TRAVAGLI DEMOCRATICI

"Letta è il Draghi che serve al Pd"

Tra chi sta lavorando per portare l'ex premier al Nazareno c'è Borghi. Lettiano di ferro, già consigliere giuridico dell'allora sottosegretario, il parlamentare piemontese esorta a evitare conte interne. E su Torino: "Appendino sta solo cercando di restare in partita"

“Il profilo di Enrico Letta è fuori discussione. Lui come pochi altri in Italia ha un’attitudine di rapporto con il Presidente del consiglio e una capacità di relazione con il partito che altri che provengono dal mondo moderato non hanno”.

Quando i corifei di Nicola Zingaretti chiedevano all’unisono al segretario dimessosi con fragore di tornare sui suoi passi, Enrico Borghi aveva scritto in un post di non essere “un ragazzo del coro”, così come gli aveva insegnato quand’era un giovanissimo democristiano l’allora leader della sinistra Dc Carlo Donatt Cattin. Deputato alla sua seconda legislatura, segretario d’aula e componente del Copasir, l’ossolano Borghi ormai sempre più figura di caratura nazionale nel Pd, è più di una quinta colonna lettiana nel Nord-Ovest. Consigliere politico a Palazzo Chigi quando “Letta nipote” assunse il ruolo di sottosegretario alla presidenza del consiglio che in altri governi era stato dello zio, oggi Borghi è tra coloro che stanno più alacremente lavorando nel Pd per portare l’ex premier al Nazareno.

Onorevole Borghi, dal ritratto che ne fa lei pare che Letta sia il Draghi per il Pd.
“La battuta ci sta tutta”.

Di cosa ha bisogno il suo partito?    
“Abbiamo bisogno di un segretario che sia in grado di aprire un percorso costituente del Pd, anche se io preferisco dire dei democratici, portando tutto il partito in questa direzione e al contempo c’è bisogno di un’interlocuzione con il governo che sia adeguata”.

Letta ha chiesto un larghissimo consenso per accettare. La stupisce?
“Manco un po’. Per come lo conosco penso che Enrico chiederà il sostegno convinto del 110 per cento del partito”.

In questi giorni è tornato spesso un segno difficile da cancellare tra i dem: l’essere ex qualcosa: ex renziani, ex diessini. Una questione insuperabile che vi trascinerete dietro per sempre?
“La stagione degli ex di qualcosa deve essere archiviata. Non ci si può rinfacciare l’essere ex comunista, ex democristiano, ex renziano. Tutta questa cosa non aiuta. Così come bisogna evitare i regolamenti di conti. È evidente che abbiamo bisogno di una discussione serena e profonda dell’identità del Pd”. 

Sembra facile a dirsi.
“Nel 1981 quando la Dc accusava i colpi della difficoltà di tenere i rapporti con la società e veniva accusata, come noi oggi, di governismo convocò la famosa assemblea degli esterni, che fu il modo con cui provò a rimettersi in contatto con la società. Avremmo bisogno di una stagione così, non di rivendicazioni ad uso interno e men che meno di epurazioni. In più quella di Letta sarebbe la soluzione con la valenza positiva di non avere ambiguità rispetto al sostegno al governo Draghi che è una delle questioni di fondo”.

Rocco Casalino ha usato parole durissime contro alcuni parlamentari del Pd, lei ha chiesto a Giuseppe Conte di prendere le distanze, cosa che non ha ancora fatto. Un inizio difficile di un rapporto solido e duraturo con i Cinquestelle che una parte del Pd vede come approdo da raggiungere al più presto?
“Molto grave il silenzio di Conte. Delle due l’una o Casalino non è piu suo portavoce e Conte lo deve smentire o se lo è ancora l’ex premier prenda le distanze. Dire che parlamentari che hanno lealmente sostenuto il governo Conte 2 siano dei cancri da estirpare è ripugnante e rimanda alla natura del rapporto che Conte vuole avere con noi. Noi schiaffi in faccia non ne prendiamo da nessuno”.

Chiara Appendino ha auspicato, peraltro senza trovare grandi consensi, il modello del governo giallorosso per le elezioni comunali di Torino. Lei come ha letto questa sortita?
“Come un tentativo della sindaca di rimanere in partita. Ma noi dobbiamo applicare in maniera molto rigorosa l’autonomia dei territori e non immaginare strane operazione romane con non meglio imprecisate candidature. A Torino il Pd sta avviando un percorso ed è doveroso per tutti rispettarlo”.

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