POLITICA & PROPAGANDA

Recovery, libro dei sogni di Cirio: 27 miliardi e oltre mille progetti

La Regione ha predisposto il dossier per l'utilizzo dei fondi europei sui quali però deciderà il Governo Draghi (e persino molti ministeri non toccheranno palla). Gallo (Pd): "Proposta troppo dispersiva". Ennesimo annuncio ad affetto del governatore?

“Vendono la pelle dell’orso senza neppure averlo visto da lontano”. La riunione dei capigruppo è appena finita, la giunta rappresentata dall’assessore Maurizio Marrone ha presentato il dossier monstre con nientepopodimeno che 1.273 progetti da inviare al Governo per il Recovery Plan. Raffaele Gallo, il presidente dei consiglieri del Pd, scuote la testa davanti allo schermo del computer e traduce quell’immagine della vendita anticipata e azzardata da parte di Alberto Cirio nella “forte perplessità che la Regione, così come tutte le altre, possa incidere in un percorso che sarà soprattutto a livello di Governo e di Unione Europea. Ancor di più se quel che arriverà a Roma dal Piemonte sarà quello che potrebbe rivelarsi un libro dei sogni con troppe pagine”. Un tomo ambizioso e persino velleitario: 672 progetti riguardano la rivoluzione verde e la transizione ecologica, 230 concernono digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, 187 sono relativi a infrastrutture per la mobilità sostenibile, 107 attengono a piani per l’inclusione e la coesione, 55 si occupano di istruzione e ricerca e 22 di assistenza sanitaria.

“Con lo sportello Recovery e gli incontri di partenariato abbiamo raccolto da tutti i Comuni, le categorie, le associazioni produttive, le parti sociali, dando ufficialmente voce a tutte le proposte dal territorio del Piemonte”. Forse troppe, ma tant’è Cirio non nasconde orgoglio e non nega speranze, forse troppe, definendo questo “un momento storico per il Piemonte”. Ricorda, il governatore, che “in queste settimane stiamo licenziando una serie di documenti di programmazione strategica che definiranno le linee di indirizzo per lo sviluppo del Piemonte dei prossimi dieci anni. Decisioni che spesso vengono prese all’interno dei palazzi, ma che noi abbiamo scelto di costruire insieme al territorio, raccogliendo il contributo di tutti, inclusi i nostri giovani, che sono i veri proprietari del futuro”.

Già, ma quale sarà il futuro, piuttosto prossimo, di quel dossier che domani sarà approvato dalla giunta in riunione straordinaria per poi prendere la via di Roma? Davvero la maggioranza che governa il Piemonte crede che l’esecutivo nel quale Mario Draghi ha piazzato uomini di sua fiducia nei ministeri-chiave per la gestione del Recovery, allargherà alle Regioni e a tutte le loro istanze – che assomigliano molto agli assalti alla diligenza che hanno sempre caraterrizzato le leggi finanziarie e i decreti ominibus – la decisione sul un piano che, come lo stesso presidente del Consiglio ha detto in più occasioni, non dovrà essere dispersivo, bensì mirato a settori definiti e senza localismi? Nello stesso centrodestra, in ambito parlamentare e dunque a più stretto contatto con il Governo e i ministeri, non sono pochi coloro che non fanno mistero di un forte scetticismo di fronte a questo libro dei sogni, con troppe pagine e troppi coautori ciascuno con legittime istanze che, però, non è detto coincidano con lo spirito più ampio e meno dispersivo del Recovery Plan. 

Gli enti locali, le categorie produttive e tutti gli altri interlocutori della Regione nella serie di incontri che ci sono stati, hanno dato il loro contributo e naturalmente si attendono risposte alle loro istanze. Il rischio che molte saranno le delusioni è concreto. Forse, anziché non voler scontentare adesso nessuno, infilando nel dossier quel numero enorme di progetti, aver concentrato su pochi, mirati progetti di grande portata avrebbe avuto meno effetto propaganda, ma qualche chance in più. Ancora una volta, però, sembrano aver prevalso esigenze di propaganda, secondo quella campagna elettorale permanente che è il tratto distintivo di questa maggioranza regionale e del suo presidente.

“Premesso che nutro forti dubbi sul fatto che la Regione possa incidere su questo percorso, ma semmai fosse così sarebbe opportuno scegliere non più di due o tre progetti su cui trovare la completa intesa in Consiglio regionale e provare a cercare ascolto dal Governo – sostiene Gallo –. Penso al settore dell’aerospazio o al Parco della Salute e della Scienza”. Il capogruppo dem, non nasconde, tuttavia, la sua perplessità circa l’ascolto delle Regioni su temi troppo dettagliati e localistici da parte del Governo che, ovviamente, ha un approccio più ampio e meno particolaristico. Annunciare quei 27 miliardi che corrispondono al valore degli oltre milleduecento progetti, indiscutibilmente, fa un certo effetto. Come vendere la pelle dell’orso prima di averlo preso. Certo, poi si può sempre spiegare a chi l’aspettava che qualcun altro lo ha fatto scappare.

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