I fatti e le chiacchiere del sindacato

Nei giorni scorsi i metalmeccanici hanno vissuto una fase intensa con la firma del Contratto Nazionale, l’erogazione del premio annuale di efficienza in Stellantis, Cnhi e aziende collegate. La concomitanza della firma del contratto nazionale e del premio in Fca suggerisce alcune riflessioni di contenuti e di carattere sindacale legato alle scelte che ogni organizzazione ha fatto in questi anni. Uno dei dati su cui misurare il valore e i valori di un sindacato è la sua coerenza storica nelle posizioni assunte.

Uno dei punti salienti e fondamentali raggiunti in questa tornata del Contratto nazionale è la riforma dell’inquadramento professionale, nato nel 1973 e che conteneva ancora il profilo professionale della dattilografa. Dopo quarantotto anni, finalmente, si attua la sua riforma, o meglio la si completa con la revisione dei profili professionali. Ma cosa prevede questa riform? Che si passi da dieci categorie a quattro “campi professionali” a loro volta suddivisi in fasce e con l’eliminazione della 1ª categoria. Questo è effettivamente un passaggio storico nel campo delle relazioni sindacali.

A questo punto va sottolineato che La Fim-Cisl ha continuato il suo percorso sindacale nelle scelte strategiche, infatti la riforma dell’inquadramento professionale firmata unitariamente  nel Contratto Nazionale è uguale a quella per “Gruppi Professionali” sottoscritta nel Contratto collettivo specifico di Fca, osteggiato ampiamente in questi anni dalla Fiom-Cgil. È bene sottolinearlo perché indica la coerenza di un’organizzazione sindacale.

Se pensiamo che i metalmeccanici Cisl sono stati fortemente attaccati, sempre dalla Fiom, alla firma del Contratto Nazionale del 2012 sulla modifica dei tempi di comporto e sui pagamenti della malattia (che per inciso erano migliorativi) e poi la stessa Fiom firmò tutto senza profferir verbo nel Contratto Nazionale del 2016, possiamo ben misurare coerenze e lungimiranza. Soprattutto possiamo toccare con mano quanti danni abbia fatto in questi anni la narrazione di una “sinistra” sindacale collegata alla politica dentro le fabbriche.

Sempre nei giorni scorsi l’erogazione ai dipendenti Fca e Cnhi del premio efficienza ha, anche qui, suscitato la reazione (flebile) della Fiom che contesta al contratto specifico la perdita di parte del  salario causata dai  molti periodi di cassa integrazione. Ricordo che il sistema, salvo rari accordi (vedi Skf) di miglior favore, prevede che l’erogazione di premi di risultato a fronte di periodi di cassa può avvenire in due modi: o con il passa non passa, ovvero se ho lavorato giornate uguali o superiori al  50% della prestazione mensile, o in percentuale al periodo lavorato nel mese. Tutte e due i metodi hanno vantaggi e svantaggi per cui nella contrattazione aziendale le Rsu scelgono, con l’azienda, il metodo più consono alla loro situazione.

Ma cosa dice il Contratto collettivo a tal proposito? In questo caso si è scelto nel rateo mensile “quando i periodi di servizio siano uguali o superiori alla metà dei giorni lavorativi del singolo mese”. Con un’aggiunta di miglior favore: “nel caso il periodo complessivo di servizio utile nell’anno sia superiore o uguale a un trimestre, quest’ultimo sarà comunque riconosciuto utile ai fini della corresponsione dell’elemento retributivo dell’efficienza”. Quindi anche a fronte di tanti e prolungati periodi di cassa integrazione si può ottenere una parte di salario in più aggregando le presenze mensili in trimestri. Ma tutto questo la Fiom non lo dice.

La differenza dell’agire sindacale sta dentro due concetti: da una parte la “narrazione” sindacale dei fatti che significa interpretarli raccontandoli a propria immagine; dall’altra la contrattazione sindacale che è fatta dalla dura realtà e da fatti concreti. La contrattazione sindacale è fatta di concretezza e in questi anni i metalmeccanici della Cisl, e anche la Cisl stessa, hanno dimostrato che le loro scelte hanno sempre portato un risultato a cui la Fiom e la Cgil arrivano anni dopo.

Dalla lontana Previdenza Integrativa per arrivare alla Previdenza Sanitaria, dal salario variabile alla riforma dell’inquadramento professionale. Oggi Maurizio Landini cerca di intestarsi i meriti dell’accordo del 1993 dimenticando che l’allora numero uno della Cgil, Bruno Trentin, firmò l’accordo e poi fu costretto alle dimissioni per i contrasti interni, sorti a causa della sua firma.

Nel dimenticare la Storia sindacale ma soprattutto dimenticare la propria storia “narrandola” a proprio piacimento si produce un grave danno al movimento dei lavoratori  che infatti hanno capito benissimo il trucco e si sono spostati a destra.

La coerenza della Cisl e dei suoi metalmeccanici è stata messa a dura prova in questi vent’anni, dal 2001 in poi, ma alla fine si constata che passo dopo passo le scelte fatte, anche a scapito dell’unità sindacale, hanno portato notevoli miglioramenti. L’unità sindacale rimane un valore fondante ma non può essere l’elemento che impedisce i miglioramenti delle condizioni di lavoro e salariali dei lavoratori se si basa su veti ideologici.

Ho sempre pensato che è meglio una sana rottura sui contenuti, piuttosto che una sterile e inutile difesa dell’unità sindacale a scapito dei contenuti stessi. D’altra parte anche  a livello locale in Skf, dopo una forte rottura nel 2013, Fiom e Uilm firmarono l’accordo aziendale già sottoscritto da Fim e Fali. Questi sono i fatti. E ora? Quali saranno i fatti? Faccio una previsione: saranno che nel 2022 scadrà il contratto collettivo di Fca-Cnhi e la Fiom, dopo dieci anni di contrasti e attacchi,  firmerà quello nuovo senza stravolgere nulla.

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