VERSO IL VOTO

Damilano nell'uovo di Pasqua

Meloni chiede la convocazione del tavolo nazionale per procedere alla scelta dei candidati del centrodestra nelle principali città italiane: "Basta mezz'ora per chiudere". Sciolto il nodo Roma potrebbe arrivare il via libera anche per l'imprenditore a Torino

In un rimpallo di responsabilità continua il tira e molla nel centrodestra sui candidati per le prossime elezioni. In ballo ci sono le principali città italiane ma anche la Regione Calabria, dove si riaprono le urne dopo la scomparsa di Jole Santelli. E se Matteo Salvini imputa a Giorgia Meloni l’impasse di questi giorni, la leader di Fratelli d’Italia risponde che per chiudere la partita “basta mezz’ora”. Intanto resta tutto fermo a partire da Roma, la madre di tutte le trattative. Sciolto quel nodo, a cascata sarà più semplice individuare gli alfieri della coalizione anche a Milano, Bologna, Napoli e, naturalmente a Torino. C’è un filo rosso che congiunge la prima e l’ultima capitale d’Italia. Secondo la Meloni non c’è motivo di indugiare ulteriormente, “i candidati di tutte le città al voto e della Calabria si possono chiudere anche prima di Pasqua” dice. Secondo la numero uno di FdI “le ipotesi in campo (per Roma, ndr) sono due ed entrambe autorevoli, Guido Bertolaso e Andrea Abodi. Abbiamo deciso insieme di approfondire e poi rivederci”.

E dunque, nonostante la reiterata indisponibilità dell’ex capo della Protezione civile, oggi consigliere per l’emergenza Covid di Attilio Fontana in Lombardia, i partiti continuano a tirarlo per la giacca, convinti che, con l’attenuarsi dell’epidemia e la fine del suo incarico a Milano, possa ripensarci e tornare in pista per il Campidoglio. A intestarselo sarebbe Forza Italia, ma Meloni non molla sul presidente del Credito sportivo, convinta che a Roma a dare le carte debba essere lei. Un’eventuale incoronazione di Bertolaso potrebbe trasformarsi nel viatico per Paolo Damilano, candidato civico, ma con un forte imprimatur leghista a Torino. Silvio Berlusconi, infatti, ottenuta la Capitale non potrebbe più mettere becco sulle scelte nelle altre principali città e anche il suo luogotenente in Piemonte, Paolo Zangrillo – che a Torino resta fermo sul nome di Claudia Porchietto o, in subordine per mera tattica, del presidente dell’Ordine degli architetti Massimo Giuntoli – sarebbe costretto a dare il suo assenso. Due settimane di tempo per chiudere la partita. Questa è la deadline indicata da Meloni.

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