GIOCO DEI COLORI

Piemonte in giallo per un pelo (e ancora per poco)

L'Rt sotto l'1, seppur di qualche decimale, dovrebbe scongiurare il declassamento in zona arancione in attesa di misure più restrittive nazionali. Preoccupa la diffusione della variante inglese. Si studiano interventi "chirurgici" localizzati. Decisione domani sera

La permanenza del Piemonte in zona gialla è appesa a un filo molto sottile. Come la differenza tra 0,96 e 1, ovvero tra il dato relativo all’indice Rt che risulterebbe alla Regione dai calcoli fatti sui vari parametri e la soglia che se raggiunta e superata implica l’automatico passaggio in arancione. La decisione su quali regioni manterranno la loro posizione cromatica con le conseguenze aperture e misure di contenimento più leggeri o passeranno ad un livello di rischio più alto arriverà domani, dopo l’elaborazione dei dati da parte della cabina di regia. Alcune di esse, come l’Emilia Romagna hanno visto i loro governatori già mettere in conto, dandolo quasi per scontato, il passaggio in arancione avendo di fatto raggiunto l’Rt a 1. Al Dirmei così come nel palazzo della Regione in piazza Castello le ultime sono state ore di forte apprensione e continuano ad esserlo, tra un moderato ottimismo e una realistica valutazione della situazione.

La progressiva diffusione della variante inglese, infatti, sta mutando rapidamente il quadro della pandemia imponendo maggiore prudenza e, inevitabilmente, uiteriori strette. E in tale direzione sono previsti “interventi chirurgici” su specifiche realtà territoriali che, alla prima insorgenza di focolai, passerebbero in zona rossa, attraverso ordinanze a doppia firma del governatore Alberto Cirio e del ministro della Salute Roberto Speranza, in modo tale da far scattare automaticamente i ristori economici per le attività costrette a chiudere.

Così, sebbene tutti i parametri – dai posti occupati nelle terapie intensive e negli altri reparti al tasso di positività, dall’incidenza ai valori relativi al personale impegnato – collochino sulla carta il Piemonte in zona gialla, il mutato contesto rende tutto precario. Dunque se anche di pochissimo il Piemonte riuscirà a rimanere sotto la soglia, come pare, sarà una conquista per la prossima settimana, ma certo non potrà alimentare ipotesi di una duratura permanenza in zona gialla.

Ed eccoli i dati: la pressione ospedaliera continua a scendere, con l’occupazione delle terapie intensive al 22% e quella dei posti ordinari al 33%. Anche i numeri sulla velocità di diffusione del contagio restano sotto la soglia di allerta, perché sia l’Rt medio che quello puntuale rimangono sotto l’1. Entrambi però sono cresciuti, seppur di poco, rispetto alla scorsa settimana (quello puntuale si attesta a 0.96 e quello medio a 0.98).

Tra gli esperti, così come in ambienti vicini al governatore, inoltre, non si nasconde la percezione di cambiamenti in senso restrittivo che il nuovo Governo, pur con una comunicazione data con dovuto anticipo come garantito da Mario Draghi nel suo discorso in Parlamento, avrebbe intenzione di assumere, probabilmente su tutto il territorio nazionale. Si parla di possibili zone rosse nel fine settimana, così come di altre misure sugli spostamenti e le aperture di esercizi pubblici. Certo non accadrà più, si spera, una situazione come quella dell’annuncio della chiusura degli impianti da sci a poche ore dalla prevista riapertura, ma questo – viste anche gli allarmi degli scienziati sulla variante inglese e i troppo pochi vaccini fatti fino ad oggi – non esclude affatto provvedimenti improntati a una maggiore attenzione e cautela.

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