Rete unica, buona idea?

Da anni si parla di rete unica e della necessità di digitalizzazione del paese. La pandemia ha avuto l’unico pregio di far capire a tutti l’importanza di avere una rete dati efficiente e capillare per affrontare il lavoro odierno e ancora di più quello futuro. Ci si dovrebbe chiedere se la rete unica sia veramente un obiettivo utile per raggiungere lo scopo di portare una linea dati ad alte prestazioni anche nei luoghi più reconditi dell’Italia. Questo dovrebbe essere l’ottica dello stato italiano e non favorire un’azienda piuttosto che un’altra. Rimaniamo convinti che anche senza l’intervento dello stato, la situazione si avvierebbe a soluzione, anzi probabilmente senza intervento statale la questione non si porrebbe. Notiamo che oltre alla fibra esistono altre soluzioni tecnologiche per avere una connessione dati decente. In tante località di montagna sperdute dove in ogni caso non arriverà mai la fibra è facile vedere spuntare dalle baite un’antenna parabolica per poter accedere a Internet tramite satellite. Oggi esiste anche il 5G che garantisce una linea mobile dati molto efficiente e il Fwa che sfrutta le onde radio. Le tecnologie ci sono e sicuramente ce ne saranno altre meno note per poter avere una linea dati veloce dappertutto.

La domanda da porsi è: chi trarrebbe il maggior vantaggio dalla rete unica? Ovviamente il proprietario che si troverebbe in una situazione di quasi monopolio. È chiaro che per TIM la rete unica costituirebbe un vantaggio incredibile rispetto ai concorrenti. Dopo le disavventure dei “capitani coraggiosi” che hanno riempito la società di debiti, la vecchia Telecom, ora Tim è sopravvissuta grazie alla rete di rame che collega tutte le case degli italiani e da cui tutti dovevano passare. Essere gli unici proprietari di tale infrastruttura costituisce un vantaggio competitivo ineguagliabile. Un monopolio, però, non è nell’interesse dei consumatori. Attualmente la situazione ha un che di surreale perché lo Stato tramite Cassa Depositi e Prestiti si trova ad essere azionista delle due società concorrenti che stanno costruendo la rete in fibra. Fondere le due società potrebbe forse accelerare la copertura delle aree più remote, ma sicuramente rappresenta un vantaggio per Tim che fa di tutto e giustamente dal suo punto di vista, per mantenerne il controllo. Dopo anni che si discute del progetto di fusione fra Tim e Open Fiber, sarebbe il caso di abbandonarlo e lasciare che esistano due reti concorrenti. Tra l’altro per le aree disagiate si potrebbe pensare a tecnologie che non utilizzano la fibra e questo potrebbe lasciare spazio a piccoli operatori. Eventualmente in queste aree in cui l’offerta potrebbe non trovare convenienza, lo Stato potrebbe intervenire con un regime fiscale agevolato. Anche dal punto di vista della sicurezza avere una rete che in alcuni tratti risulti doppia è un bene, rappresentando una sorta di garanzia in casi di malfunzionamenti. Forse in futuro potrebbe essere non necessario portare la fibra fino alle abitazioni, ma solo fino a delle centraline da dove poi partirà una qualche tecnologia senza fili. In ogni caso è meglio evitare di formare un nuovo monopolio. Per una serie fortuita di eventi In Italia si stanno costruendo due reti in concorrenza in alcune aree, meglio lasciare le cose come stanno e avere un po’ di concorrenza.

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