LOTTA AL COVID

"Pochi vaccini, una tragedia", nuovo piano per gli anziani

I vincoli su AstraZeneca e le poche dosi di Moderna impongono un rapido cambio dei programma. L'assessore Icardi: "Necessari molti centri vaccinali". Mezzi mobili per i paesi. Escluso il click day per prenotarsi. Arcuri mette gli over 80 nella prima fase

“Non è un casino, è una tragedia”. La risposta dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi alla domanda su quel che sta succedendo e più ancora su quel che rischia di non accadere, tradendo aspettative e speranze, facendo saltare piani e infilando la campagna vaccinale in un tunnel di cui non si vede l’uscita, è un pugno di realtà nello stomaco. Ma niente di più lontano di una resa. Semmai la consapevolezza di quanto sia indispensabile, davanti alla confusione e all’approssimazione di una gestione centralizzata nella struttura commissariale di Domenico Arcuri che pare muoversi giorno per giorno con troppe sorprese negative, “cambiare tutto in fretta, a partire da una logistica che dovrà essere imponente, complessa, ma indispensabile per vaccinare appena possibile la fascia di età più a rischio della nostra popolazione”.

Quanto il veto posto da Aifa sull’utilizzo del prodotto di AstraZeneca negli ultracinquantacinquenni abbia mandato a ramengo tutti i progetti e i piani, incominciando da quello del Piemonte (prima regione in Italia) per l’impiego dei medici di medicina generale e dei farmacisti, è noto da qualche giorno, ma gli effetti che tutto ciò produrrà si disvelano ora per ora, complice l’assenza di indicazioni certe da Arcuri e le pesanti riduzioni nelle forniture dell’altro vaccino arrivato dopo quello di Pfizer. Il contagocce con cui viene e verrà consegnato il farmaco di Moderna, ne riduce le ipotesi di utilizzo ad ampio raggio. Dopo le 4.800 dosi arrivate ieri, le altre due consegne di sono in programma per la settimana dell’8 e per quella del 22 febbraio, ma con un taglio già annunciato di circa il 20% rispetto a quanto preventivato nel primo caso e probabilmente anche nel secondo. Impossibile, o comunque fortemente improbabile, basare su questo vaccino l’immunizzazione degli oltre 400mila over 80 e, più ancora, del circa un milione e mezzo di ultrasessantenni.

E se qualcuno legittimamente sperava che dalla struttura commissariale arrivassero certezze e indicazioni precise, non è potuto che rimanere deluso, ieri, dalla ennesima videoconferenza alla quale peraltro Arcuri neppure ha partecipato delegando al suo staff l’incontro tecnico con le Regioni. Però una sorpresa è arrivata. Già, perché tutte le Regioni hanno scoperto che la vaccinazione degli over 80 è passata dalla seconda fase alla prima, senza che nessuno lo avesse comunicato loro prima. Nessuna risposta, invece, alla richiesta posta con forza dal Piemonte di calibrare le forniture di vaccini in base alla popolazione cui sono destinati e non a quella generale, come invece ancora in essere dopo lo scontro tra il governatore della Campania Vincenzo De Luca e lo stesso Arcuri. Questione non da poco: se non sarà modificato il criterio il Piemonte avrà ulteriori tagli mettendo in discussione la copertura vaccinale per gli anziani. Domani Alberto Cirio e Icardi torneranno alla carica nell’incontro, sempre a distanza, con i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia, sempre che la crisi di governo non rinvii ulteriormente tutto.

Intanto tocca prepararsi per non spostare troppo avanti l’avvio della vaccinazione degli anziani. Mentre Arcuri e il Governo magnificano i dati delle vaccinazioni fatte fino ad oggi nel Paese, ovvero l’equivalente di quanto fatto in un giorno in Gran Bretagna, le Regioni si muovono in maniera autonoma. Dopo il trionfale annuncio dell’apertura delle prenotazioni per gli over 80, ieri il Lazio ha dovuto subire più di crash alla piattaforma. “Noi non useremo di certo il criterio del click day – anticipa Icardi –. Assurdo far fare la corsa per prenotare. Anche a costo di poter fruire del loro aiuto solo per questo, ci affideremo ai medici di famiglia e alla loro conoscenza degli assistiti”. L’Emilia Romagna ha anticipato che vaccinerà gli anziani anche a domicilio. Un sistema che senza l’apporto dei medici di famiglia resta davvero complesso e che comunque viene escluso, almeno nelle prime fasi, in Piemonte. “Dovremo creare moltissimo centri vaccinali, escludendo gli ospedali per ovvie ragioni di sicurezza, ma usando i distretti e altri luoghi ben sapendo che siamo una regione con oltre mille comuni sotto i cinquemila abitanti e con una alta popolazione anziana”, spiega l’assessore. Proprio per raggiungere quei piccoli paesi, concentrando i momenti delle vaccinazioni, si sta ragionando concretamente sull’utilizzo di mezzi mobili, camper attrezzati che possano raggiungere luoghi lontani dai centri vaccinali e che evitino spostamenti difficoltosi agli anziani.

“Il problema dei problemi”, come ripete Icardi, resta quello degli approvvigionamenti. “Non abbiamo ancora la certezza di quanti ne fornirà con continuità Pfizer e, in seconda battuta, Moderna e con l’impossibilità di utilizzare AstraZeneca per chi ha più di 55 anni complica enormemente tutto”. E impone un rapido quanto imponente cambio di programma, con quella logistica e impiego di personale in maniera massiccia, che la Regione ritiene ormai inevitabile. Mettendo in un angolo, per non dire altrove, i gazebo delle Primule da 8 milioni di euro.

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