LOTTA AL COVID

"Troppi vaccini nei magazzini", ma oggi è record: oltre 21mila

L'allarme-denuncia di Anaao: "Ogni dose che rimane in frigo è un morto in più". Il confronto con il Veneto: nella Regione governata da Luca Zaia la percentuale tra fiale consegnate e somministrate è di 7 punti più alta rispetto al Piemonte

“Ogni fiala che rimane in frigo è un possibile morto in più. Ogni vaccino fatto a chi non rientra nelle categorie di età e fragilità è un vaccino tolto a qualcuno che rischia di morire”. Non usa giri di parole per andare dritta al punto Chiara Rivetti, segretaria regionale dell’Anaao-Assomed. E il punto è, da settimane, sempre lo stesso: il numero delle vaccinazioni fatte ogni giorno e, soprattutto, le fiale che restano in magazzino. È la scorta prevista e stabilita dal ministero, la risposta data in più occasioni dalla Regione. Però, come annota il sindacato dei medici ospedalieri, c’è un’altra Regione come il Veneto che queste giacenze le riduce e di conseguenza fa più vaccini. 

“Da oggi – annuncia Rivetti – ogni giorno pubblicheremo il numero dei decessi Covid in Piemonte e, parallelamente, quante dosi di vaccino sono rimaste inutilizzate, che quindi avrebbero potuto salvare delle vite se la campagna vaccinale fosse efficiente almeno come in Veneto, che abbiamo considerato come Regione di riferimento”. Forse non un caso che il paragone venga fatto con una regione che per abitanti è molto simile al Piemonte, ma soprattutto è governata come il Piemonte dal centrodestra. Insomma, nessun occhieggiamento ad amministrazioni di colore diverso. 

Ma sono i dati quelli che Anaao-Assomed mette in fila per sostenere la sua tesi e rafforzare un allarme che risulta difficilmente discutibile, tanto più di fronte ai numeri dei decessi: oggi il bollettino ne conta 79, sia pure se quelli verificatisi nel corso della giornata siano soltanto due, e anche questo modo di computare le morti non può che generare confusione o perlomeno poca chiarezza. “Secondo i dati Isituto Superiore di Sanità, l’età media dei decessi da febbraio 2021, terza ondata, risulta di poco inferiore agli 80 anni, di questi decessi, il 61,6% aveva più di 80 anni, il 24% tra i 70-79. Dunque, 85% dei pazienti deceduti era anziano e il 67% dei decessi aveva 3 o più patologie concomitanti. Quindi – osserva Rivetti – dobbiamo prima vaccinare i fragili e gli anziani, per ridurre la mortalità e iniziare a svuotare i reparti”.

Quello della pressione sugli ospedali è un tema che resta più che prioritario, ma è altrettanto vero che “se la pressione si riduce, si può finalmente riprendere la gestione delle patologie croniche, ora abbandonate”. Con queste premesse e con altri dati che indicano come “il 53% delle dosi di AstraZeneca ed il 50% delle dosi di Moderna è nei magazzini”, il sindacato ribadisce quell’immagine che è un pugno di verità nello stomaco. “Ogni ambulatorio chiuso per deviare i medici sui pazienti Covid, ogni sala operatoria chiusa per far spazio ai letti di rianimazione, ogni esame diagnostico saltato è un paziente che si complicherà, che svilupperà quadri clinici difficili da gestire”. Rivetti ricorre ancora ai numeri per sottolineare come “dei 133.590 soggetti estremamente vulnerabili o con grave disabilità è stato vaccinato solo il 3%, dei pazienti over 80 e solo il 63% ha eseguito almeno la prima dose del vaccino. Questo, mentre In Veneto la percentuale sale al 72,8%. Perché secondo i dati di oggi il Piemonte ha somministrato il 74,3% delle dosi consegnate e il Veneto l’82,5%?”.

Una denuncia che arriva però nella giornata in cui il Piemonte registra il record delle inoculazioni: 21.974  (dato delle ore 17.30), a 5.474 è stata somministrata la seconda dose, 11.848 gli over80 e 5.019 i settantenni (di cui 2.017 vaccinati dai propri medici di famiglia).

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