EMERGENZA ECONOMICA

Ambulanti montano i banchi, ma la merce non è in vendita

Protesta nei mercati di Torino del settore non alimentare. "Siamo fermi e le spese si accumulano, siamo disperati, è come aver perso cinque volte il fatturato". Domani incontro col prefetto

Sono tornati nei mercati, hanno montato i banchi, esposto la merce. Con un’avvertenza, scritta su un cartello: “Oggi merce non in vendita”. Gli ambulanti torinesi del settore non alimentare sono tornati nei loro spazi abituali per chiedere di poter riaprire. “Stiamo parlando di una categoria – dice Giancarlo Nardozzi presidente del Goia (Gruppo organizzato indipendente ambulanti) presente oggi al mercato di corso Racconigi, uno dei principali della città – che comprende un milione di persone circa, compreso l’indotto. Di queste circa la metà rischia di non riaprire più”.

La situazione è drammatica.”Siamo fermi e le spese si accumulano, siamo disperati. È un settore storico che rischia di sparire. Alla politica – aggiunge il rappresentante dei mercatali – chiediamo un po’ di umanità: si continua a considerare la grossa distribuzione e si abbandona il piccolo commercio”. Nardozzi parla però di un piccolo spiraglio: “Ieri sera siamo stati convocati dal prefetto per un incontro domani a mezzogiorno. Speriamo che qualcosa si muova: se continuano a tenerci chiusi siamo pronti ad andare con i furgoni a Roma”.

Analoga protesta anche a Porta Palazzo, uno dei mercati più grandi d’Europa. Una scena che si ripete in tutti i mercati cittadini dove la protesta degli ambulanti, in alcuni casi accompagnata dal suono dei fischietti, si riassume in un’unica richiesta “vogliamo lavorare.”"Siamo obbligati ad aprire non per andare contro la legge ma perché non abbiamo più da mangiare”, lamenta Anna, un banco di abbigliamento e la figlia che l’aiuta economicamente a pagare i conti. “Le nostre attività si svolgono all’aperto eppure siamo chiusi mentre tasse e bollette devono essere pagate”, aggiunge Salvatore posizionando un paio di espositori di bijoux. “Oramai siamo alla disperazione – dice Caterina, un banco di prodotti per l’igiene personale – noi non possiamo vendere mentre i nostri prodotti possono essere acquistati in altri negozi”. “Lavoriamo all’aperto e invece ci trattano come se fossimo noi i portatori di virus – scandisce Giuseppe davanti al suo stand di ferramenta e prodotti per la casa – non sappiamo più come fare, ci stanno togliendo la dignità, non sappiamo come fare a pagare i conti e intanto i ristori non arrivano”.

“Siamo l’unica attività all'aperto – aggiunge un altro commerciante – e ci tengono chiusi. Ma che senso ha?”. “Non è come nel primo lockdown quando tutto era fermo – osserva Marco Lapone, a nome degli ambulanti di corso Racconigi – oggi sono tutti liberi, i centri commerciali sono aperti, l’unica categoria bloccata siamo noi con i ristoratori. Siamo disperati, senza entrate con le spese che continuano, è come aver perso cinque volte il fatturato”. La gente incuriosita si avvicina ai banchi ma “oggi la merce non è in vendita. Oggi vogliamo dire che ci siamo, che stiamo affogando, che abbiamo bisogno di lavorare. In sicurezza, rispettando le regole ma lavorare. Noi non siamo untori” è scritto su un cartello.

Tra le manifestazioni quella organizzata a Santa Rita ha visto la partecipazione anche di numerosi negozianti, compresi quelli di attività aperte. “Siamo tutti necessari”, la scritta sullo striscione sventolano dai dimostranti, una sessantina in tutto; “Vogliamo lavorare”, lo slogan ripetuto. “Non possiamo più aspettare”. I manifestanti sono stati incontrati, sul posto, dall’assessore comunale al Commercio, Alberto Sacco. “Ero già qui alle 8 del mattino – ha detto – spero possiate riaprire al più presto possibile. La vostra situazione ci e ben chiara, capisco e spero vivamente che si possa tornare arancione. Abbiamo trasmesso tutti i vostri problemi e le vostre richieste al prefetto affinché venga interessato il Governo”. Sacco è stato brevemente interrotto da qualche ambulante che ha urlato “al 28 non ci arriviamo, moriamo prima”, poi ha potuto concludere il suo intervento. “I nostri poteri sono limitati, decide Roma”, ha aggiunto l’assessore. La protesta, sotto il controllo delle forze dell’ordine, ha parzialmente bloccato corso Orbassano.

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