solo questa oggi in conferenza delle Regioni. Non si sa chi e perché abbia deciso di modificare la data dalla quale si parte per conteggiare i quattordici giorni necessari per il downgrade. Secondo l'esecutivo, infatti, il conteggio parte dal 22 gennaio, giorno in cui è stata decretata la collocazione, "bruciando" così una settimana di arancione al Piemonte.

I governatori riuniti sotto la presidenza di quello ligure Giovanni Toti, apprendendo la notizia, sia pure informalmente e non riuscendo ad avere chiarimenti da Speranza, sono trasaliti e subito è incominciata la polemica, insieme ai vani tentativi di ottenere chiarimenti dal ministro, in queste ore piuttosto distratto dalla crisi politica in corso.

La certezza la si avrà soltanto domani sera quando l’Istituto Superiore di Sanità e il Comitato Tecnico Scientifico renderanno noti nella Cabina di regia i parametri che portano alla valutazione del rischio, ma tutto lascia immaginare che non sarà questa domenica a consentire la riapertura di bar e ristoranti, bensì quella ancora successiva, il 7 febbraio.

Lo stesso bollettino di oggi contiene dati, soprattutto per quel che concerne la pressione sugli ospedali, che alimenterebbero la speranza di un allentamento delle misure per contenere la diffusione del virus. Prima di analizzare i numeri odierni, va detto che quello dei decessi resta purtroppo ancora elevato, contando 43 vittime. Un numero anche questo in calo rispetto ai 51 di ieri, ma comunque sempre ancora pesante. Un deciso decremento, come si diceva, lo si ha nei ricoveri dei pazienti Covid non in terapia intensiva che scendono di ben 86 unità portando il numero totale dei degenti a 2.294. Meno letti occupati anche nelle rianimazioni: se ieri il dato era invariato, oggi diminuisce di 12. Sale, sia pur di poco, rispetto al giorno precedenti il rapporto tra tamponi eseguiti, 22.175, e casi positivi accertati, 1.062, che si attesta oggi al 4,8% con un tasso di asintomatici pari al 41,8%. Ieri la percentuale tamponi-positivi era al 4%. Aumenta anche il numero di persone in isolamento domiciliare, dai 9.941 di ieri ai 10.122 di oggi.

Dati, insomma, che se per un verso fanno propendere per una situazione in miglioramento, per un altro vengono tenuti sotto stretta osservazione per comprendere se si tratti di oscillazioni nella norma, oppure sottendano una possibile crescita della curva dei contagi. Da piazza Castello si fa notare come tutti i valori di questa settimana siano indiscutibilmente da zona gialla: dai ricoveri sotto il 40% alle terapie intensive sotto la soglia del 30%, e lo stesso Rt che è a 0,8 portando proprio questa settimana ad essere la migliore della seconda ondata. Guardando a quella precedente l’indice Rt era attorno a 1, valore limite ma per il quale va considerato  l’indice di confidenza, ovvero l’oscillazione tra il minimo e il massimo.

Le prossime ore saranno decisive per l’auspicato passaggio in zona gialla, a questo punto dipendente non dai parametri fino ad ora presi in esame, ma dal cambiamento deciso (senza comunicarlo ufficialmente alle Regioni) dal Governo.    

print_icon