La libertà è vitale

In questi tempi orribili, in cui una malattia minaccia la vita e uno Stato assistenzialista non riesce a far altro che ridurre le libertà ai cittadini, alcuni si sono posti il problema di quanto possa essere sacrificata la libertà in cambio della sicurezza o considerati i risultati, potremmo dire in cambio di un’illusione di sicurezza. In realtà tale questione è completamente priva di fondamento. La libertà non è semplicemente un diritto inalienabile, ma è qualcosa che è nella natura stessa dell’uomo. Il diritto nasce con le prime civiltà organizzate, ma la libertà viene ancora prima: nessun uomo in nessuna epoca storica ha mai desiderato essere schiavo. Si può dire che la libertà per l’uomo è una necessità biologica come respirare o mangiare. Agli schiavi delle piantagioni di cotone degli Stati Uniti del sud era garantito vitto, alloggio e cure mediche, ma non credo che fossero felici della loro condizione.

Fino a circa quindicimila anni fa l’uomo era un nomade che si procurava il sostentamento con la raccolta, la caccia e pesca. La scoperta dell’agricoltura per affermarsi ci ha messo alcuni millenni e la stanzialità è una conquista recente per il genere umano. Per l’uomo è naturale essere libero e muoversi in lungo e largo. Le moderne città con i lavori legati all’industrializzazione e all’agricoltura possono far dimenticare che l’uomo non è un animale da cortile, ma un essere libero che non ama essere oppresso e incatenato. La privazione della libertà non è una semplice violazione di un diritto, ma un attentato alla vita stessa dell’essere umano.

L’uomo è capace di grandi sacrifici e di grandi adattamenti per sopravvivere, ma si può morire se la libertà viene negata. Dopotutto se la libertà non fosse così importante, perché per punire i criminali li si priva della libertà rinchiudendoli in carcere? Se si riflette un attimo, i carcerati hanno vitto e alloggio garantito e nessun obbligo lavorativo, perché non sono felici? La risposta è ovvia. È evidente che non ci possa essere uno scambio fra libertà e sicurezza o fra libertà e salute, perché la libertà è vita e salute. È sufficiente fare attenzione alla pubblicità che passa in TV per notare come dall’estate scorsa siano aumentate le vendite di farmaci per l’ansia e per i disturbi del sonno.

La quarantena come dice la parola stessa è un periodo di quaranta giorni e in senso più in generale si riferisce ad un periodo di isolamento per evitare contagi, ma non si è mai visto che tale periodo possa durare oltre un anno. Ormai non possiamo più parlare di quarantena, ma di vera e propria reclusione. Il governo Conte ha passato l’estate a baloccarsi con gli Stati Generali, con i banchi a rotelle e i monopattini e non ha predisposto né un piano vaccinale, né un potenziamento delle infrastrutture sanitarie e dei trasporti pubblici. E quest’ultimi sono un sicuro veicolo di contagi altro che ristoranti, cinema e teatri. Purtroppo l’attuale governo Draghi si pone in stretta continuità con il vecchio governo, non sapendo far altro che limitare le libertà dei cittadini. Ma visto che ora ci sono un bel po’ di guariti e di vaccinati perché non permettere almeno a questi una maggiore libertà incominciando a riaprire qualcosa così da evitare di soffocare tante piccole attività economiche? Nonostante le chiusure l’Italia ha il triste primato di essere fra i paesi con il maggior numero di morti per abitanti: o le chiusure non servono o il tanto decantato servizio sanitario nazionale non è questo granché.

Da notare che le chiusure si accaniscono su quelle attività che potremmo indicare con termini non propriamente corretti afferenti al divertimento o agli aspetti ludici della vita. Si proibisce di poter andare in giro e si chiudono ristoranti, alberghi palestre, discoteche, cinema, teatri, musei, ecc come se queste attività non fossero attività essenziali ad una vita degna di essere vissuta. Non si capisce l’utilità del coprifuoco alle 22 quando tutte le attività sono chiuse. A parte prolungare la cena da qualche amico o parente non si capisce quale motivo si potrebbe avere per stare in giro dopo le 22 se tutto è chiuso. L’essere umano non è un’ameba a cui è sufficiente del cibo e un posto al caldo per vivere. L’uomo non vive di solo pane e la libertà è una necessità vitale.

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