LOTTA AL COVID

AstraZeneca per under 55, da rifare il piano vaccinale

La raccomandazione dell'Aifa mette seriamente a rischio l'impiego dei medici di famiglia e dei farmacisti per le vaccinazioni degli anziani. Rinaudo: "Ci riorganizzeremo". Irrisolta la questione dei criteri per la distribuzione delle dosi tra le regioni

Doveva essere il vaccino su cui basare la seconda fase, ovvero quella riservata alla popolazione anziana, partendo dagli oltraottantenni per poi scendere fino agli over 60. Sulla base delle indicazioni del commissario Domenico Arcuri e gli annunci del ministro Roberto Speranza, a dispetto della mancanza di un preciso piano nazionale, il Piemonte si era portato avanti stringendo accordi con i medici di famiglia e i farmacisti per mettere in campo una rete capillare e collaudata. Tutto, o quasi pronto, per l’arrivo del prodotto di AstraZeneca, assai più semplice da trasportare, conservare e manipolare rispetto ai farmaci di Pfizer e Moderna che richiedono temperature molto basse. Tutto pronto e tutto, o quasi da rifare. Già, perché il vaccino il cui utilizzo era atteso per immunizzare la terza età, oggi è stato approvato dall’Aifa con la raccomandazione dell’uso su persone non oltre i 55 anni. Sembra una beffa. Di certo è un problema enorme. Tanto più per il Piemonte, una delle regioni più “anziane” del Paese, con oltre 400mila ultraottantenni e quasi un milione e mezzo di persone al di sopra dei 60 anni. 

“Alla luce di questa raccomandazione – dice Antonio Rinaudo, commissario responsabile dell’organizzazione della campagna vaccinale, riferendosi a quanto deciso dall’Aifa – siamo pronti, anche sulla base delle direttive che arriveranno da Roma, a riorganizzare immediatamente il calendario vaccinale”. Mica una roba da niente. Basti pensare a tutto il lavoro preparato con i medici di medicina generale e le farmacie, che se non potranno utilizzare il vaccino Astrazeneca difficilmente potranno essere impiegati nella somministrazione di quello della Pfizer, o anche di Moderna (pur segnato da una penuria di dosi) proprio per le particolarità legate alle basse temperature e la necessità di particolari sistemi di stoccaggio, trasporto e tempi ristretti imposte nelle procedure.

I prossimi saranno giorni di intenso lavoro e ricerca di soluzioni al Dirmei, sempre nell’attesa di indicazioni da parte della struttura commissariale nazionale. E di notizie certe da Arcuri, a partire dal numero di operatori che dovrebbero arrivare in Piemonte, ora più necessari di prima, alla luce delle difficoltà introdotte dalla prescrizione dell’Agenzia italiana del Farmaco. 

Sempre per quanto riguarda il prodotto AstraZeneca, la consegna delle prime 428.440 dosi in Italia è stata anticipata alla settimana dall’8 al 14 febbraio, ma ancora non si sa quante dosi saranno assegnate a ciascuna regione, anche se calcolando la distribuzione sulla base della popolazione generale in Piemonte dovrebbe arrivare circa il 7% del totale. E proprio sui criteri di assegnazione si è registrato l’ennesimo nulla di fatto nella teleconferenza di questa mattina tra le Regioni, il commissario Arcuri e i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza. In una lettera l’assessore alla Sanità Luigi Icardi aveva chiesto che per la fase due si tenesse in considerazione il numero dei soggetti destinatari del vaccino e non la popolazione generale. Pareva la questione si dovesse risolvere, invece “restano ancora da definire correttamente i criteri per la ripartizione dei vaccini”, ammette Icardi, spiegando che “su questo aspetto le Regioni torneranno a riunirsi a breve”.

L’assessore ancora nel corso dell’incontro ha ribadito come “nella prossima fase dedicata agli ultraottantenni, l’assegnazione dei vaccini in proporzione alla quota di popolazione penalizzerebbe quelle Regioni, come il Piemonte, che registrano una maggiore percentuale di anziani. Sarebbe più corretto – spiega e – considerare una distribuzione proporzionale al numero di anziani di ogni Regione, a seconda delle fasce di età che verranno via via prese in considerazione per la vaccinazione, secondo le priorità stabilite dal Parlamento”. Nel corso della teleconferenza è stato annunciato che domani dovrebbero essere distribuite in Piemonte le prime 4.800 dosi di Moderna, mentre le altre due consegne sono in programma per la settimana dell’8 e per quella del 22 febbraio, ma con un taglio già annunciato di circa il 20% rispetto a quanto preventivato. Confermate, al momento, le quattro forniture di febbraio di Pfizer. E mentre il bollettino quotidiano attesta che oggi sono stati fatte 5.693 vaccinazioni, di cui 5.638 per il richiamo portando all’89% la percentuale dei vaccini eseguiti sulle dosi disponibili per questa prima fase, la seconda si annuncia a dir poco complicata. A questo punto, anche ipotizzare date certe di avvio e tempi per immunizzare la fascia di popolazione più a rischio, appare più che un azzardo.

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